Capitolo 6

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Apro la porta solo dopo qualche ora, quando il sole sta tramontando e mi rendo conto che Vivian deve dormire con me.

I nonni mi sgridano per altre due ore piene, ma io non ascolto e annuisco ogni tanto, solo per fingere di starlo facendo.

Ho passato tutto il tempo a finire il mio disegno, e almeno un'ora ad osservarlo e a chiedermi perché ho sentito la necessità di disegnare Easton vicino a me.

Quando i nonni mi lasciano andare a dormire, mi butto a capofitto sul letto, cercando di trattenere un urlo da pazza isterica.
Non posso credere che stiano dando la colpa a me per tutto.

Ci manca solo che i miei mi diano la colpa per il loro quasi divorzio.

Quando si fa buio e per Vivian è ora di dormire resto sveglia un altro po'. L'unica cosa che si sente è il leggero russare di mia sorella, mentre il buio mi inghiotte piano piano sempre di più.

Alla fine mi addormento, con le lacrime di questo pomeriggio secche sulle mie guance e un fastidio al petto.

La mattina successiva ci metto qualche secondo a ricordare tutto quello che è successo ieri. La litigata con il ragazzo snob, l'incontro con Easton e le discussioni con i nonni.

Vivian dorme ancora quando controllo e, appena vedo l'ora, mi accorgo che non sono neanche le nove del mattino.

Non sono neanche sicura che i nonni siano già svegli.

Senza neanche preoccuparmi di non fare rumore, mi alzo e vado verso l'armadio per decidere che cosa mettermi. Forse la nonna ha ragione: sono sul serio egoista.

Mentre cerco di capire i vestiti di che colore sono, dato la scarsa luminosità, rifletto su che cosa potrei fare. Poi mi balena in mente che Riley, una delle mie migliori amiche, ha rifiutato la mia chiamata di ieri.

Inizio a pensare a mille motivi per cui ha potuto farlo. Forse ha rifiutato per sbaglio la chiamata e non aveva il credito per richiamarmi. Ma allora perché non mi ha mandato un messaggio? O forse qualcuno l'ha rifiutata al suo posto, sono sicura che sia così.

Riley non mi ignorerebbe mai. Ci conosciamo da quando abbiamo sette anni e non ci siamo mai separate. La distanza non ci farà nulla, ce lo siamo promesse.

Prendo velocemente dei jeans strappati sulle ginocchia ed una felpa beige da maschio, che ho preso appositamente nel reparto maschile una volta con delle mie compagne di classe. Non mi scorderò mai le loro facce quando ho detto che mi piacevano le felpe larghe e non i vestiti. Se ci penso adesso mi viene da ridere.

Vado in bagno per farmi una doccia veloce, senza lavare i capelli. Quando ho finito, lego questi ultimi in una crocchia disordinata e mi metto quello che ho scelto prima.

I nonni e Vivian dormono ancora, così cerco di sgattaiolare fuori casa il più silenziosamente possibile. Non voglio ritrovarmi mia nonna, più tardi, ad aspettarmi per farmi un interrogatorio.
Mi é già bastata la litigata di ieri.

Sono sicura che oggi litigherò anche con mia madre, o mio padre, perché la nonna farà la spia.

Mentre chiudo la porta seleziono il numero di Riley, sicura che mi risponderà e che starò in chiamata con lei mentre faccio una passeggiata.
Le potrei raccontare del ragazzo snob e di Easton, e chiederle come sta Cole.

Non ci sentiamo da due giorni.

Aspetto per qualche secondo, poi la segreteria parte e prima che registri qualche messaggio chiudo il telefono con poca delicatezza e attenzione. Odio quando le persone non rispondo a telefono e -anche se cerco di pensare il contrario- sono sempre più sicura che Riley mi stia evitando apposta.

Senza neanche pensarci sto già chiamando Layla, l'altra mia migliore amica. Non la conosco dalle elementari con Riley, ma dalle medie. Siamo un fantastico trio.

«Pronto?» Quasi non mi accorgo quando mi risponde, secondi dopo.

Cerco di trattenere l'euforia nella voce. Almeno lei non mi ignora. «Layla! Come va?»

«Oh, hey Willow.» La sua voce cambia improvvisamente, ma non riesco a capire quale sia il problema. Forse si è appena svegliata. «Sto bene, tu?»

«Me la cavo.» Mi mordo il labbro e con il piede scalcio un po' di ghiaia a terra. «Ho bisogno di chiederti una cosa.»

«Dimmi.» Adesso riesco a capire il tono che usa: è incerto e qualcosa di simile al senso di colpa, come se avesse fatto qualcosa di sbagliato.

Vado dritta al punto. «Sai perché Riley non mi risponde al telefono e rifiuta le mie chiamate? Sto cercando di parlarle da ieri mattina.»

Silenzio. È l'unica cosa che sento per almeno un minuto, finché non richiamo la mia migliore amica, quando capisco che non ha intenzione di parlare.

«Senti Willow, forse è meglio se non ci sentiamo per un po'.» Non le ho mai sentito usare una voce così fredda. «Io e Riley abbiamo bisogno di schiarirci delle idee e-»

«E non avete tempo per la vostra migliore amica?» La interrompo. Non sono neanche ferita, dentro di me c'è solo rabbia, rabbia e altra rabbia. «Sai una cosa? Risparmia il fiato.»

Non aspetto neanche che risponda, chiudo direttamente la chiamata.

Sono così nervosa che faccio il giro del quartiere per ben tre volte e solo durante l'ultimo giro mi rendo conto che sto girando in tondo.

«Guarda un po' chi c'è, Miss Salopette.» Per strada non c'è nessuno, quindi quando sento una voce mi giro.

Trovo il ragazzo snob di ieri guardarmi con un sorriso divertito. Per un momento mi chiedo se mi stalkera, poi mi ricordo che abita qui.

«Ti direi che è un piacere rivederti.» La mia voce è pura ironia. «Ma non è così, quindi starò zitta.»

Inarca un sopracciglio, continuando ad avere quell'espressione che prenderei volentieri a schiaffi. «Quindi la mancanza di stile è compensata dalla comicità?»

Ovviamente è ironico anche lui e alzo gli occhi al cielo senza neanche provare a trattenermi.

Mi giro e inizio a camminare nella parte opposta alla sua. «È maleducazione andarsene quando uno ti parla!» Mi urla dietro, sempre con tono divertito.

Mi giro per lanciargli un'occhiataccia. «Almeno io non mi credo Dio sceso in terra, mr Snob.»

È così che lo chiamerò da oggi in poi, se lui continuerà a chiamarmi Miss Salopette.

Mr Snob non dice più niente, così io riprendo a camminare.

Non avrei mai pensato di dirlo o anche solo di accettare l'idea, ma forse sarebbe stato meglio se fossi rimasta a casa con i nonni e con Vivian.

È questo il pensiero che mi annuncia che sono ufficialmente nei casini.

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-sil 💗

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