Capitolo 12

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Ho fatto qualcosa di sbagliato?

Puoi rispondermi?

Ci sei?

Scusa per tutto quello che ho fatto oggi

Questi sono solo alcuni dei venti messaggi che ho mandato ad Easton.

È pomeriggio inoltrato, mia madre sta per partire e non ho ancora ricevuto notizie dai miei "amici".

Sono preoccupata e curiosa al tempo stesso.
Preoccupata di perdere Easton e quelle poche persone simpatiche che si interessavano ad essere mie amiche e curiosa di sapere che fine hanno fatto e che cosa è successo a Victoria.

Mamma, con in braccio Vivian, mi guarda appoggiata allo stipite della porta ed un sopracciglio inarcato.
«Stai cercando di contattare Cole?»

Vivian bisbiglia qualcosa che non riesco a capire, ma so che era rivolta a me. Bisbiglia ogni volta che vuole dire qualcosa su qualcuno presente nella stanza.

«No.» Rispondo con una smorfia. Da quando ieri mia madre mi ha detto di lui e Riley non sto contattando nessuno dei miei vecchi amici a Boston, premesso che sia vero.

Ma mia madre, nonostante tutto quello che mi sta facendo, non è così cattiva e sa che loro erano -e sono- davvero importanti per me. Per questo decido di fidarmi di lei.

Senza aspettare una risposta da parte di mia madre, premo il tasto verde e chiamo Easton, portandomi il telefono vicino l'orecchio.
Lo lancio frustata sul letto quando parte la segreteria.

«Vuoi dirmi che succede?» Mia madre posa Vivian a terra e poi si avvicina, fingendo una faccia da madre preoccupata e amorevole. Sottolineo il fingendo.

«È colpa tua, tutta questa situazione.» Le dico con violenza. «Quindi no, non ti dirò niente.»

«Willow, per favore, non farmi questo. Stai visibilmente male.» Il sospiro teatrale che fa uscire alla fine della frase mi fa infuriare.

Tutta la rabbia che stavo cercando di contendere mi travolge come un'ondata di acqua fredda. «Sto visibilmente male, dici? Ma non mi dire, forse perché i miei mi hanno mandato dall'altro lato del paese con dei nonni che non vedevo da anni, la mia migliore amica sta con il ragazzo che mi piace e, ciliegina sulla torta, le poche persone interessate a me di qui mi odiano e non so neanche il perché! Quindi, io ti faccio quello che mi pare, perché non sarà mai e poi mai doloroso come quello che tu stai facendo adesso a me.»

Quando finisco mi ritrovo con il fiato corto ed una voglia irrefrenabile di piangere. Voglio incominciare e non fermarmi più finché il dolore non passa.

Mia madre sospira -questa volta non è una falsa- e chiude per qualche secondo gli occhi. Vedo quasi le ruote girare intorno il suo cervello.
Poi infine parla. «Credi che, se tra una settimana vieni a Boston per un giorno, e risolvi con Riley e Layla... credi che starai meglio?»

A Boston per un giorno. La sua voce rimbomba nella mia testa. Potrei chiarire con le mie migliori amiche, parlare a Cole, tornare per qualche ora a casa.
Annuisco frettolosamente. «Sí, mamma. Credo di sì.»

Si morde un labbro, poi scrolla le spalle, come se stesse cacciando un brutto pensiero, e accenna un sorriso. «Bene, allora prenoterò il biglietto aereo. Magari potresti portarti anche la tua tela ed i tuoi acquerelli, così qui puoi dipingere.»

«Perché lo stai facendo?» Cerco di non far trapelare l'emozione e la felicità nella mia voce. Anche se è per un solo giorno, ritornerò comunque a casa.

«Perché sei mia figlia e ti voglio bene.» Mia madre mi sfiora il braccio un due dita. «E so che è difficile per te capirlo adesso, ma sto facendo tutto questo per te. Non importa se tu mi odi, io ho la consapevolezza di star facendo il mio dovere da madre.»

«Non ti odio.» Sussurro. Anche quando mi arrabbio con lei, la insulto, la detesto, so che non è un vero odio. «Ho solo... paura, credo. I nonni non sono esattamente i più amorevoli al mondo, Vivian è piccola ed è una mia responsabilità e-» Sto per continuare, quando mia madre mi interrompe.

Sembra una persona completamente diversa, una madre vera, e per qualche secondo penso che forse questa distanza sta aiutando sul serio.
Ma poi mi rendo conto che no, non serve a niente, e mia madre sta facendo così solo perché sono triste e le faccio pena.

«Lo so, tesoro. Sono fiera di te, però, perché stai affrontando tutto quanto, anche se con del timore.» Accenna un sorriso. «Che ne dici se tu e Vivian mi accompagnate all'aeroporto, solo voi due, senza nonni intorno?»

Il mio primo istinto è quello di dire di no, perché sono contenta che parta e in questo modo non sarò più criticata tutto il tempo -sempre se mia nonna non si sveglia con la luna storta- ma poi mi rendo conto che lei sta cercando di essere civile, si sta sforzando di essere una brava mamma, ed anche io dovrei provare ad essere una brava figlia. Perciò annuisco.

L'accenno di sorriso ne diventa uno vero e proprio e, un'ora e mezza dopo, ci ritroviamo a salutarla.

Io la rivedrò tra una settimana, o forse di più, mentre Vivian non lo so. Mamma ha detto che è meglio non farla venire: sarebbe inutile e la stanchiamo inutilmente.

Prendo in braccio mia sorella appena nostra madre si allontana e lei si mette a piangere e mi dirigo verso lo stazionamento dei taxi.

I nonni sono andati a fare non so cosa con dei loro amici, credo una riunione amichevole degli ex compagni del college.
Mi piacerebbe, un giorno, a sessant'anni, continuare a sentire i miei amici come fanno loro.

Con la differenza che io spero di essere leggermente diversa da loro, e non solo legata alle apparenze.

Con un sospiro Vivian si addormenta poggiando la testa sul mio petto, ed io le accarezzo la schiena per calmarla.

Il respiro è regolare e la socchiude la bocca dopo qualche minuto. Quando non si fa condizionare dalla cattiveria di mia madre o mia nonna, è la persona più importante della mia vita.
Ed in questo momento il mio cuore si scioglie un po', vedendo il suo viso angelico dormire.

Il telefono vibra di fianco a me, svegliandomi dalla trance in cui ero e, quando vedo chi è stato a mandarmi il messaggio, quasi sussulto di gioia dalla sorpresa.

È Easton e, nonostante sia freddo, comunque mi ha risposto.

Tranquilla Willow, poi ne parliamo meglio dal vivo.

Non ho mai desiderato che il lunedì arrivi tanto in fretta come adesso.
Mi rilasso sul sedile posteriore del taxi e sorrido fra me e me pensando che, forse, Victoria e gli altri non mi odiano.

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Grazie ancora a chi ha votato. Lo apprezzo veramente molto e mi fa davvero piacere.
-sil 💗

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