Capitolo 21

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Il giorno dopo qualche ora prima di partire, mentre metto via il cavalletto nella valigia, mia madre viene in camera mia per controllare che sia tutto apposto.
«Hai preso tutto?»

«Sì.» Sono felice, in un certo senso, di tornare a Portland. Credevo che Boston mi mancasse, ma mi sbagliavo. Adesso che sono qui non mi sento meglio, anzi: mi sento più oppressa di prima.

L'unica cosa che mi mancherà è la mia camera.
La parete con le mensole piene di libri ed i muri dipinti a mano con disegni fatti da me. Questa camera è stata per anni il mio rifugio e, anche se so che tra un paio di mesi ritornerò a vivere qui, in questo breve arco di tempo mi mancherà.

«Bene.» Mia madre è alle mie spalle, ma me la immagino sorridere. Io continuo a mettere nella borsa i pennelli ed i colori. Dipingere mi è mancato più di ogni altra cosa al mondo. «Qualche novità a Portland? Ieri eri stanca e non abbiamo parlato molto.»

«Niente di nuovo.» È una grossa bugia, ma non voglio dirle che mi piace Easton. Avrebbe sicuramente qualcosa da ridire.

«Okay.» Sussurra lei, poi se ne va dopo qualche secondo passato a fissarmi. Chissà a che pensa.

Ha i sensi di colpa? O non pensa a niente riguardo la brutta situazione in cui ha messo me e Vivian? Che poi, adesso che ci penso, non è esattamente tanto brutta. Se fossi rimasta qui Riley e Cole mi avrebbero lo stesso tradito alle spalle e avrei dovuto anche vederli a scuola.

Almeno così ho la possibilità, per un po', di rifarmi una vita.

Quando chiudo la valigia faccio attenzione a non rompere niente. Ho portato questa valigia vuota, perché qui avevo lasciato alcuni vestiti e sapevo che tutta la mia roba da disegnare occupa davvero tanto spazio.

Con un sospiro mi siedo sul bordo del letto, portandomi le gambe al petto. Ci sono due parti contrastanti in me: quella che vuole rimanere a Boston e quella che vuole tornare a Portland.

Ma quella che vuole tornare è un desiderio più forte. Voglio scappare da qui, dal dolore e dalle bugie. Oltre la mia stanza, questo posto non mi appartiene più.

Distolgo lo sguardo dalle pareti che ho dipinto io solo quando mi arriva un messaggio. È di Easton, che mi dà il buongiorno.

Ricambio e gli chiedo come sta. Forse è stupido, perché non era lui quello che piangeva per telefono ieri, ma voglio sul serio sapere se sta bene.

Sono emozionata per il picnic a cui mi hanno chiesto di partecipare. Non mi hanno mai chiesto di uscire con loro, quindi in un certo senso è come se mi stessero dando la possibilità di integrarmi nel gruppo.

Easton e Victoria sono quelli con cui ho legato di più, poi Austin ed infine Cora. Alcune volte ho l'impressione di non piacerle, mentre invece in altri momenti sembra la persona più socievole e simpatica del mondo, quasi quanto Victoria.

Mi alzo dal letto e guardo ancora un po' la mia stanza. Sfioro con le dita le copertine dei miei libri preferiti.

So che voglio tornare a Portland, ma non voglio lasciare questo posto, nonostante mi ricordi tanto Riley. Amava venire a casa mia e ci chiudevamo ore e ore in camera mia a parlare.

Per non parlare di Cole, che una volta era entrato dalle finestre sostenendo che gli mancavo tanto. Mi chiedo se l'abbia fatto anche con Riley, se tutto quello che mi ha detto è vero oppure era una bugia.

Scuoto la testa: non dovrebbe fregarmene più niente di loro. Adesso dovrei concentrarmi sui miei amici a Portland, ma presto abbandonerò anche loro.

Appoggio la fronte contro una mensola e chiudo gli occhi. Odio essere divisa da due sensazioni e pensieri contrastanti.

E odio il fatto che nonostante tutto continui a guardare ogni due minuti il cellulare per vedere se Easton mi ha risposto.

«Tesoro sei pron-» Mio padre si blocca sul posto, probabilmente vedendomi depressa e triste.

Ieri non ho spicciato parola su Cole e Riley, né ho nominato Easton. Ho solo raccontato come sta Vivian e come è la scuola.

«Willy, cos'è successo?» Apro gli occhi e mio padre si avvicina. Mi scappa una lacrima, che asciugo in fretta.

«Niente, papà, lascia stare.» Sforzo un sorriso. Come faccio a dirgli ciò che mi passa per la testa?

Non posso dirlo a nessuno, tra l'altro. Victoria è la sorella di Easton, ho perso le mie due migliori amiche e non sono ancora sicura di piacere a Cora. Non posso aprirmi con nessuno.

«Theresa!» Chiama mio padre mia madre a gran voce. «C'è un codice rosso!»

Mi viene da ridere. C'è un codice rosso, lo dice da quando sono bambina ogni volta che piango.

Due minuti dopo mi trovo tra le braccia di entrambi i miei genitori.
«Vuoi parlarne?» Sussurra mamma, accarezzandomi i capelli.

Non mi ricordo l'ultima volta che l'ha fatto, ma so che mi è mancato e che la sensazione è dannatamente piacevole.

«Sono un casino.» Inizio con voce tremante, separandomi dai miei genitori. «Avevi ragione, mamma: Cole e Riley stanno sul serio insieme.»

Loro stanno per dire qualcosa, ma io sono più veloce e li precedo con un filo di voce. «In più mi piace un ragazzo di Portland. E voglio ritornare lì solo per lui. Però da un lato vorrei rimare qui.» Inizio a gesticolare e fare avanti ed indietro per la mia stanza, con i miei genitori che mi guardano attenti. «Cosa c'è di sbagliato in me?»

«Niente, tesoro. Non c'è nulla di sbagliato in te.» Sorride mio padre. «È normale voler stare con la persona di cui si è innamorati.»

«Io non sono innamorata di lui!» Dico subito, con gli occhi spalancati. Piacermi si, anche tanto, ma l'amore è diverso. Bisogna conoscere sul serio una persona per amarla. Io conosco Easton troppo poco.

«Okay, okay.» Mio padre alza le mani in segno di difesa. «Comunque è normale voler stare con lui, perché ti piace. E riguardo Cole e Riley... beh, sono degli stronzi tesoro.»

Mia madre annuisce. «Già, piccolina mia. Tuo padre ha perfettamente ragione.» Poi fa un sorrisetto che non mi piace per niente. «È il ragazzo che ti ha dato un passaggio quel giorno?»

Annuisco e mio padre inizia a tossire. «Ti dà i passaggi?»

Ridacchio e annuisco di nuovo. «Si chiama Easton.»

Mia madre dà una gomitata nelle costole a mio padre ed io ne approfitto per continuare con il mio discorso. «È che ho paura, credo. Sono spaventata all'idea che succederà come con Riley e Cole. Io me ne andrò da Portland tra qualche mese e mi dimenticheranno.»

«Non lo faranno, Willy.» Mia madre mi si avvicina e mi stringe a sé. «Vedrai che non sarà così.»

Poi fa un sospiro tremolante. «Mi dispiace di averti lasciato tutto questo tempo da sola, in balia a te stessa. Ti prometto che non lo faremo mai più.»

Mi stacco dal suo abbraccio. «Mamma, io sono grande. Ma Vivian ha bisogno di due genitori presenti adesso. Per quanto adora i nonni loro non possono sostituirvi.»

«Lo sappiamo tesoro.» Mio padre si schiarisce la voce. «Ti trovi bene a Portland, quindi?»

Ci penso un attimo. Qui che cos'ho adesso? Non ho niente eccetto per i ricordi, ma quelli li posso vivere sempre nella mia mente. E cos'ho a Portland?

Ho degli amici. Ho Victoria ed Easton. Ho una bella scuola, persone che non mi giudicano.
«Sì.» Sorrido, le lacrime non scendono più. «Mi trovo decisamente bene.»

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-sil 💗

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