Capitolo 26

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Con un balzo mi allontano da Easton, che guarda mia sorella con occhi spalancati. Se c'è lei ci sono anche i nonni.

E se scoprono che c'è un ragazzo a casa nostra... la mia vita è finita.

Mi giro verso Vivian che fissa a sua volta Easton con un sopracciglio inarcato. Ma che diavolo fa? Decido di intervenire e mi avvicino a lei. «Hey, sorellina. Che hai fatto oggi di bello?»

«Perché la sua faccia è gonfia e viola?» Ignora palesemente la mia domanda, senza staccare gli occhi dal ragazzo che stavo per baciare.

Ahimè, la sfiga a quanto pare mi perseguita.

«È una lunga storia che ti spiego più tardi.» Mi accovaccio in modo da trovarmi alla sua altezza. «Viv, ho bisogno che non lo dici ai nonni e che li distrai mentre faccio uscire Easton.»

Vivian finalmente porta lo sguardo su di me. «Ed io che ci guadagno?»

Vorrei darmi un pugno da sola. Come ha fatto a venire così ricattatrice? Alzo gli occhi al cielo. «Ti prego. Ti compro per un mese tutte le caramelle che vuoi.»

«Tutte? Anche quelle a la liquirizia?» Gli occhi le scintillano. Willow 1 Vivian 0.

Annuisco con convinzione. Adesso dovrò ricordarmi di prenderle le caramelle ogni volta che vuole, altrimenti andrà dai nonni a spifferare tutto. Mi immagino già le loro facce. Willow era in bagno con un ragazzo. No, non possono proprio saperlo.

«La stai comprando con delle caramelle?» Easton si alza e si avvicina a noi e non posso fare a meno di notare la fatica che fa per non zoppicare.

Il senso di colpa mi opprime al petto. Scrollo le spalle in risposta ad Easton e ritorno a concentrarmi su Vivian. «Affare fatto.» Dice, stringendomi la mano. La situazione è alquanto ridicola. «Vado di sotto e chiedo di uscire un altro po'. Tu porta il tuo nuovo ragazzo fuori di qui entro quindici minuti.»

Apro la bocca per ribattere che non è il mio ragazzo -sfortunatamente-, ma lei sfreccia via, correndo per le scale e praticamente urlando ai nonni di uscire di nuovo.

Prendo Easton per un braccio e lo conduco fino alla mia camera. «Resta qui. Vado giù a salutarli per non farli venire qui ed è meglio se non vai in corridoio, nel caso vadano in bagno siamo fregati. O fingiti un ladro.»

«Che cosa?» Easton mi guarda con occhi sbarrati, al che io scoppio a ridere.

«Scusa, scherzavo. Era per sdrammatizzare.» Gli lascio il braccio e a mio malincuore lo lascio da solo, scendendo le scale.

Trovo in soggiorno i nonni che si guardano e poi guardano Vivian, che li prega di andare al parco per giocare sull'altalena.

Mi schiarisco la voce. «Ciao, nonni.»

Mio nonno sorride, mentre mia nonna mi lancia un'occhiata severa. Non le è piaciuta la decisione di ritornare a Boston, anche solo per un giorno. L'ha definita una cosa inutile e uno spreco di soldi, solo uno sfizio di una ragazzina viziata. Inutile dire che ho ancora l'amaro in bocca.

Mi possono dire di tutto, ma di certo non che sono viziata. «Come è andato il tuo viaggio a Boston? Divertita?» La nonna ha una voce di scherzo, che mi fa stringere i denti per non mandarla a quel paese.
Chi si crede di essere?

«È andato bene, grazie.» Cerco di non alzare gli occhi al cielo. Se faccio arrabbiare la nonna non lascerà questa casa per i prossimi due giorni. Se invece cerco di addolcirla accontenteranno Vivian. «Voi come state?»

«Bene. Credo che staremo un'altra mezz'oretta fuori. Per te ci sono problemi?» Mi chiede calmo il nonno. Cerco di trattenere la felicità e rispondo che non ce ne sono.

Scompiglio i capelli di Vivian, poi lascio un bacio sulla guancia sia del nonno e sia della nonna. Alcune volte possono essere cattivi, ma so che infondo mi vogliono bene e che io voglio bene a loro. Se non fosse per loro, io e Vivian adesso staremmo in mezzo alla strada.

Risalgo le scale solo una volta accertata che siano usciti. La porta sbatte e io corro in camera mia. «Easton, via libera.» Chiamo dal corridoio.

Appena entro, un foglio scivola dalle mani del ragazzo che ho quasi baciato. E non un foglio qualsiasi. Un mio disegno. Il primo disegno che ho fatto quando sono arrivata, che rappresenta anche lui. Spalanco gli occhi.

«Io...» Balbetta Easton. «Scusa, non volevo curiosare, è che... quello sono io?»

La mia faccia è in fiamme e ne ho la conferma quando, toccandomi con la mano la guancia, la trovo bollente. Lentamente annuisco e raccolgo il foglio da terra, poi lo metto dove era.

Mi sento di dovergli delle spiegazioni, quindi mi schiarisco la voce. «L'ho fatto settimane fa. Il primo giorno che ci siamo incontrati, in quella libreria. Stava andando tutto male e tu... eri l'unica cosa bella che mi stava succedendo.» In realtà sei ancora l'unica cosa bella che mi sia successa, ma non lo dico perché sto nella merda già adesso.

Easton sorride. L'imbarazzo di poco fa sembra scomparso e i suoi occhi grigi-neri mi guardano così intensamente che devo distogliere lo sguardo. Me imbarazzata deve essere una scena piuttosto penosa.

Poi inizia a parlare. «Quando ero piccolo amavo questo libro di mitologia. C'erano tantissime creature mitologiche e ne assegnavo una per ogni persona che conoscevo. Se ancora lo facessi, ti avrei assegnato la fenice.»

Riporto lo sguardo su di lui. «La fenice? Perché?»

Non riesco a collegare me con una fenice. Cosa avremmo in comune? Easton si mette le mani in tasca, e mentre mi sorride ho di nuovo la voglia di baciarlo. «La fenice è una creatura mitologica, famosa perché all'inizio è un semplice uccello, poi però muore e diventa molto più bello di prima. Tu lo fai con il dolore.»

«Il dolore non ti distrugge, Willow, non ti uccide. Ti fa solo più forte e... bella.» Continua dopo qualche secondo di esitazione.

Cerco di non arrossire. «E tu, che creatura mitologia sei?»

Easton fa spallucce, portandosi una mano tra i capelli. «Non ne ho idea. Immagino che sono la creatura innamorata della fenice.»

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-sil 💗

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