Capitolo 3

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Non ho mai pensato che i miei nonni avessero così tanta vita sociale.
Me ne rendo conto solo quando vedo arrivare tutti i vicini verso il nostro giardino.

La nonna e Vivian sono davanti l'ingresso del cancelletto per dare il benvenuto a tutti, mio nonno invece sta già cuocendo la carne e le verdure.

Io sono nella mia nuova camera, a guardare tutto dalla finestra. Non ho voglia di scendere e incontrare persone e sorridere, presentarmi e sentire i miei nonni elogiarmi per cose che non ho mai fatto. Tipo «Willow è bravissima a scuola» oppure «va ogni giorno in palestra per mantenersi in forma». Sono due grandissime bugie. Non sono mai entrata in una palestra in vita mia e a scuola me la cavo, ma le insufficienze le prendo anche io.

Vorrei sul serio rimanere in questa stanza per sempre. Le pareti adesso sono tutte bianche, i letti allineanti ed uguali, l'armadio in metto e nella parete di fronte sono riuscita a mettere delle mensole con i miei libri. Vivian all'inizio si era opposta, ma quando ha provato a toccare i miei libri e l'ho quasi buttata giù dalla finestra sembra essersi calmata.

La nonna mi ha fatto due ore e quarantacinque minuti di ramanzina. Non puoi buttare giù tua sorella come un sacco di patate, parole sue. È l'unica parte del discorso che ricordo, perché è l'unica che mi ha fatto scoppiare a ridere.

Inutile dire che mi ha guardato malissimo e poi è partita la ramanzina sul fatto che non dovrei ridere quando lei mi fa una ramanzina. Un bel mal di testa, eh? Non me ne parlate.

Alcune delle persone che arrivano a casa "nostra" sembrano simpatiche. Sorridono e salutano, sembrano contenti; altri invece hanno la puzza sotto il naso e sono loro che mi fanno restare in camera per un altro po'.

Odio dover fingere che qualcuno mi stia simpatico o fingere di essere educata.

Mentre l'ennesima persone entrano e salutano mia nonna, vedo Vivian fare retro front ed entrare in casa. Per questo mi precipito in bagno e fingo di aggiustarmi i capelli, in modo che pensi che mi sto ancora preparando.

«La nonna vuole che scendi.» Vivian si appoggia con la schiena alla porta, mentre con le piccole manine si aggiusta il vestito viola di pizzo che le hanno messo.

Non capisco perché tutti sono così eleganti. Io ho messo una salopette di jeans ed una maglietta gialla senape. «Dille che sto arrivando.»

«Vuole che scendi ora. E mi ha detto di vedere se hai un vestito. Perché non hai un vestito?»
Anche se ha sei anni, Vivian sa benissimo che non mi piace mettere vestiti.

Per questo le lancio un'occhiataccia. «Lo sai perché. Adesso non scocciare e scendi giù, io scendo tra poco.»

«Tanto Cole non ti risponderà, tanto vale che scendi adesso.» Vivian scuote la testa e scende le scale, io rimango interdetta alle sue parole.

Ieri ho aspettato tutta la sera una risposta da Cole, che non è mai arrivata. Stamattina non ci ho pensato più di tanto ma, appena non vedo più Vivian, controllo di nuovo il cellulare.
Non c'è niente. Nessun messaggio né dalle mie migliori amiche né da lui.

Sbuffo e rimetto il telefono in tasca, poi vado in giardino prima che la nonna mi tagli la testa.

«Oh, finalmente.» Mio nonno sospira sollevato quando mi vede arrivare. Intorno a lui ci sono principalmente anziani, eccetto per alcuni adulti ed un ragazzo che avrà più o meno la mia età. «Sei stata per caso risucchiata dal bagno?»

«Ti sarebbe piaciuto.» Accenno un sorriso finto. «E comunque no.»

Molte persone mi guardano e ci metto qualche secondo per capire che sono sguardi di disapprovazione, a quanto pare perché sono vestita troppo sportiva.

«Wow.» Il ragazzo mi scruta tutta, senza neanche cercare di nasconderlo. «È lei la vostra bellissima nipote?» Poi mi guarda negli occhi e con un ghigno dice: «Non ti hanno detto che c'è un dress code e che non puoi vestirti prendendo le prime cose che vedi la mattina?»

Spalanco la bocca, leggermente sconvolta. Quasi tutti ridono, mio nonno si morde il labbro per non farlo. Non posso crederci.
«E a te non ti hanno detto che non puoi andare in giro con quella faccia?»

In realtà so che nessuno gliel'ha detto, perché è davvero bello. Ha i capelli di un biondo chiaro, quasi bianchi, degli occhi tra l'azzurro ed il verde, e un tatuaggio che va tutto intorno l'orecchio. Peccato che ha un carattere orribile.

«Sì, me l'hanno detto.» Dal tono che usa capisco che sa già cosa dire, ed è a mio svantaggio. «A quanto pare attiro troppe ragazze.»

Vivian mi affianca e ride insieme ai presenti. Persino i miei nonni, che avrebbero dovuto dare uno schiaffo a questo tipo, stanno ridacchiando.
«Peccato che a certe fai schifo.» È l'unica cosa che mi viene in mente e l'unica che dico.

Mentre mia nonna mi lancia un'occhiataccia, il ragazzo mi si avvicina con un bel sorriso sul volto. «E tu apparteresti a quest'ultima, vero?»

Annuisco e faccio un passo indietro. Stiamo facendo una scenata davanti a tutti.
Cosa avevano detto i miei nonni? Sii educata, Willow. Certo, ma non con questo soggetto.

Sorride. Per lui deve essere divertente il doppio di quanto è per me. «Bene, Jones. Vediamo se sarà così anche tra qualche settimana.»

«Sarà così sempre, ragazzo snob.» Ridacchia al mio nome. Avere lo stesso cognome di mio nonno è un difetto per la prima volta.

Prima che gli altri vicini possano ridere ancora di me, mi avvio a passo veloce verso casa dei nonni.

Mentre salgo le scale mi rendo conto che le mie guance sono bagnate perché sto piangendo. Non dovrei piangere, è una cosa stupida.

Ma non sono abituata ad essere così criticata, a casa nessuno ride di me solo perché sbaglio a vestirmi. Nessuno mi aveva detto cosa dovevo mettermi, io che ci posso fare?

La conclusione è una: è colpa dei miei genitori. Se sono qui, accasciata in corridoio a piangere è solo colpa loro.

Più che voler piangere, però, dentro di me si presenta un nuovo sentimento. La voglia di fuggire, di scappare.

Devo andarmene da questa casa anche solo per dieci minuti, ma devo.

Così mi alzo, le mani mi tremano all'idea di dover uscire e farmi vedere da tutte quelle persone.
Scuoto la testa per levare la paura. Non mi interessa di quel ragazzo, né di quelle altre persone. Possono dire tutto quello che vogliono su di me, tanto non le conosco. Non m'importa.

Quando passo davanti al giardino mi giro per vedere Vivian cosa sta facendo. Alcuni sconosciuti la stanno facendo giocare e sento un fastidio espandersi dentro di me.
È la mia sorellina, loro sono solo degli sconosciuti per lei. Non dovrebbero farla ridere così.

Prima di tornare indietro e fare una scenata, mi rigiro verso la strada ed aumento il passo.

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-sil 💗

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