Capitolo 3

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Quei giorni furono molto intensi per Marinette: non solo doveva prepararsi per l'imminente inizio del suo ultimo anno scolastico ma, nei panni di Ladybug, aveva più volte effettuato ronde in giro per la città nella speranza di incrociare il misterioso arciere o, quantomeno, trovare qualche indizio che potesse condurla da lui. Dopo quella sera, però, dell'incappucciato non vi era nessuna traccia; le ronde, comunque, non erano state sempre tranquille: infatti, Ladybug si era scontrata, in diverse occasioni, con feroci criminali, rischiando anche di essere colpita in modo grave. Grazie alle sua abilità donatole dal potere del Miraculous ed al suo innato intelletto, era riuscita sempre ad uscire incolume dagli scontri.
Poiché le energie scarseggiavano, Marinette decise di non utilizzare il Miraculous per qualche giorno, a meno che non fosse stato necessario: per tal motivo, avvisò il sindaco Andrè Bourgeois e il commissario Raincomprix che non avrebbe preso parte all'inaugurazione del monumento in onore dell'eroina in rosso, preferendo parteciparvi nei suoi panni civili insieme all'amica Alya, fan sfegatata di Ladybug, tanto da averle dedicato un intero blog.

Place de la Concorde era gremita di gente: in prima fila erano ben appostati numerosi giornalisti e fotografi pronti ad immortalare l'evento.
Sul palco, allestito appositamente, accanto al sindaco Bourgeois ed al commissario Raincomprix, una decina di poliziotti, tutti in alta uniforme, erano appostati con in mano fucili con cui sparare in aria al momento della presentazione della scultura, avvolta in un telo giallo.
Tra i presenti vi erano anche alcune personalità di spicco: il famoso cantante rock Jagged Stone, la popstar Clara Nightningale, la chef pluristellata Marlena Cesaire, il produttore musicale Bob Roth insieme a suo figlio Xavier, anche lui cantante pop, e diversi imprenditori, commercianti, alte cariche statali. In prima fila era seduto anche il proprietario della principale emittente televisiva francese, Auguste Fabre, accanto alla famosa giornalista televisiva, Nadja Chamack. Come di consueto in questi importanti eventi, si notava l'assenza del grande stilista Gabriel Agreste, il quale preferiva seguire il tutto dal suo studio nella sua villa.
Nonostante la calca, Marinette ed Alya riuscirono a trovare un posto da cui seguire l'inaugurazione con un'ottima visuale sul palco.
«Guardala come si pavoneggia.» Alya indicò con lo sguardo una ragazza bionda con occhi celesti, seduta sul palco accanto al sindaco. Chloè Bourgeois, la figlia del primo cittadino, nonché compagna di classe di Marinette ed Alya. Al suo fianco, la sua inseparabile amica Sabrina, una ragazza dai capelli rosso mattone ed occhi verdi coperti da un paio di occhiali da vista, figlia del commissario Roger Raincomprix.
Marinette sventolò una mano. «Non pensare a lei, Alya. Tra qualche giorno dovremo tornare ad averci a che fare a scuola; almeno per oggi, cerchiamo di goderci la giornata ignorando la biondina viziata.» 
Durante la cerimonia presero parola il sindaco, il commissario e lo scultore Theo Barbot, autore della statua, la quale venne scoperta in breve tempo, in un tripudio di spari di fucili e lanci di coriandoli.
Marinette era entusiasta della scultura che la raffigurava nei panni di Ladybug: facendo attenzione a non farsi vedere, aprì la sua pochette rosa da cui sbucò la testolina di Tikki, in modo che anche lei potesse vedere il monumento.
Il loro entusiasmo fu smorzato da una voce maschile proveniente dalle loro spalle: «Che cosa ridicola.»

Adrien scosse la testa, con un sorriso sprezzante dipinto sul volto, poi, rivolto all'inseparabile amico Plagg, senza curarsi di abbassare il tono della sua voce per esprimere quel commento, strizzato nella folla in delirio, che era rapita dal monumento all'eroina di Parigi, sbottò: «È ridicolo! Tutta questa gente riunita, tutto questo putiferio per una ragazzetta che sembra vivere in eterno il carnevale. Non lo sa che questa ridicola festa cade solo in un periodo dell'anno e non per tutti i 365 giorni? Quella statua è solo la manifestazione di questa stupida gente che ama vivere nella banalità, nella superficialità, nella fantasia. Stupida proprio come Ladybug. Lei è solo un'utopia, un personaggio delle fiabe, una bambina che è troppo grande per giocare con le bambole e allora si illude di catturare semplici ladri di polli.»
Abbassò lo sguardo disgustato, passandosi una mano fra i capelli con alterigia. Plagg era scioccato dal comportamento dell'amico: non aveva mai assunto prima di allora un simile atteggiamento e di certo non si aspettava di vederlo dinnanzi a tanta gente.
Alya, che nel frattempo era intenta a riprendere la cerimonia con il suo cellulare, si voltò furiosa dalla parte di Adrien; aveva sentito tutto e con i grandi occhi ricolmi di rabbia lo fulminò, rispondendogli a tono. «Ma come ti permetti di dire certe cose... Come ti permetti di offendere una grande eroina che vive per il bene, la giustizia, che rischia la vita per la serenità e l'incolumità dei parigini?»
Anche Marinette si voltò, un po' imbarazzata dalle urla dell'amica, e tentò di calmarla e di farle abbassare la voce, dato che tutte le persone intorno a loro le guardavano con rimprovero perché volevano seguire la cerimonia senza fastidi.
Alya non sentì la preghiera di Marinette a tacere, intenzionata com'era a difendere il suo idolo. La dolce ragazza dagli occhi azzurri e capelli corvini era doppiamente in ansia dato che il soggetto della discussione era proprio lei. Arresasi all'idea che l'amica non si sarebbe tirata indietro dal difendere l'eroina, nemmeno sotto tortura, si limitò ad ascoltare la risposta di quel bel ragazzo biondo che la osservava con enorme tranquillità e freddezza con uno sguardo glaciale e commiserabile nei loro confronti.
«Quanto sei ingenua: anche tu credi ancora nelle favole.» disse Adrien con un tono di superiorità. «Ladybug non combatte il vero crimine, la vera ingiustizia che toglie le madri ai loro figli, che uccide persone innocenti, che sevizia esseri indifesi.»
Resosi conto del tono che stava assumendo la conversazione e spaventato dall'eventualità che il ragazzo potesse perdere le staffe, Plagg tentò di calmarlo prendendolo per un braccio cercando di scuoterlo e ridimensionarlo.
Adrien lo guardò negli occhi inarcando il sopracciglio: intuendo le intenzioni dell'amico, il biondo girò lo sguardo verso le due ragazze che lo fissavano con un'espressione a metà tra lo sbigottito e il risentito e, abbozzando un sorriso tirato, si rivolse a loro con garbo: «Chiedo scusa, credo di aver esagerato con i toni. Resto comunque della mia idea su questa manifestazione su quel buffo e alquanto inutile personaggio di Ladybug.»
Alle parole "buffo e inutile", Marinette sentì la rabbia ribollirle nel sangue che le salì alle guance arrossendogliele: ripensò a tutte le volte che aveva rischiato la vita, che l'avevano minacciata e anche cercato di ucciderla, a tutti i sacrifici che faceva per essere Ladybug e a tutto quello cui doveva rinunciare della sua vita di giovane donna per dedicarsi alla sua missione. Così, senza pensarci due volte, strinse i pugni, batté i piedi per terra e inveì contro quel presuntuoso, irritante ed arrogante.
«Marinette, calmati.» sussurrò Alya, spaventata dalla reazione innaturale dell'amica.
«Misuri le parole damerino impomatato...» Marinette gli puntò l'indice contro. 

Prima di riuscire ad urlagli contro tutto ciò che le veniva in mente, per umiliarlo ed offenderlo come lui, pur non sapendolo, aveva fatto con lei, una voce strillante si levò dal palco. «Ma quello è Adrien Agreste, il famoso top model!» urlò Chloè, su di giri alla vista del biondo. 

Tutti si voltarono nella direzione indicata con fin troppo entusiasmo e trasporto dalla figlia del sindaco, piuttosto seccato di essere stato interrotto durante il suo discorso: avrebbe perso il filo rimediando una figuraccia non sapendo più continuare e sarebbe dovuto ricorrere ai suoi appunti.
Giornalisti, telecamere, microfoni si fiondarono tutti su Adrien, incuriositi dalla sua presenza all'evento snobbato dal padre; il bodyguard del giovane Agreste si frappose tra la folla e il modello impedendo a quei petulanti giornalisti di avvicinarsi.
Marinette era annichilita con ancora la bocca aperta dalla quale non usciva più un suono, mentre Alya, con espressione furba ed ammiccante gridò, consumando la sua vendetta per quell'irriverente: «Signor Sindaco, questa star internazionale è venuta apposta oggi per omaggiare l'altra nostra celebrità di Parigi! Non è meraviglioso?» Si voltò trionfante verso Adrien che la guardava impotente, irritato e sorpreso da quella mossa.
Illuminata dall'idea dell'amica, Marinette decise di prendersi la sua personale rivincita sul giovane modello; approfittando della confusione, si allontanò raggiungendo un posto nascosto e chiese a Tikki di attivare la trasformazione in Ladybug.
Con un'entrata trionfale, accompagnata dalle urla di gioia della folla, l'eroina in rosso apparve sul palco accanto al sindaco che la salutò con solerzia e gentilezza, seppur sorpreso dalla sua presenza.
«Mi perdoni sindaco Bourgeois.» Ladybug sorrise. «So di averle detto che non sarei intervenuta per la cerimonia, ma proprio all'ultimo ho deciso di non deludere i cittadini di Parigi.»
Il sindaco la ringraziò. Invitò Agreste a salire sul palco accanto a loro. 

Adrien non potette far altro che accettare l'invito anche se controvoglia, mantenendo comunque un'espressione seria e distaccata; Plagg osservava stupito, ma anche divertito, la scena mentre Alya riprendeva tutto con il suo cellulare soddisfatta e curiosa di cosa avrebbe detto quell'insolente, tanto che non si accorse nemmeno dell'assenza dell'amica.
Salito sul palco, Adrien si ritrovò di fronte la mano tesa di Ladybug, che lo guardava con un leggero sorriso malizioso; il biondo, senza mostrare alcun tipo di disagio, strinse la mano dell'eroina posando insieme a lei per i fotografi, estasiati per il materiale che stavano raccogliendo.
Marinette, da dietro la maschera che le copriva il volto, si sentiva scoppiare per la soddisfazione anche se, doveva ammetterlo, non riusciva a non essere rapita dagli occhi verdi del ragazzo. Allontanò subito questo pensiero dalla testa, visto che riteneva quel giovane troppo antipatico, superbo, vanesio e arrogante.

L'intera scena attirò talmente l'attenzione dei presenti che nessuno si accorse di un'assenza importante: Nadja Chamack, infatti, si era dileguata raggiungendo una limousine bianca, parcheggiata ad un paio di isolati dalla piazza. Salita a bordo, del tutto inosservata poiché la strada era del tutto deserta, si accomodò sul divanetto in pelle nera, osservando con discreta apprensione l'uomo seduto di fronte a lei.
«Mi ha sorpreso la tua chiamata.» Si portò una ciocca di capelli rossi dietro l'orecchio. «Di cosa si tratta?»
L'uomo non rispose, indicando con un leggero movimento della testa un piccolo televisore che trasmetteva l'evento in piazza. Un ghigno malefico si disegnò poi sul suo volto; benché fosse in ombra, la giornalista riuscì a vedere quell'espressione nitidamente, provocandole un brivido freddo lungo la schiena.
Rivolgendosi a lei, l'uomo disse: «È il momento di agire. Uccideremo Ladybug.»


Angolo autore:
Salve gente!
Con qualche difficoltà sono riuscito a pubblicare in tempo il nuovo capitolo.
Ho a lungo cercato un modo originale per far conoscere i nostri protagonisti nei loro panni civili e devo ammettere che il risultato finale mi ha soddisfatto parecchio.
Come sempre ringrazio tutti coloro che stanno seguendo questa storia e vi do appuntamento quanto prima per il prossimo capitolo.
Alla prossima.
Nike90Wyatt

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