Anche questa volta, Plagg aveva avuto ragione: la villa del prossimo obiettivo era ghermita di uomini della sicurezza, armati e pronti a eliminare qualsiasi minaccia.
David LeMercier era un imprenditore franco-americano, conosciuto nell'industria dei trasporti transoceanici: era un uomo alto, sulla cinquantina, fisico snello e slanciato, capelli scuri. Aveva sempre un aspetto rilassato e sfacciato, come se avesse sempre la situazione sotto controllo. Anni prima, aveva rilevato l'azienda del padre, scomparso durante una spedizione nell'Atlantico; non essendo, però, pratico in campo finanziario, subì un pesante tracollo economico, così, per risollevare le sorti della compagnia, si gettò nel campo dello spaccio di stupefacenti tra il sud America e la Francia, diventando anche uno dei principali fornitori di Parigi.
L'arciere nero, noto ormai come Chat Noir, osservava la villa appostato sul tetto di un palazzo: l'edificio si trovava nella periferia della città ed era circondato da un enorme prato. Su tutto il perimetro vi erano uomini della sicurezza e diversi sensori di movimento pronti a suonare in caso di visite non gradite.
«Penetrare lì dentro non sarà tanto facile, Adrien, anzi Chat Noir.» osservò Plagg tramite l'auricolare. «Ti servirà un diversivo e i dardi tranquillanti che ti ho preparato.»
«So cosa fare.» Chat Noir puntò due frecce in un punto del prato e scoccò. Le due frecce si conficcarono nel terreno ed esplosero, illuminando i dintorni ed attirando l'attenzione degli uomini di guardia, che si precipitarono in massa sul posto.
Sfruttando la piccola finestra di tempo che si era creato, Chat utilizzò la freccia rampino per catapultarsi sul tetto della villa, evitando, così, i sensori.
«Ottimo lavoro, amico. Ora però dovrai pensare a quelli dentro.» disse Plagg, coinvolto nell'operazione come se facesse parte di un film di spionaggio.
Chat fece irruzione nell'edificio, stordendo un paio di uomini grazie ai dardi tranquillanti sparati con la piccola fionda allestita sul suo avambraccio destro: raccolse da terra un walkie talkie perso da una delle guardie messe al tappeto. Dall'altro capo, LeMercier iniziò a chiedere con insistenza: «Armand? Dammi aggiornamenti!»
Chat parlò nel walkie talkie. «Armand non c'è. Ma io sì.»
Furioso, LeMercier ordinò ai suoi sottoposti di attivarsi nella caccia all'incappucciato, tenendosi tre uomini accanto per scrupolo.
Chat, nel frattempo, continuò a stendere avversari sfruttando gli spazi stretti dei corridoi della villa che impedivano agli uomini di LeMercier di aggredirlo in gruppo, nonostante avesse terminato le scorte di dardi tranquillanti. Solo due uomini gli mancavano prima di raggiungere la stanza con all'interno il suo obiettivo: sfruttando la sua agilità, Chat utilizzò il muro come trampolino e si catapultò su uno dei due avversari, colpendolo con un potente calcio; poi, da terra, scoccò una freccia verso l'altro uomo, trafiggendolo all'altezza della clavicola. Facendo leva sulle braccia, tornò in piedi e sferrò tre pugni diretti, prima di estrarre la sua katana e puntarla alla gola dell'avversario. «Te la senti di morire per David LeMercier?»
«N-No.» sibilò l'uomo, con occhi spalancati ricolmi di terrore e la fronte grondante di sudore e sangue.
«E allora levati di mezzo.» Strattonò l'uomo, che si allontanò claudicante.
Chat proseguì attraverso un salone, fino a giungere nella stanza in cui lo aspettava sorridente beffardo, David LeMercier, seduto su una poltrona, con accanto tre uomini in piedi con i fucili puntati.
«Il famoso Chat Noir. Ti stavo aspettando.» disse LeMercier con un ghigno. «Sapevo che non ti saresti fatto attendere a lungo. Sai, io colleziono spade di tutti i tipi; avrò piacere di aggiungere la tua katana alla mia raccolta.»
Per nulla impressionato dalla reazione di LeMercier, Chat puntò la katana dritta di fronte a sé, indicando il suo bersaglio. «Scoprirai presto nuove forme di sofferenza.»
LeMercier schioccò le dita, richiamando l'attenzione dei tre uomini. «Uccidetelo.»
I tre uomini puntarono i fucili su Chat, che, in tutta risposta, lanciò con violenza inaudita la sua katana sulla gamba di uno dei tre, conficcandogliela all'altezza del ginocchio; con l'agilità di un vero gatto, saltò di lato, afferrando il braccio armato di un secondo uomo, puntando e sparando con il mitra di questi alle gambe del terzo che cadde a terra. Chat roteò il corpo, spezzando il braccio al secondo uomo, poi strinse forte la presa intorno al collo, facendolo svenire. Estrasse la sua katana dalla gamba dello sfortunato avversario e colpì sia lui che l'altro con due calci in stile taekwondo, mettendoli KO. Recuperata la posizione eretta, si ritrovò LeMercier in piedi di fronte a lui munito di spada, raccolta dalla sua personale collezione approfittando della confusione.
«Te la cavi gattaccio, te lo concedo.» disse con tono sfacciato. «Vediamo quanto sei bravo con quella lama.»
LeMercier sferrò un attacco dall'alto con la sua pesante spada; Chat riuscì a parare il colpo con la sua katana e, facendo scorrere la sua lama sull'altra, creò una piccola apertura per poter contrattaccare. Girò su sé stesso e lacerò il fianco di LeMercier, stando attento a non provocare ferite mortali; LeMercier si piegò di lato per il dolore, aumentando la stretta sull'elsa della spada e perdendo la sua aria strafottente. Conscio della sua superiorità, Chat gli tenne le spalle in postura eretta, invitando, quasi con scherno, il suo avversario ad attaccare per primo.
La rabbia, unita al dolore per la ferita, causarono la perdita di lucidità in LeMercier che, con un urlo furioso, tentò di sferrare un altro attacco: Chat, questa volta, si limitò a schivare il colpo, piegando il busto di lato. Colpì il suo oppositore con una gomitata in pieno volto, seguita da un potente calcio all'altezza della caviglia sinistra di LeMercier, che sbatté al suolo.
Chat si avvicinò al corpo di LeMercier, tremolante per la sofferenza e per la crescente furia, tenendo la katana sempre puntata verso di lui. «Sei tu che rifornisci di LSD gli spacciatori di Parigi?»
LeMercier ridacchiò, schernendo il suo contendente: cercò di rialzarsi, ma Chat gli bloccò un braccio in una morsa. La stretta fu tale che LeMercier fu costretto a mollare la presa sulla spada, sancendo la sua sconfitta. Con una rotazione del braccio, Chat catapultò di nuovo LeMercier a terra, ponendogli la medesima domanda.
«Preferisco morire piuttosto che concederti una confessione.» disse LeMercier beffardo.
Impassibile come sempre, Chat si chinò sul corpo dell'uomo, premendo forte col ginocchio sulla ferita al fianco, inferta poco prima. LeMercier urlò straziato per la sofferenza e, finalmente, si arrese dimostrando di non essere il duro che credeva. «D'accordo, d'accordo. Sì, rifornisco io i principali spacciatori a Parigi. La roba mi arriva tramite le spedizioni dal Sud America, opportunamente mascherate.»
«Tutto registrato, Chat Noir.» disse Plagg. «E... Inviata alla polizia. Ora vattene da lì.»
Chat colpì in pieno volto LeMercier, mettendolo ko e fuggì dalla villa, riuscendo ad evitare uno scontro con la polizia grazie alla sua freccia rampino.
«Siamo a tre.» disse Chat, una volta lontano da lì, in sella alla sua moto nera.
Plagg sbadigliò. «Torni a casa?»
«Sì. Va pure a dormire, Plagg.»
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Per Amore e per Vendetta
FanfictionUna vendetta non può mai definirsi giustizia, neanche se nasce dal desiderio di onorare la memoria di un amore perduto prematuramente. Un concetto molto comune, vero, antico come antiche sono le leggende che trascinano i personaggi di questa storia...