La sera, Marinette era solita sedersi sulla sdraio del suo terrazzino: a volte disegnava sul suo taccuino dei capi di abbigliamento, avendo un naturale talento per la moda, altre volte chiudeva gli occhi, lasciandosi cullare dai rumori della strada. Nonostante l'autunno fosse alle porte, la temperatura di sera era piuttosto gradevole, consentendo a Marinette di non perdere tempo a cambiarsi gli abiti.
«Persona singolare quello che è entrato nella pasticceria oggi, vero?» disse Tikki, appoggiata sulla spalla della ragazza.
«Mai visto uno così fissato con il formaggio. Fortuna che i clienti venuti dopo non hanno chiesto dolci di quel tipo. Li avevo finiti.»
Ripensare a quella scena fece scoppiare a ridere le due amiche; risate che furono interrotte dall'insistente suono proveniente da un piccolo dispositivo che Marinette aveva appoggiato sul tavolino accanto alla sdraio. Diversi mesi dopo essere diventata Ladybug, la polizia aveva deciso di inventare un modo per poter contattare la supereroina quando ne avesse avuto bisogno: fu così che le consegnarono un cercapersone particolare che emetteva suoni o vibrazioni di diversa intensità a seconda del livello di emergenza. Il dispositivo funzionava in entrambi i sensi dato che, spesso, Ladybug arrivava prima sul luogo.
In quel momento il suono era molto intenso, segno che l'emergenza era molto grave: Marinette scambiò un segno di intesa con Tikki, la quale si illuminò e fu risucchiata nell'orecchino sinistro indossato dalla ragazza, e sia questo che quello destro divennero rossi a pois neri. In un attimo l'intero corpo di Marinette fu inondato da un bagliore rosso che le trasformò i vestiti in una tuta attillata, quasi una seconda pelle rosso porpora e stivali dello stesso colore con tacco a spillo. Una cintura le cinse i fianchi: reggeva un piccolo yo-yo ed una pochette con fantasia a coccinella.
Delle belle ali luminose sfumate di nero ma trasparenti le spuntarono dalla schiena. Si librò nell'aria sollevandosi di poco da terra. I capelli raccolti in due codini bassi ai lati della testa le si sciolsero ed apparve nella chioma corvina una larga fascia rossa a pois neri. Una maschera della stessa fantasia le copriva il viso all'altezza degli occhi azzurri e brillanti. La trasformazione in Ladybug era compiuta.Con un balzo, Ladybug si librò in volo sui tetti di Parigi, percorrendo in breve tempo decine di metri. Con il suo auricolare sull'orecchio destro si mise in comunicazione con il commissario Raincomprix in modo da conoscere il luogo dell'emergenza.
Ladybug raggiunse il luogo dello scontro: diverse automobili della polizia erano sul luogo, con agenti intenti a raccogliere indizi e testimonianze, mentre un gruppetto di giornalisti circondò il luogo recintato nella speranza di cogliere qualche informazione.
«Commissario!» Ladybug atterrò in grande stile a pochi passi da Raincomprix. «Cos'è successo?»
«Roba da professionisti, Ladybug.» Il commissario tirò un lungo sospiro. «La vittima è Serge Murin, l'amministratore delegato della Murin Express. Si trovava nel suo appartamento da solo quando qualcuno ha fatto irruzione e lo ha colpito con una freccia alla spalla destra. In seguito c'è stata una colluttazione: Murin ha provato a difendersi ma ha avuto la peggio ed ha riportato numerose ferite da taglio su arti e torace. Al momento si trova in ospedale sotto osservazione. Abbiamo già passato al tappeto l'appartamento, ma non abbiamo trovato nulla.»
«Testimonianze ne abbiamo?»
«Solo un rumore di vetri che si rompono e urla disumane. Nessuno ha visto nulla. Non deve essere successo più di 10 minuti fa, comunque; riteniamo che chiunque sia il responsabile, debba trovarsi ancora nei paraggi per questo stiamo pattugliando il quartiere.»
«Do un'occhiata dall'alto.» Ladybug spiccò il volo con le sue ali magiche. Purtroppo per lei, non trovò tracce o indizi, nemmeno sui tetti degli edifici vicini.
Si fermò su uno di essi, pensierosa sulla situazione, chiedendosi come avesse potuto essere così veloce la persona che aveva aggredito Murin.
Un rumore simile ad un sibilo fendette l'aria: una freccia nera sfiorò il volto di Ladybug tranciandole una piccola ciocca di capelli prima di conficcarsi nel muro lì accanto. Il cuore le batteva all'impazzata per lo spavento: gli occhi sbarrati, fissi sulla freccia conficcata nel muro, mentre una piccola goccia di sudore le rigò la fronte pallida. Ripresasi da quel momento di shock, la supereroina si girò di scatto: a diversi metri da lei, su un tetto, scorse la sagoma nera di un uomo incappucciato. Reggeva tra le mani un arco. Dietro la sua testa spuntavano delle frecce inserite in una faretra e l'elsa di una spada. Sfilò una freccia dalla faretra e gliela puntò contro tramite il suo arco.
STAI LEGGENDO
Per Amore e per Vendetta
FanfictionUna vendetta non può mai definirsi giustizia, neanche se nasce dal desiderio di onorare la memoria di un amore perduto prematuramente. Un concetto molto comune, vero, antico come antiche sono le leggende che trascinano i personaggi di questa storia...