Capitolo 19

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Adrien e Plagg erano seduti ad un tavolo al Cafè D'Argent.

Non avevano avuto modo di parlare in tranquillità prima di quel giorno, scambiandosi solo brevi dialoghi di cortesia: il primo tentò di allacciare un buon rapporto col padre, standogli vicino nel momento di difficoltà; il secondo, invece, su richiesta dello stesso Gabriel, assisté Nathalie nell'organizzazione della sfilata di Capodanno, progettando un efficiente sistema di sicurezza, in modo da rassicurare gli invitati.

Approfittarono, dunque, di qualche ora di riposo per pranzare nel bistrot: il luogo non era  affollato, ma il vociare garantiva ugualmente un certo grado di privacy.

Plagg aveva raccontato all'amico di come aveva assistito Ladybug, come l'aveva curata e del consiglio di non farsi vedere in giro, fin quando non si sarebbe ripresa e le acque non si sarebbero calmate.

«Spero sia più ubbidiente di te e che segua il mio consiglio.» aveva scherzato l'uomo.

Alla domanda riguardo la sua identità segreta, aveva mantenuto un riservato silenzio e, dunque, Adrien decise di non insistere: sapeva che Plagg detestava mentirgli e, quindi, comprese che quel silenzio celava una necessaria cautela.

Adrien, invece, tentò di descrivere ogni singolo dettaglio che ricordasse di quella sera, soffermandosi sulle conseguenze che aveva avuto sulla sua psiche l'incontro con Papillon. «Ogni volta che chiudo gli occhi, vedo quella maschera grigia, quegli occhi iniettati di sangue e il suo ghigno mentre preme quel bottone e fa esplodere le bombe.»

«Riusciremo a sconfiggerlo, fidati di me. Per il momento, do anche a te lo stesso consiglio: profilo basso.»

Adrien strinse con rabbia la forchetta che impugnava nella mano destra. «Sai perché mi ha battuto, Plagg?» il suo sguardo era fulminante.

«Perché eri fuori forma, come ti avevo anche ampiamente avvisato?» ribatté Plagg, con una punta di ironia.

«Perché ero distratto!» Adrien batté il pugno sul tavolo.

Alcuni commensali si voltarono nella loro direzione e Plagg rivolse loro un sorriso di scuse miste ad imbarazzo.

Adrien, intanto, proseguì, stavolta con un tono di voce più basso ma furioso: «Non posso combattere se nella testa ho in mente altre persone. Ricordi cosa è successo il giorno della sfilata?»

«Ladybug ti ha fatto pelo e contropelo.»

«Esatto! Perché ero distratto!»

Plagg inarcò un sopracciglio e si sporse in direzione dell'amico. «Non mi piace la piega che sta prendendo questa conversazione.»

«Devo allontanare Marinette da me.»

Plagg roteò gli occhi verso l'alto. «Ecco la sciocchezza del giorno.»

«Sono serio, Plagg. Stando vicino a me corre troppi rischi. Se penso a lei non sono concentrato. E se non sono concentrato non otterremo mai quello che vogliamo.»

«Dunque, fammi capire bene...» commentò Plagg, concentrato su Adrien, nonostante l'invitante fetta di Angus irlandese che aveva sotto al naso. «Tu vorresti allontanare una ragazza dal cuore d'oro, che potrebbe farti diventare molto più forte e giusto di quanto sia ora, che ti tiene sveglio la notte, per una sciocca supposizione?»

«È la realtà dei fatti, Plagg, non una semplice supposizione.»

«Ti rendi conto dell'idiozia delle tue parole? Marinette è la prima persona in cinque anni in grado di farti sorridere e scaldare il cuore, proprio come...»

«Non dirlo, Plagg!» Adrien alzò l'indice davanti al suo volto.

Plagg scosse il capo. «Credevo di averti insegnato bene in questi anni. Evidentemente mi sbagliavo.»

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