Alya era elettrizzata quella mattina; nonostante la aspettasse una pesante giornata scolastica, la notizia che la sua migliore amica era stata invitata nientepopodimeno che da Adrien Agreste, la mandava in estasi.
Erano circa le 7:30, quando piombò all'ingresso della pasticceria Dupain-Cheng, pronta a regalare all'amica consigli su abbigliamento e trucco da sfoggiare quel giorno.
Sabine la accolse con affetto, riferendole che Marinette era ancora tra le braccia di Morfeo.
«Ci penso io a tirarla fuori da quel letto, Sabine.» affermò con decisione Alya. Salì le scale ed aprì la botola della stanza della corvina; accortasi della sua presenza, Tikki si nascose, dopo aver provato più volte, anche se invano, a svegliare l'amica.
In silenzio, Alya salì le scale del soppalco con un ghigno sagace dipinto sul volto. Sfilò il cuscino a forma di gatto bianco, poggiato sulla spalliera del letto e lo sollevò in aria. Con un colpo secco, colpì Marinette in pieno volto. «Sveglia rubacuori! Oggi è il gran giorno!»
Ancora assonnata, spaventata ed irritata, Marinette uggiolò con tono esasperato: «Alya... Che ci fai qui? Che ore sono?»
«Alzati, forza!» ordinò perentoria Alya. «Ho poco tempo per farti vestire e truccarti al meglio.»
«Ma perché?»
«Come sarebbe "perché"?» Alya gesticolò in modo teatrale. «Vuoi fare tardi proprio oggi che il tuo principe azzurro dagli occhi verdi ti condurrà nel suo castello? Adesso scendi subito da questo letto e vai a prepararti; io nel frattempo cerco un bell'outfit e preparo la borsa del trucco.»
Marinette decise di non tirare troppo la corda e di obbedire agli ordini tassativi dell'amica: quando Alya era così determinata era opportuno non contraddirla o poteva diventare più pericolosa di uno dei criminali che solitamente affrontava Ladybug.
Alya analizzò l'armadio dell'amica. «Dobbiamo rinnovare il tuo armadio in vista della sfilata.»
Dopo aver esaminato con cura i vari abbinamenti, scelse un dolcevita scuro, dei jeans chiari ed un paio di sneakers color argento. Dato che Marinette non amava truccarsi, preferendo lasciare il viso pulito, Alya optò per un make-up leggero. Le legò i capelli in una coda di cavallo alta lasciandole due ciocche che le accarezzavano i lati del viso.
L'aspetto più appariscente della giovane Dupain-Cheng non passò inosservato tra i compagni di scuola: era una delle ragazze più belle dell'istituto, attirando spesso anche molte invidie da parte della fazione femminile, anche se lei non era il tipo da ostentare sicumera, come, invece, era solita fare Chloè.
I numerosi commenti di ammirazione seguitarono anche all'ingresso in aula di Marinette ed Alya; con i suoi soliti modi plateali, Kim fece intendere di gradire il look sfoggiato dalla corvina.
«Placa i tuoi bollenti spiriti, scimmione.» commentò Alix.
Alya, raggiante in volto e fiera della sua opera, si rivolse a Marinette: «Visto che successo?»
«Non mi piace stare al centro dell'attenzione; mi mette a disagio.» mormorò, imbarazzata, Marinette.
«Abituati.» Alya salutò il suo fidanzato Nino. «Quando diventerai la signora Agreste...» ghignò sottovoce facendo arrossire l'amica. «Sarai spesso sotto la luce dei riflettori, specialmente se gli abiti che indosserà porteranno la tua firma.»
Nino si intromise nella conversazione, certo che il soggetto fosse il suo compagno di banco: «Ieri mi ha detto a telefono che sarà presente alla sfilata. Sicuramente la sua presenza, insieme a quella di Audrey Bourgeois, porterà molta più visibilità all'evento.»
«In pratica è il primo passo per la tua carriera di stilista mondiale.» proseguì Alya.
Seppur leggermente intimidita dal giudizio della madre di Chloè, Marinette era grata del sostegno e della fiducia che i suoi amici riponevano in lei: spesso viveva delle pesanti insicurezze e lo trovava anche ironico visto che, nei panni Ladybug, era l'esatto opposto, sempre fiera e sicura di sé. «Spero che ad Adrien piaccia.» Aprì il suo quaderno dove aveva disegnato l'abito della sfilata.
«Lo saprai presto.» Alya la colpì sul gomito per attirare la sua attenzione. «Lupus in fabula.»
Proprio in quell'istante, Adrien entrò in aula: il suo volto aveva la solita espressione fredda, ma il suo sguardo sembrava più disteso e sereno. L'unica ad accorgersene fu Marinette la quale, nel tempo, aveva imparato a leggere scrupolosamente dietro le poche espressioni che Adrien mostrava; sapeva quando era spazientito, sapeva quando era sereno e sapeva quando era malinconico, tutte impressioni confermate in seguito da Nino, al quale il modello era solito raccontare gli episodi significativi che gli accadevano.
Quel giorno, nemmeno i capricci di Chloè, furente al pensiero che il "suo" Adrien avesse invitato la Dupain-Cheng a casa sua, privilegio finora mai toccato a lei, erano riusciti a spegnere quell'evidente entusiasmo nel biondo.
«Non mi piace che la pasticceria pasticciona passi così tanto tempo vicino al mio Adrien.» sibilò a Sabrina. Poi, con sguardo sinistro, cantilenò: «Questa sfilata sarà il tuo peggior incubo, Marinette Dupain-Cheng.»
Adrien attese impaziente il suono della campanella che sanciva la fine delle lezioni; quella mattina era riuscito a sopravvivere ai commenti maliziosi di Plagg, inerenti, per la maggiore, alle ore che il giovane Agreste avrebbe passato insieme alla bella pasticciera. E quando Adrien aveva spiegato che lo faceva solo per perseguire il loro piano alla sfilata, Plagg gli aveva risposto beffardo: «Ti ricordo che l'avevi già invitata a casa quando abbiamo parlato del nostro piano.»
Colpito ed affondato.
Adrien non poté ribattere alla considerazione dell'amico e si era limitato ad eseguire un grugnito di frustrazione.
Per sua fortuna, Plagg era impegnato nella ricerca di un rifugio sicuro, da utilizzare come base per le loro avventure notturne.
Come un vero cavaliere di altri tempi, dai modi cordiali e gentili, Adrien condusse Marinette nell'enorme villa; nonostante lo stupore dovuto alla vastità dei saloni, la ragazza riuscì ad avvertire la freddezza del posto e la tristezza di cui erano permeate quelle mura. La stessa accoglienza che le fu rivolta rispecchiava villa Agreste: Nathalie la salutò con sufficienza, senza curarsi di nascondere sguardi inquisitori; i domestici che la incrociarono si limitarono ad indifferenti cenni con la testa; il gorilla, infine, non proferì parola.
L'espressione di Marinette si fece cupa e carica di compassione: il pensiero che Adrien dovesse vivere in quel luogo la rattristava e comprese il motivo per cui lui difficilmente esternava le proprie emozioni.
Giunti nella camera del modello, l'atmosfera cambiò: una stanza ricca di libri, cofanetti, videogiochi e di tutto l'occorrente per soddisfare le passioni di un ragazzo della sua età.
«Ho visto stadi di calcio più piccoli della tua stanza.» disse Marinette. «Credo sia almeno dieci volte la mia casa.»
Adrien ridacchiò, stupendosi ancora una volta di quanto riuscisse ad essere spensierato al suo fianco.
La fece accomodare su una sedia accanto alla scrivania, su cui erano posati i tre monitor del computer: sugli schermi era raffigurata una splendida fotografia, Adrien insieme alla madre sorridenti, felici e radiosi.
«È lei vero?» Marinette indicò con la testa la foto.
«Mia madre. Emilie.»
«Era molto bella. Hai il suo stesso sguardo e sorriso.» considerò la ragazza, arrossendo subito dopo, accortasi di ciò che aveva appena detto.
Adrien si sedette accanto a lei. «Mi manca molto. Avevo promesso che sarei andato da lei, nel luogo dove è sepolta, ma...» prese un lungo respiro. «Non ho ancora trovato il coraggio. Temo che sia perché, se la andassi a trovare, sarebbe come accettare il fatto che sia morta e non so se sono pronto a lasciarla andare.»
Marinette poggiò la sua mano su quella di Adrien, il quale, cercando un sostegno su cui poggiarsi e trovandolo nella ragazza seduta accanto a lui, gliela afferrò stringendola teneramente.
«Sono sicura che lei è sempre al tuo fianco. Qui dentro.» gli toccò il petto, all'altezza del cuore.
Grato del supporto che gli stava donando in quel momento difficile, Adrien sorrise e prendendo un bel respiro liberatorio. «Cambiamo argomento. Posso vedere la tua creazione?»
Marinette estrasse dalla sua cartella il quaderno, aprendolo alla pagina del disegno. «Ho preso ispirazione dalla bandiera francese per i colori. E lo stile dell'abito ricorda quello dell'epoca della Rivoluzione, anche se ha un taglio moderno.»
«Devo chiederti una cosa, Marinette.» Adrien analizzò ogni dettaglio di quel disegno. «Vorrei essere il tuo modello alla sfilata se per te va bene.»
«I-Il mio m-modello?» Marinette non riusciva a credere alle sue orecchie: la persona che da mesi occupava stabilmente i suoi pensieri le stava chiedendo di indossare la sua creazione e di sfilare con essa. «Dici sul serio?»
«È un abito magnifico! Erano anni che non vedevo una creazione simile; la cura dei dettagli, i colori... È tutto perfetto.»
Marinette sentì il volto farsi rovente a tutti quei complimenti ed abbassò il capo, mormorando qualcosa di simile ad un ringraziamento. «S-Sicuro che tuo padre sarà d'accordo a farti...»
«Non pensiamo a mio padre.» insistette Adrien. «Sono abbastanza autonomo da poter decidere da solo le persone che desidero aiutare. E in questo modo, potrò farglielo capire.»
«Se ti fa piacere...» sussurrò Marinette. «Accetto volentieri.»
Felice come un bambino, senza nemmeno curarsi di non darlo a vedere, Adrien si alzò dalla sedia. «Credo sia opportuno che tu mi prenda le misure. Corro a prendere un metro nello studio di mio padre.»
Marinette approfittò di quel momento di solitudine per rilassare il suo corpo: stava vivendo emozioni fortissime e il suo cuore aumentava i battiti ad ogni parola pronunciata da Adrien.
Aprì la sua pochette e scambiò un veloce sguardo con Tikki, la quale, oltre ad essere soddisfatta per la sua cara amica, avvertiva un grande calore al petto in vicinanza del biondo, una sensazione a lei familiare ma di cui non ne aveva memoria da tempo.
Non ci volle molto perché Adrien facesse ritorno alla sua camera: fino a quel momento, non aveva mai smesso di sorridere e, di certo, non si trattava del suo piano in vista della sfilata, ma aveva a che fare con la ragazza dagli splendidi occhi azzurri. Forse per orgoglio, forse per paura di affezionarsi di nuovo così tanto ad una persona, Adrien si ostinava a rifiutare questo pensiero, cercando di focalizzare la sua attenzione sulla sua missione e solo su quella.
Come una vera professionista, aiutata anche dagli utili consigli del modello, Marinette appuntò tutto ciò che le serviva per confezionare l'abito su misura.
«Pensi di farcela per il giorno della sfilata?» chiese Adrien.
«Sono piuttosto veloce a cucire. Solo che...» si interruppe come se fosse smarrita.
«Cosa?»
«Credo che dovremmo provarlo più volte.» buttò tutto d'un fiato, sottraendosi alla vista del biondo. «È un problema per te?»
«Affatto.» dichiarò fiero Adrien. «Però sarebbe meglio vederci qui; sai, dopo l'avventura di sabato, mio padre mi ha messo alle calcagna il gorilla ventiquattro ore su ventiquattro. E non desidero creare disagi a te o alla tua famiglia; so già che vi metterebbe in soggezione.»
«Non vorrei approfittare troppo della tua ospitalità.»
Adrien scosse la testa. «Tranquilla, a me fa piacere la tua compagnia. Desidero che il tuo abito sia perfetto.»
Nei giorni che seguirono, in tanti ebbero diverse faccende da adempiere: Marinette si recava spesso a villa Agreste dopo la scuola, fatta eccezione per i pomeriggi di lezione di scherma, in modo da lavorare insieme ad Adrien sul completo; lo stesso Adrien, nei panni del suo alter ego arciere, ispezionò di notte il luogo della sfilata, segnando tutti i punti di interesse; Plagg valutò vari siti dove poter stabilire un agevole rifugio per lui e Chat Noir, prediligendo posti vicini alla villa, muniti di garage al coperto per la sua auto e la moto di Adrien; Alya si organizzò con il gruppo di amiche per sostenere Marinette alla sfilata, preparando anche la sua videocamera per riprendere eventuali momenti clou; Nino era riuscito ad ottenere il compito di gestire la musica da trasmettere durante il defilé; Chloè pensò ad un qualunque modo per rovinare la festa alla sua acerrima rivale, più agguerrita che mai dopo aver saputo che Marinette andava spesso a trovare Adrien a casa sua, su suo invito e che addirittura avrebbe indossato l'abito da lei disegnato alla sfilata; infine, Gabriel si mostrò sorprendentemente interessato a questo evento ed in particolare alla giovane Dupain-Cheng, incuriosito dal sostegno così deciso del figlio nei suoi confronti, decidendo di prendere parte anche lui alla sfilata.
Angolo Autore:
I'M BACK!!!
Finalmente riprendiamo la storia e ritroviamo i nostri protagonisti dove li avevamo lasciati.
Ricapitolando: la situazione si sta smuovendo. La nostra Chloè sta tramando qualcosa, Alya è quasi più contenta lei di Marinette di questa sfilata e quei due, beh... Lascio a voi le conclusioni.
Preparatevi ad un'elettrizzante defilé.
Alla prossima.
Nike90Wyatt
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Per Amore e per Vendetta
FanfictionUna vendetta non può mai definirsi giustizia, neanche se nasce dal desiderio di onorare la memoria di un amore perduto prematuramente. Un concetto molto comune, vero, antico come antiche sono le leggende che trascinano i personaggi di questa storia...