La freccia centrò in pieno la mano armata di Gabriel, trapassandola da parte a parte. L'uomo lasciò cadere la pistola a terra, con un urlo straziante. Adrien scoccò rapidamente un'altra freccia, infilzando la pistola, bloccandone la sicura e rendendola inutilizzabile.
Corse, poi, verso il padre e scivolò sull'asfalto colpendolo all'altezza delle caviglie. Con un colpo di reni si rialzò immediatamente e sguainò la katana, puntandola contro il padre. «Hai perso, papà.»
Gabriel si sollevò da terra, rimanendo in ginocchio, mentre si teneva stretta la mano infilzata. Sul volto aveva un'espressione rassegnata, ormai conscio che il figlio lo aveva battuto. Ma, per la prima volta dopo tanto tempo, si sentì svuotato di tutta quella rabbia e meschinità che lo avevano guidato in quegli anni. Abbassò il capo e sorrise. «La tua tenacia è ammirevole, figliolo. Non credevo potessi avere una tale forza d'animo.»
Il tono di Adrien si addolcì. «Anch'io lo faccio per la mamma. Voglio giustizia per lei; trovare chi l'ha uccisa. Per questo davo la caccia ai membri della Rouge & Noir. Tutti loro pagheranno. L'ho giurato: onorerò la sua memoria.»
Alle parole del figlio, Gabriel avvertì un nodo alla gola, mentre calde lacrime iniziarono a scendergli sulle guance. «Sei un bravo ragazzo Adrien. Diventerai un uomo giusto.» alzò lo sguardo per guardarlo negli occhi, gli stessi occhi di Emilie. «Tua madre sarebbe fiera di te. E lo sono anch'io.» riassunse una posizione eretta in piedi, claudicante e, con un verso di sofferenza, liberò la mano dalla freccia. Guardò di nuovo il figlio. «Pagherò per i miei errori, per i miei crimini, per il male che ho fatto. Spero che, un giorno, tu possa perdonarmi.»
Adrien rilassò i muscoli del volto, accennando un lieve sorriso. Abbassò la katana ed appoggiò una mano sulla spalla del padre. «L'ho già fatto.»
Il suono di decine di sirene echeggiò seguito dal rumore di forti sgommate: berline e fuoristrada neri apparvero in lontananza. Da essi sbucarono diversi uomini in completi scuri insieme ad agenti pesantemente equipaggiati. Adrien intuì subito chi erano: servizi segreti.
«Dovresti andare.» disse Gabriel. Indicò con la testa Ladybug. «Non lasciartela sfuggire.»
Adrien indossò nuovamente il cappuccio e sollevò la ragazza. Scambiò un cenno d'intesa con il padre e si avviò.
Gabriel lo fermò. «Adrien!» il ragazzo si voltò. «Le fialette. Distruggile tutte. Sono nel mio covo.»
Adrien scosse la testa. «Quando sono fuggito, non c'erano più.»
«Allora le ha prese lei.»
«Nathalie?»
Gabriel annuì. «Fermala Adrien! Solo tu puoi farlo.»
Con un'espressione carica di determinazione, Adrien fece intendere di aver recepito il messaggio.
Prima, però, doveva mettere al sicuro Marinette. Caricò il suo corpo sulla schiena e si assicurò che non potesse cadere durante la corsa in moto. Montò in sella e guardò un'ultima volta verso la piazza: vide Gabriel ammanettato e scortato da quegli uomini. Sospirò ma fu sollevato: per una volta, il padre aveva fatto la scelta giusta.
Marinette riacquistò conoscenza all'interno del rifugio di Chat Noir, nella camera dove, il giorno prima, era stata operata. Sbatté velocemente le palpebre, in modo da diradare la vista annebbiata. Era certa di essere stata nuovamente sedata e che le era stato somministrato il siero cicatrizzante di Natale. Girò la testa alla sua sinistra e vide Angelina concentrata a fasciare la ferita.
Questa si accorse che era rinvenuta e le sorrise. «Ben svegliata.»
Marinette ricambiò il sorriso, accorgendosi anche di Tikki, accoccolata sulle sue gambe, che le chiese: «Come stai, Marinette?»
Marinette iniziò a massaggiarsi un punto sulla nuca, emettendo piccoli versi di dolore. «Mi fa male qui.»
«Sei sbattuta sull'asfalto su quel punto e hai perso i sensi.» disse Angelina, continuando a trafficare con la fasciatura.
«Sei una gran testarda!» esclamò Tikki in tono di rimprovero.
Marinette la guardò con espressione mortificata, ma Angelina intervenne in sua difesa: «Non essere troppo severa con lei.» terminò le operazioni di bendaggio e ricoprì il punto con la maglietta del pigiama che indossava Marinette. «Finito. Ho rimesso a posto i punti che erano saltati. Il siero cicatrizzante farà il resto. Stavolta, però, dovrai stare davvero a riposo.»
Marinette annuì. «Scusatemi. Sono stata troppo avventata.» guardò oltre la spalla di Angelina e scorse Chat, appoggiato con la schiena al muro, a braccia incrociate.
Angelina si rialzò e, dopo aver accarezzato la guancia di Marinette strizzando l'occhio, scambiò un cenno d'intesa con Tikki. «Vi lasciamo soli.»
Chat spostò il sediolino dov'era seduta Angelina e si accomodò a metà letto.
«Cos'è successo?» chiese Marinette.
Chat le afferrò affettuosamente la mano. «L'ho fermato. I servizi segreti sono giunti sul posto e l'hanno arrestato.»
«Dunque è finita?»
Lui scosse la testa. Marinette sollevò il busto e si sedette anche lei a metà letto. Chat provò a fermarla ma lei disse: «Sto bene, tranquillo. Angelina è una vera maga.»
La ragazza appoggiò la testa sulla spalla di Chat. Lui sussultò, inebriato dal suo profumo, il cuore iniziò a battergli dieci volte più veloce del normale. «Papillon era Gabriel Agreste.» dichiarò, infine.
Marinette alzò di scatto la testa, ma, dalla sua espressione, non parve molto sorpresa. «Adrien è al sicuro?»
«Lo è. Non credo gli avrebbe fatto del male. Voleva vendicare l'omicidio della moglie uccidendo te, distruggendo il Miraculous e mettendo la città a ferro e fuoco. Quella di stasera era solo la punta dell'iceberg del suo folle piano. Ha bevuto un siero per diventare più forte, un progetto per cui ha sfruttato i finanziamenti della Rouge & Noir.» fece una pausa. «Il siero restante è sparito. L'ha preso Nathalie Sancoeur. E tocca a me fermarla.»
Marinette si intristì. Non aveva la possibilità di aiutarlo in quell'ultima impresa. «Pensi di farcela?»
Chat sospirò. «Se ha bevuto il siero, non credo di avere molte chance. Ma devo comunque provarci.»
Ammirata dal suo coraggio, Marinette gli strinse la mano e lo baciò sulla guancia. «Così, sono certa che ci riuscirai.» ammiccò. «Capisci cosa intendo, vero?»
Chat si fermò a fissarla con stupore, perdendosi nell'azzurro dei suoi occhi. Come, ormai, accadeva sempre al fianco della bella Dupain-Cheng, il giovane perse la connessione con il cervello e agì d'istinto: si chinò e la baciò sulle labbra.
Lei rimase inizialmente confusa e sorpresa, poi sorrise e lo colpì con un buffetto sul viso. «Ringrazia che sono debole e senza poteri. Altrimenti ti avrei concesso il bis della cinquina che ti ho rifilato tempo fa.»
Adrien lasciò la camera, consentendo a Marinette di riposare e cercando di placare il turbinio di emozioni che lo travolgeva. Doveva ritrovare la giusta concentrazione per affrontare quell'ultima sfida.
Si rivolse a Plagg: «Hai chiamato tu i servizi segreti?»
L'uomo alzò le spalle. «Se non l'avessi fatto, sarebbero arrivati comunque. Vogliono la Rouge & Noir. Tutti i membri. Ho appena parlato con colei che gestisce l'operazione: ha detto che in tutta Parigi c'erano degli ordigni pronti ad esplodere. Li hanno disinnescati tutti. Il piano di tuo padre è fallito, per fortuna.»
«Al momento, Nathalie è la nostra priorità.» ribadì Adrien.
«Lo so.» affermò Plagg. «Mi chiameranno appena l'avranno localizzata. Ho pattuito che fossi tu ad affrontarla. Te la senti?»
Adrien guardò Plagg, quindi si rivolse a Tikki: «Mi fido dell'istinto di Marinette. Ha detto che posso farcela.»
Tikki sorrise compiaciuta.
Il cellulare di Plagg trillò. Nathalie era stata rintracciata. «Interverranno ad un tuo segnale, Adrien.»
Il ragazzo alzò il pollice verso l'alto con il volto carico di audacia. «Mettiamo fine a questa storia.»
Adrien attraversò il dedalo di strade parigine.
L'intervento dei tecnici aveva ripristinato parte delle centraline elettriche ed alcuni quartieri erano nuovamente illuminati. Non potendo più contare sulla visione notturna del suo visore, indossando solo il suo cappuccio, Adrien era più che felice che il luogo da raggiungere fosse situato in uno di questi quartieri.
La villetta dove si era nascosta Nathalie si trovava a sud di Parigi: la donna la utilizzava come abitazione nelle rare occasioni in cui era libera dal lavoro. Era lì che si riuniva con Auguste Fabre; entrambi avevano manovrato le mosse di Gabriel, guidandolo nella realizzazione del suo piano, suggerendogli le mosse da mettere in atto. Certo, si sarebbero aspettati un risultato più soddisfacente di quello ottenuto, ma la variabile determinante era stata la presenza di Chat Noir. Ed ora, Nathalie conosceva la sua vera identità, il suo modo di agire, le sue debolezze, e ne avrebbe approfittato.
Sapeva che, ormai, i servizi segreti erano a conoscenza della sua implicazione nella storia e che erano sulle sue tracce, sapeva che Gabriel, una volta catturato, avrebbe confessato riguardo la natura del siero e sapeva che Adrien sarebbe arrivato da lei prima di chiunque altro. Eliminare lui significava neutralizzare l'ultimo baluardo difensivo che la separava dall'oggetto delle sue brame: il Miraculous.
Si trovava nel salotto dove si incontrava con Fabre, quando sentì il rombo della moto di Chat Noir: due poltrone nere poste una di fronte all'altra, un tavolino in legno e pareti spoglie eccetto una. Un'abitazione tutt'altro che accogliente.
Adrien penetrò nella casa con l'arco puntato, attraversò l'anticamera e raggiunse il salotto.
Nathalie gli dava le spalle fissando l'unico quadro appeso in quella stanza, raffigurante una rosa nera: aveva la sua solita postura dritta e le mani incrociate dietro la schiena. Solo il vestiario era diverso: indossava una divisa militare nera e stivali beige. «Ti stavo aspettando, Adrien.»
Adrien notò subito le fialette vuote sul tavolino. «Le hai bevute?»
«Mio padre è sempre stato un uomo severo con me: a 18 anni mi ha costretta ad arruolarmi nell'esercito. Quando è morto, l'ultima parola che mi ha sussurrato è stata "Disappunto".»
«Fermati finché sei in tempo.» disse il ragazzo.
Lei girò la testa di 90 gradi. «Sono già troppo avanti per tornare indietro, Adrien. Grazie a quelle, togliere di mezzo Fabre sarà uno scherzo. Con Gabriel fuorigioco ho già la casa di moda in pugno. E quando toglierò di mezzo quella ragazzina ed entrerò in possesso del Miraculous, otterrò il pieno potere! Nulla mi potrà fermare. Mio padre sarà finalmente fiero di me.»
Adrien scoccò una freccia ma Nathalie chinò il busto e la schivò. Ora era certo che non sarebbe stata una passeggiata affrontarla.
Lei proseguì: «L'unica cosa che mi dispiacerà sarà uccidere te, Adrien. Sei l'unica persona a cui mi sia mai affezionata. Morirai dove è iniziato tutto.»
«Di che parli?»
Nathalie infilò la mano in una tasca; alzò il pugno e si voltò, mostrando al ragazzo ciò che impugnava.
Adrien restò scioccato, pietrificato quando vide l'oggetto: il medaglione di sua madre, quello che le era stato strappato la notte in cui fu uccisa.
«Tu... L'hai uccisa tu.»
«Come mai sei qui a quest'ora, Emilie?»
Nathalie accolse la signora Agreste nella sua abitazione. Erano all'incirca le 22:00, e, dato l'orario, la donna si stupì non poco di quella visita inaspettata.
Giunte nel salotto, Emilie le mostrò un cellulare. I suoi occhi erano colmi di collera. «L'hai dimenticato nello studio di Gabriel. Ha squillato per diversi minuti e ho risposto pensando che fosse importante.» lo gettò a terra con foga e tornò a guardare la donna dinnanzi a lei. «Riesci a immaginare la mia sorpresa nel sentire la voce di Noel Norren all'apparecchio?»
Nathalie non batté ciglio.
«Da quanto sai che è vivo? Perché sei in contatto con lui?» insistette Emilie.
«Da un po'. Non so come abbia fatto a salvarsi da quell'esplosione. Mi ha chiesto di aiutarlo a nascondersi, così ho fatto quello che ritenevo giusto: trovargli una nuova identità. Ora si fa chiamare Norvich Nursef.»
Emilie le afferrò il braccio con una smorfia di disgusto dipinta sul volto. «Quindi sapevi tutto? Sei anche tu della Rouge & Noir?»
Nathalie si liberò con strafottenza della presa ed alzò le spalle. «Non proprio. Auguste apprezza le attenzioni che gli concedo ed il fatto di non appartenere ufficialmente al gruppo, mi lascia una certa libertà.»
«Nathalie, ti rendi conto di quello che dici? Quelli sono dei criminali!»
«Sono utili per ottenere quello che voglio.»
«E cos'è che vorresti?»
«Il potere, Emilie. Auguste Fabre è accecato dalla sua ossessione per quei ninnoli, ma, per una volta, aveva trovato qualcosa di interessante.»
«I Miraculous.»
Nathalie annuì. «È stato un peccato che siano stati distrutti. Ma ciò non cambia i miei piani. Sono un tipo paziente; posso aspettare un'altra occasione, il momento giusto.»
«Norren è un criminale e tu l'hai aiutato a nascondersi...»
«Norren lavora per me. Ha sempre lavorato per me e per Auguste.»
Quella rivelazione lasciò Emilie senza parole. Credeva di conoscere la persona che aveva di fronte: una donna molto efficiente ed ubbidiente, dai modi molto freddi ma, comunque, risoluti. Una risorsa fondamentale per il marito. Non credeva che nascondesse una tale avidità di potere. Mosse un passo verso di lei, ma Nathalie la bloccò con la mano, estraendo con l'altra una sei colpi dal fodero della sua giacca.
«Che intendi fare?» chiese Emilie, arretrando ed alzando le mani. Una nota di paura incrinò la sua voce, guardando gli occhi che la fissavano freddi, vitrei, demoniaci come quelli di un serpente.
Impassibile, come sempre, Nathalie rispose: «Non posso permettere che qualcuno sappia di me e Norren.»
Puntò la pistola e sparò: un colpo preciso al cuore.
Lo sguardo di Emilie divenne vacuo, ogni briciolo di vitalità scomparve dai suoi occhi, mentre il corpo si accasciò sul pavimento, privo di vita.
Con una terrificante imperturbabilità, Nathalie si chinò sul cadavere e strappò dal collo della donna il medaglione, osservandolo tra le sue mani come se fosse un trofeo di caccia.
Adrien stringeva con foga l'arco nella sua mano, il corpo tremolante e la salivazione del tutto assente. Una delle persone a lui più vicine era responsabile dell'omicidio della madre e lo stava raccontando come se nulla fosse.
«Norren ha gettato il cadavere davanti alla villa, simulando una rapina. È sempre stato un ottimo alleato. Anche quando mi ha accompagnato da quell'insulso professore per fargli sputare il nome della persona cui aveva affidato il Miraculous. Ma, ultimamente, stava diventando un problema. Un problema che andava eliminato.»
Il ragazzo si impose di non lasciarsi trascinare dalla furia, di rimanere lucido; si era preparato per quattro lunghi anni per quel momento. Il momento in cui avrebbe guardato dritto negli occhi l'omicida della madre. Non poté comunque nascondere il disprezzo per la donna che aveva davanti.
Nathalie ripose il medaglione nella tasca, aprì la fondina sulla sua cintura e ne tirò fuori una sei colpi, la stessa arma con cui aveva freddato Emilie. «Non fare quella faccia, Adrien. Dovresti essere contento: stai per raggiungerla.»
«Pagherai per quello che hai fatto, Nathalie.» replicò lui, la voce impostata e fredda. Doveva ricorrere a tutto il suo autocontrollo se voleva avere una possibilità di vittoria.
Nathalie ridacchiò in modo agghiacciante. «E chi può fermarmi? Tu?» indicò il ragazzo. «In due, a stento siete riusciti a fermare Gabriel. Come pensi di poter affrontare me, da solo?»
«E chi ha detto che sono solo?»
Dal cappuccio del ragazzo sbucò Tikki, con il suo cipiglio ardito, più determinata che mai. Svolazzò accanto al volto di Adrien e scambiò con lui un segno d'intesa.
«Dunque è quel coso che da il potere al Miraculous.» commentò Nathalie. Poi ghignò nuovamente. «Non pensare che quel mostriciattolo possa cambiare le cose, Adrien.»
Senza il minimo accenno di agitazione, Adrien sollevò il braccio destro: al polso aveva il braccialetto regalatogli da Marinette, il suo Lucky Charm. Accanto alle pietre smeraldine, erano legati i due orecchini della Coccinella che, poco prima, Marinette stessa gli aveva consegnato, affinché avesse un'arma in più per fronteggiare la donna potenziata dal siero.
Tikki si illuminò e fu assorbita all'interno degli orecchini: un intenso bagliore bianco e rosso ricoprì l'intero corpo di Adrien, costringendo Nathalie a coprirsi gli occhi con un braccio.
Sul volto di Adrien comparve una mascherina rossa a pois neri; il suo costume non cambiò, eccetto che nel colore, divenuto bordeaux, mentre la zampa felina, che aveva disegnata sul petto, si colorò di nero.
Una volta scomparso il bagliore, Nathalie fissò Adrien e, con solito tono metallico che non tradiva la minima traccia di emozione, disse: «Questa pagliacciata dovrebbe spaventarmi?»
Puntò la pistola, pronta a sparare, ma Adrien lanciò un dardo con la sua fionda centrando in pieno la canna dell'arma, bloccandone il meccanismo.
Nathalie premette un paio di volte il grilletto: accortasi dell'impossibilità di sparare, gettò la pistola di lato e si preparò allo scontro fisico, mentre Adrien fece lo stesso con l'arco. Lei si lanciò in avanti e sferrò una serie di montanti laterali; Adrien schivò i primi due muovendo semplicemente il capo di lato. Parò il terzo e spinse di lato la donna, la quale dovette utilizzare le mani per evitare l'impatto violento col muro.
Nathalie si voltò di scattò e avviò una nuova offensiva, con due ganci al torace. Adrien li respinse entrambi e contrattaccò con un calcio allo stomaco.
Nathalie barcollò all'indietro e non ebbe nemmeno il tempo di reagire poiché Adrien le bloccò la testa, afferrandole la nuca; il ragazzo la colpì con ripetute ginocchiate al costato, prima di tirarle una gomitata sulla tempia e proiettarla a terra con una rotazione del busto.
Rantolante e claudicante, Nathalie si appoggiò sul pavimento con le mani, perdendo, per la prima volta, la sua aria imperterrita. Guardò in direzione di lui, sconcertata da tanta forza e destrezza.
Adrien stava riuscendo perfettamente a non farsi trascinare dalle emozioni, conducendo egregiamente quello scontro, senza dare segni di stanchezza: le abilità donatogli dal Miraculous, la risolutezza e la razionalità di Tikki unite al suo addestramento psicofisico avevano dato vita ad un guerriero formidabile.
Sembrava non avere alcuna debolezza.
Nathalie si risollevò da terra, con una smorfia di dolore misto a frustrazione dipinta sul viso. Tentò un disperato attacco con un calcio sul fianco, ma Adrien bloccò la sua gamba, la afferrò per la gola con l'altra mano e la colpì con una poderosa testata, che le spaccò il setto nasale.
Tenendo ancora stretta la gamba della donna col braccio, la sgambettò, proiettandola nuovamente a terra stesa supina. Inarcò leggermente il busto e sferrò un ultimo pugno: la violenza fu tale da incrinarle una costola.
Adrien riassunse una posizione eretta e guardò l'ex assistente del padre dall'alto in basso: lo scontro era finito e lui aveva vinto.
«Congratulazioni, Adrien.» borbottò lei, sbeffeggiando il ragazzo. «Ora finisci il lavoro e uccidimi, così vendicherai tua madre.»
Adrien chiuse gli occhi e la trasformazione terminò; Tikki si poggiò sulla sua spalla.
Il giovane scosse il capo e disse: «Non sono come te, Nathalie. Pagherai il male che hai fatto marcendo in una cella per il resto della tua vita, con la consapevolezza di essere arrivata vicina al tuo obiettivo, ma di aver fallito miseramente per mano mia.»
Premette un tasto sul suo avambraccio; quindi, si chinò sul corpo di lei e strappò dalla tasca il medaglione di Emilie.
Uomini dei servizi segreti fecero irruzione nell'appartamento e presero in custodia Nathalie, ammanettandole mani e piedi.
Adrien indugiò per qualche istante, poi lasciò l'edificio.
Strinse forte nella mano il medaglione della madre e sussurrò: «Per te, mamma.»
Angolo Autore:
Che il cerchio si chiuda!
Ebbene, con questo capitolo si chiude finalmente l'arco narrativo della crociata di Adrien a Parigi. Finalmente ha ottenuto giustizia per sua madre Emilie, catturando la persona responsabile del suo omicidio.
Ma, andiamo con ordine. Dato che questo è il penultimo capitolo e non voglio tediarvi troppo dividerò le mie considerazioni finali sulla storia tra questo e il prossimo, in modo che lo spazio autore non diventi un papiro (già l'Epilogo è parecchio lungo).
Gabriel è uno dei personaggi più emblematici della storia: fino all'ultimo era convinto di perseguire il suo scopo, terribile, ma è bastato un confronto, un vero confronto, con suo figlio Adrien per liberare la sua mente dalla meschinità e dalla follia che in parte gli era stata inculcata da Nathalie e Fabre. Magari potrà sembrare un cambio eccessivamente repentino, ma sono convinto che anche nella serie sarà il figlio Adrien a liberare la sua anima. O almeno lo spero.
Non potevano mancare, ovviamente, momenti MariChat nella storia e spero di aver fatto felici parecchi di voi con essi, anche se ho cercato di lasciare spazio un po' a tutte le ship.
Non so in quanti di voi se lo aspettassero, ma vado particolarmente fiero della mia scelta di far usare anche ad Adrien il Miraculous, la prova che Marinette e Tikki avevano ormai piena fiducia dell'arciere. Ma questo punto verrà messo maggiormente in risalto nell'Epilogo.
Infine, la scelta di far cadere su Nathalie tutta la colpa mi è sembrata la migliore, una volta trovata la giusta motivazione che la spingesse ad agire così. Avevo bisogno di un personaggio vicino alla famiglia ma che tutti conoscessero e che, quindi, non fosse creato dal nulla, per rendere la risoluzione meno scontata.
Ora vi lascio e vi aspetto Venerdì 20 con l'Epilogo. Grazie a tutti voi per assecondare la mia follia nel creare queste storie.
Alla prossima.
Nike90Wyatt
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Per Amore e per Vendetta
FanfictionUna vendetta non può mai definirsi giustizia, neanche se nasce dal desiderio di onorare la memoria di un amore perduto prematuramente. Un concetto molto comune, vero, antico come antiche sono le leggende che trascinano i personaggi di questa storia...