Capitolo 20

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Fu entrò nella stanza, reggendosi al suo bastone, mentre, nell'altra mano, impugnava un piccolo quadretto con una fotografia.
Plagg squadrò l'uomo, cercando di cogliere quanti più dettagli possibile. Giunse, quindi, ad una conclusione: lo conosceva e, se ciò che gli aveva riferito Angelina era vero, era una persona molto vicina ad Emilie e a lui, prima che perdesse la memoria.
«Comprendo perfettamente i tuoi sospetti, Plagg.» Fu si sedette su un cuscino a gambe incrociate.
Angelina lo imitò. «Ti assicuro che noi non rappresentiamo un pericolo per te e per i due ragazzi.»
Plagg rifiutò l'invito ad accomodarsi al loro fianco, poggiando le spalle al muro con le mani incrociate all'altezza del bacino.
Fu incalzò: «Quella che sto per raccontarti è una storia al limite dell'inverosimile, alla quale chiunque stenterebbe a crederci.» si interruppe, sorridendo mentre guardava Plagg. «Chiunque tranne te. Sono certo che tu avrai una visione completa dei fatti.»
«Ha la mia attenzione.» ribatté Plagg.
Fu allungò un braccio, consegnando a Plagg la foto. «Immagino tu riconosca la donna al centro.»
Plagg assentì. «Emilie.»
«Gli uomini al suo fianco sono Noel Norren e Nicolas Santiago.» intervenne Angelina. «Mio fratello.»
«Dovrei conoscerli?» chiese Plagg.
«Credo di sì. Ma non lo ricordi.» rispose Fu. «Prima di raccontarti tutto ho bisogno di farti una domanda: cosa sai dei Miraculous?»
Plagg fece spallucce. «So che danno il potere a Ladybug, tramite una piccola creatura rossa; un kwami di nome Tikki. E so che sono i suoi orecchini. Non so altro.»
Fu si massaggiò il suo pizzetto brizzolato. «In principio i Miraculous erano due: gli orecchini della coccinella, quelli che hai visto indosso a Ladybug, e l'anello del gatto nero.»
«Il gatto nero?» Plagg era sconvolto da quella sorprendente coincidenza. «E dove si trova adesso il secondo Miraculous?»
«Distrutto.» replicò Angelina.
Fu proseguì il racconto: «Tanti anni fa, ero un professore universitario di civiltà orientali. Questi tre ragazzi erano i migliori del corso, tant'è che li nominai miei assistenti. Durante i suoi studi, Emilie si imbatté nella leggenda dei Miraculous, gioielli magici in grado di donare incredibili abilità. Spinti dalla loro curiosità, vollero organizzare una spedizione...»
«In Tibet.» intervenne Plagg.
Fu sorrise. «Vedo che hai qualche reminescenza. Secondo la leggenda le reliquie erano custodite in un tempio nascosto tra le catene montuose dell'Himalaya. Visti i costi elevati, Emilie si rivolse al marito Gabriel, il quale suggerì di farsi finanziare da un noto gruppo di filantropi francesi. La Rouge & Noir.»
«Gabriel conosce la Rouge & Noir?» domandò con stupore Plagg.
«Ne faceva parte.» disse Fu, sconvolgendo Plagg. «Grazie alla sua intercessione, ottennero un lauto finanziamento, con la promessa di consegnare loro metà del tesoro. Con riluttanza fui costretto ad accettare, benché Emilie mi avesse pregato di non farlo, convinta che un potere tanto grande avrebbe dovuto essere celato. I tre ragazzi partirono per la spedizione e dopo appena due settimane ebbero successo, tornando a Parigi con due pergamene e due scatole d'oro, sulle quali era inciso il simbolo della coccinella e quello del gatto nero. Fu un colpo di fortuna: Emilie consegnò loro le due scatole vuote, nascondendo i gioielli ed affermando di non aver trovato altro. Solo io, Nicolas e Noel eravamo a conoscenza della verità.»
«E ci credettero?»
«Apparentemente sì. Non potevamo sapere, però, che qualcuno facesse il doppio gioco: Noel, infatti, si intrufolò nello studio di Emilie e rubò l'anello, ma intercettò Nicolas che tentò di fermarlo con la forza. Nella colluttazione, l'anello entrò in contatto con una piccola scintilla elettrica, provocata dalla lampadina di un lume caduto a terra. Si generò un'esplosione che travolse entrambi. Emilie entrò nella stanza, attirata da quel boato, e vide un piccolo essere nero con occhi verdi accanto ai due corpi.»
«Il kwami del gatto nero, suppongo.» considerò Plagg.
«Precisamente. Emilie sentì il kwami esclamare: "Non perderò i miei poteri! Donerò le mie energie residue alla fonte di vita più pura!"»
Plagg chiuse gli occhi. «La fonte di vita più pura...» 
Fu annuì. «Il bambino che Emilie portava in grembo: Adrien. Era incinta di due mesi, ma nessuno di noi avrebbe mai immaginato che fosse lui il destinatario di quei poteri.»
«Dunque, è questo il motivo per cui Adrien è più forte di un normale ragazzo della sua età.» commentò Plagg.
Fu confermò. «Anche se non forte quanto un vero portatore. Emilie fu investita da un bagliore verde e svenne. Si risvegliò in ospedale, dove fui costretto a raccontare la verità a Gabriel. Fortunatamente, anche lui convenne che era saggio nascondere gli orecchini, anche se dubito che chiunque ne fosse entrato in possesso ne avrebbe sfruttato il potere.»
Plagg inarcò un sopracciglio, incuriosito, così Fu spiegò: «C'era un rituale per attivare il potere e solo Emilie riuscì a comprenderlo. Mi affidò gli orecchini e li sigillò in una scatola impossibile da aprire, sulla quale incise la frase del rituale leggibile solo tramite uno specchio. "Affidala solo a chi riterrai degno di tale potere. Una persona pura." mi raccomandò.»
Plagg sorrise compiaciuto. «Marinette.»
«La conobbi quattro anni fa. Mi bastò guardarla negli occhi per capire che era la persona giusta, la persona degna. Il tempo mi ha dato ragione.»
«Avrei scelto ugualmente.» affermò Plagg. «E gli altri due ragazzi?»
Fu rivolse lo sguardo verso Angelina, invitandola con un cenno del capo a raccontare.
La ragazza si alzò, tremolante, e si avvicinò a Plagg, perplesso da quel comportamento. «Noel e Nicolas sono stati dichiarati morti. Ma...» si interruppe e prese un profondo respiro. «Il kwami nero, dopo aver donato parte del suo potere al bambino, si impossessò del corpo di Nicolas, probabilmente privo di vita. Questo provocò una mutazione del fisico di Nicolas: divenne più robusto e slanciato e i suoi occhi da castani divennero verdi.» osservò la foto tra le mani di Plagg. «Non cambiò radicalmente, ma quanto basta affinché Emilie e Gabriel gli trovassero una nuova identità... Per proteggerlo da chiunque avesse mandato Noel a rubare l'anello.»
«Capisco. E ora dove si trova suo fratello?»
Angelina si pietrificò ed abbassò lo sguardo: chiuse gli occhi, nella speranza di trovare il coraggio di parlare, mentre una lacrima le rigò la guancia.
Plagg tentò di dire che non importava se non voleva rispondere, ma lei lo anticipò: «È qui, davanti a me.»
Dopo un secondo di smarrimento, Plagg iniziò a ridere di gusto. «Ok, questo è stato divertente...» poi, tornò serio. «Credete che mi beva questa storiella? Ci avevo creduto all'inizio, sapete? Eravate stati molto convincenti, ma avete dovuto esagerare.»
Fu si alzò di colpo in piedi e batté il suo bastone a terra con furia. «Sai come si chiamava il kwami nero? Plagg.»
«Fantastico. Ho lo stesso nome di una creatura magica millenaria. Ciò non significa che io sia lui.»
Angelina provò a spiegarsi: «Ragiona, Plagg... Il giorno in cui ti sei risvegliato dal coma era il 30 gennaio 2000. Sei stato privo di conoscenza per sedici giorni a detta dei medici.»
«Come sapete queste cose?»
Ignorando quella domanda, Fu asserì: «Sedici giorni prima. Esattamente il giorno in cui è stata registrata la morte di Nicolas Santiago.»
Plagg scosse il capo. «È assurdo. Tutta questa storia...» sbuffò, passandosi una mano tra i capelli.
«Emilie ha tenuto segreto il tutto per proteggerti. E sapendo del legame con Adrien, ha scelto di affidartelo.» disse Fu.
«Mi impediva sempre di parlare dei flash che avevo...» Plagg si convinse a poco a poco della realtà dei fatti. «Dunque, anche Gabriel sa...»
Fu annuì. «Non ebbe nessuna esitazione quando Emilie gli chiese di aiutarla a trovarti una nuova identità. Fu lui a suggerire di farti entrare in famiglia.»
Angelina strinse la mano di Plagg, che non si ritrasse, sebbene ancora scioccato. «Non pretendo che tu accetti tutto subito; questa verità potrebbe sconvolgerti la vita, ma spero che riuscirai a fidarti di noi ed accettare di lavorare insieme.»
«Perché solo ora?» chiese Plagg. Angelina e Fu si scambiarono una rapida occhiata, al che Plagg intuì. «Papillon...»
Angelina si schiarì la voce, ovattata per l'emozione. «Potrebbe essere coinvolto nell'omicidio della signora Agreste.»
«E potrebbe anche essere il mandante di Noel.» aggiunse Plagg. «Anche Papillon fa parte della Rouge & Noir.»
Fu si avvicinò a lui ed allungò la mano. «Che ne dici, Plagg?»
«D'accordo. Lavoriamo insieme.» Plagg strinse la mano dell'anziano. «Ma si fa a modo mio.»

Marinette tornò a casa triste e priva di entusiasmo: il suo stato d'animo non passò inosservato ai genitori, ma lei decise di glissare alle loro domande, preferendo tenere per sé la delusione che provava.
Avrebbe sorvolato, seppur con una punta di sconforto, ad un eventuale rifiuto al suo invito, data la motivazione più che valida; non riusciva, però, a spiegarsi l'atteggiamento di Adrien nei suoi confronti. Le aveva risposto con freddezza e sufficienza, come se non gradisse la sua presenza.
Si gettò sul suo divanetto, affondando la testa nel cuscino ed emettendo un verso lamentoso.
«Non fare così, Marinette.» Tikki svolazzò accanto a lei.
«Perché si è comportato in quel modo?» la voce di Marinette era smorzata dalla sua posizione.
«Magari era una giornata storta oppure era a disagio per la presenza del padre.»
Marinette sbuffò, ripetendo il verso precedente. «Ci tenevo che ci fosse anche lui; avremmo ballato insieme e magari...» seguì un altro sbuffo. «Mi è sembrato di rivedere l'Adrien che incontrai all'inaugurazione della statua per Ladybug.»
«Non crucciarti. Avrai altre occasioni per stare con lui.»
Il trillo del cellulare attirò l'attenzione della ragazza corvina: era Alya.
«Ehi Marinette! Ho succulente novità da raccontarti.» il tono della voce esprimeva grande fervore.
Marinette, al contrario, parlava mogiamente. «Ciao, Alya. Anch'io ho qualcosa da dirti.»
«Cos'è quel tono triste? Non dirmi che non verrà al party.»
Marinette sospirò. «Deve presenziare alla sfilata di presentazione della collezione del padre.»
«Oh.» la notizia smorzò la felicità di Alya.
«Tu, invece, che notizie mi dai?»
«Ecco... Anche Chloè non ci sarà.» Alya si interruppe, non del tutto convinta di voler continuare. Poi parlò: «Per lo stesso motivo di Adrien.»
Sul volto di Marinette si disegnò lo sconforto: benché avesse apprezzato quel momento di sincero affetto avuto con Chloè, non poteva fare a meno di vederla come una rivale nella conquista del bel biondo. D'altronde, la biondina non aveva mai nascosto le sue mire.
Dopo Natale era convinta che le cose potessero solo migliorare, ma quel pomeriggio le sue certezze erano crollate come un castello di carte.
«Marinette? Sei ancora lì?» disse Alya, preoccupata dal silenzio dell'amica.
«Sì, Alya.»
«Non abbatterti, ragazza! Ci divertiremo lo stesso, vedrai. Anzi sarà mio personale dovere che tu viva serenamente quella festa.»
Marinette sorrise. «Sei la migliore amica del mondo.»

Tikki osservò con interesse la sua amica chiacchierare al telefono: Alya era riuscita a risollevarle il morale, sebbene il peso dei pensieri riguardanti Adrien le riempiva la testa.
Si stava rendendo conto che ciò che provava Marinette nei confronti di Adrien non era una banale cotta da liceale, ma un sentimento ben più forte. Un sentimento che poteva rappresentare un'arma a doppio taglio, qualora le maschere fossero cadute; la priorità, adesso, era Papillon e Marinette aveva bisogno di mantenere la mente lucida, così come Adrien.
Certa che del biondo se ne sarebbe occupato Plagg, Tikki si incaricò di badare a Marinette, anche meglio di quanto avesse fatto fino a quel momento, se possibile.
Chiusa la telefonata con Alya, Marinette corrucciò la fronte, ripensando al dialogo avuto con Gabriel Agreste, in particolare, a ciò che le aveva detto su Ladybug.
«Secondo te, perché monsieur Agreste mi ha detto quelle cose su Ladybug e Chat Noir? Perché proprio a me?»
Tikki allargò le braccia. «Non lo so. Tu che impressione hai avuto?»
«Mi fissava di continuo... Sembrava molto interessato alla mia reazione.»
«Devi fare attenzione, Marinette. Sappiamo poco di quell'uomo e di certo non è l'ultimo degli stupidi.»
«Pensi sospetti qualcosa di me?» il tono di Marinette si fece preoccupato.
«Penso che, d'ora in avanti, dobbiamo procedere con molta cautela. Almeno finché non risolviamo la questione Papillon. Per questo, ascolterai il consiglio del partner di Chat Noir e non ti trasformerai per un bel po'.»
«Ma i parigini devono sapere...»
Tikki la interruppe con un cenno della zampetta ed un'espressione severa. «È per la tua sicurezza, Marinette. Sei ancora molto debole e non sappiamo assolutamente nulla riguardo questo Papillon. Fa come ti dico.»
Rare volte Marinette aveva visto la piccola coccinella così angustiata ed allarmata; ma, in fondo, non avevano mai affrontato una minaccia così temibile.
«D'accordo. Farò come dici.» 


Adrien sistemò con cura il papillon, fissando la sua immagine riflessa nello specchio: indossava un elegante smoking scuro, cucito su misura, e portava i capelli tirati indietro con il gel.
Non era per nulla entusiasta di dover partecipare a quella noiosa sfilata, alla quale non era nemmeno necessario che vi prendesse parte, ma, ormai, aveva deciso che le uniche interazioni che avrebbe avuto con i suoi compagni sarebbero state a scuola.
Nei giorni successivi all'attacco all'hotel Bourgeois, aveva fatto solo un paio di telefonate di cortesia a Nino, giusto per informarsi circa le condizioni dei suoi colleghi scolastici.
Era una decisione difficile, molto difficile per lui: vedere l'espressione delusa sul volto di Marinette gli aveva provocato una stretta al cuore.
Convivere con il suo dolore per la lontananza dai suoi amici e, soprattutto, da colei che gli dava sempre una sensazione di serenità e felicità, era il prezzo da pagare per loro sicurezza. E lui era disposto a farlo.
Prima di raggiungere il padre, che lo attendeva nell'atrio della villa, aprì un cassetto della sua scrivania, estraendone il braccialetto regalatogli da Marinette il giorno della sfilata.
Lo indossò al polso; era pur sempre il suo Lucky Charm.
Infilò, dunque, il suo elegante soprabito ed indossò al collo la sciarpa di seta: un altro regalo di Marinette.
Quell'accessorio, così ben curato nei dettagli, attirò l'attenzione di Gabriel, memore del fatto che anche la moglie ne aveva una simile.
«Non l'avevo mai vista.» disse, accarezzandone la superficie. «Dove l'hai comprata?»
«È un regalo.» Adrien ostentò indifferenza.
«Posso sapere di chi?»
Adrien esitò: quella risposta avrebbe potuto scatenare una miriade di altre domande e non era certo di poterle affrontare.
Alla fine, disse: «Marinette. Me l'ha regalata a Natale.»
Un'espressione compiaciuta si dipinse sul volto di Gabriel. «Interessante.»


Angolo Autore:
Se avvertite un leggero mal di testa dopo questo capitolo, non temete. Credo sia del tutto normale. Finalmente abbiamo saputo l'origine delle abilità di Adrien, il segreto che si celava dietro la perdita di memoria di Plagg e, soprattutto, quello che Emilie ha fatto per proteggere le persone a lei care. La fiducia che ha riposto in Fu ha donato a Parigi una degna portatrice del Miraculous e il destino ha voluto che la sua vita si intrecciasse con colui che è stato protetto ed accudito dal potere dell'altro Miraculous, andato purtroppo distrutto. In compenso, ha guadagnato l'affetto di una persona fantastica quale è Plagg.
Usciti da questo tunnel ricco di ricordi, rivelazioni e forti emozioni, si ritorna alla realtà. Marinette e Adrien sono prossimi a partecipare a due party diametralmente opposti. Accadrà di tutto e di più, credetemi.
Sfrutto questo spazio per una piccola comunicazione: la settimana prossima, eccezionalmente, saranno pubblicati 2 capitoli della storia. I giorni prefissati sono Martedì e Sabato, mentre Giovedì ci sarà una piccola sorpresa per voi fan di Miraculous.
In chiusura, dedico un affettuoso saluto al mio amico Nicolas.

Detto questo, vi aspetto al prossimo capitolo.

A presto.
Nike90Wyatt

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