Capitolo 6

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Adrien non era riuscito a dormire molto: si era attardato a fissare un punto fisso del muro di camera sua, una volta tornato a casa passando, come qualche sera prima, dalla finestra.
Stavolta era lui ad essere impressionato dall'incontro con Ladybug: la prima volta gli era sembrata una ragazzina fragile e spaventata, alla sua mercé. Quella sera, invece, Ladybug incarnava l'immagine dell'eroina di Parigi così come i suoi numerosissimi fan la dipingevano: spavalda, fiera, sicura di sé. Rifletté a lungo sul da farsi, convinto che Ladybug sarebbe stata una pericolosa spina nel fianco nel perseguimento dei suoi obiettivi.
Aveva reagito anche in maniera piuttosto stizzita quando, sulla via del ritorno, Plagg gli aveva detto, tramite l'auricolare, "Te l'avevo detto io". Da quel momento, non aveva più parlato con l'amico: pigro com'era, si era addormentato prima che il biondo tornasse alla villa e non si sarebbe svegliato prima di mezzogiorno, solo per rimpinzarsi di Camembert e, magari, fare qualche battuta irriverente su quanto avesse ragione riguardo la supereroina.

Anche Marinette aveva dormito ben poco quella notte: era fiera di sé stessa per aver affrontato in quel modo l'arciere, ma non riusciva a capacitarsi del modo in cui era riuscito a sfuggirle.
Nonostante tutto, Tikki l'aveva rincuorata, sicura che la volta successiva sarebbe riuscita a mettere le catene a quel gattaccio; non aveva fatto nessuna domanda riguardo il nome dato a quell'arciere, ben consapevole di essere stata lei stessa a spingere inconsciamente la sua portatrice a pronunciare quell'appellativo.
Le poche ore di sonno, comunque, costarono a Marinette mezz'ora di ritardo a scuola: per sua fortuna, la professoressa Bustier fu indulgente e chiuse un occhio, con la promessa di fare più attenzione in futuro.
Marinette raggiunse il suo posto, tra le risatine dei compagni e i commenti sarcastici di Chloè, incrociando per un attimo lo sguardo di Adrien: il biondo, con la sua solita espressione fredda e seria, fece un leggero cenno col capo a mo' di saluto. Le guance di Marinette si colorarono di un intenso rosso porpora. 

La sua reazione non sfuggì all'occhio attento della compagna di banco, Alya che con sguardo indagatore spinse con l'indice gli occhiali sul naso. «Come mai le tue guance sono più rosse del costume di Ladybug?»
Marinette sgranò i suoi occhi azzurri toccandosi le guance con entrambe le mani e notando quanto fossero accaldate. «N-Non lo s-so. Forse sono un po' influenzata.»
La professoressa, infastidita da quel chiacchiericcio, batté le nocche sulla cattedra nel tentativo di silenziare la classe.
Dopo qualche minuto di silenzio, Alya tornò a guardare la sua amica, stavolta con un leggero ghigno malizioso. «Non è che hai subito il fascino del bel biondo arrogante?» Trattenne una risatina ed indicò con lo sguardo la schiena del modello seduto davanti.
«Cosa?» urlò Marinette, alzandosi di colpo dalla sedia. 

Tutti gli alunni risero, fatta eccezione per Alya, Nino e Adrien, il quale si girò indietro incuriosito.
«Marinette! Se arrivi in ritardo abbi almeno la decenza di non disturbare la lezione!» la rimproverò la Bustier.
Imbarazzata, Marinette si guardò in girò; nel momento in cui si accorse di avere lo sguardo di Adrien piantato su di lei, sprofondò sulla sedia, borbottando delle appena comprensibili scuse alla professoressa, con la testa incassata nelle spalle.
Quando la classe riacquistò la compostezza, Marinette si rivolse ad Alya: «A-Adrien n-non c'entra nulla. Sono solo un po' influenzata per aver preso la pioggia ieri e ho anche dormito poco.»
«Certo, certo.» 
Intuito di non aver per nulla convinto la sua amica, che, quando voleva, sapeva essere più acuta di un detective, Marinette le promise una spiegazione più esaustiva durante l'intervallo.

«Florian ha fatto cosa? Io lo strozzo a quello!» Alya agitò il pugno destro in aria con furore. 

Le due amiche si trovavano nel bagno delle ragazze, in quel momento deserto; Marinette tenne lo sguardo basso, ancora scossa al ricordo della precedente mattina. Nella sua mente trovò anche il tutto alquanto ironico visto che, la sera stessa, aveva affrontato con spavalderia l'arciere incappucciato.
«E dopo cos'è successo? Sei riuscita a fuggire?» domandò Alya con apprensione.
«È arrivato Adrien e... Mi ha difesa: ha preso Florian per la spalla e l'ha sbattuto a terra. Non so cosa sarebbe successo se non fosse arrivato lui...» Marinette aveva un'espressione più rilassata.
Alya sgranò gli occhi e fissò l'amica con la bocca aperta, quasi sconvolta da quella notizia. «Adrien?» chiese con voce squillante. «Adrien Agreste? Quel damerino superbo ed arrogante che ha osato insultare Ladybug?»
«Sì» sospirò Marinette con aria sognante. «Dopo si è offerto di riaccompagnarmi a casa e si è scusato per il suo comportamento dell'altro giorno. Non mi sono mai sentita così Alya; quando ho appoggiato la mia mano sul suo braccio credevo che sarei morta per l'emozione che provavo in quel momento.»
«Quindi avevo ragione!» Alya schioccò la lingua sotto al palato. «Un vero e proprio colpo di fulmine. Hai preso una bella cotta per il giovane modello Agreste; ecco perché sembravi in apnea prima, quando ti ha guardata.» Ridacchiò. 

Marinette non rispose alle parole dell'amica, limitandosi a volgere altrove lo sguardo e dando così conferma che Alya aveva centrato il bersaglio con la precisione di un cecchino.

La campanella sancì la fine delle lezioni; come un fulmine, Alya si precipitò al fianco di Adrien, travolgendo quasi Nino che si trovava proprio accanto a lui. «Ehi, Adrien. Marinette mi ha raccontato di ieri.»
Adrien non batté ciglio, mentre Nino, incuriosito, chiese: «Perché, cos'è successo ieri?»
Ignorando del tutto la domanda del suo ragazzo, Alya proseguì: «Volevo ringraziarti anche io ed offrirti un ramoscello d'ulivo per lo scherzetto dell'altro giorno. Pace?» Gli tese la mano.
«Quale scherzetto dell'altro giorno?» si intromise Nino, cadendo dalle nuvole. 

Adrien aggrottò le sopracciglia, poi, con garbo, strinse la mano di Alya, dichiarando con voce profonda ed impostata: «Pace.»
Alya si girò di scatto verso il fidanzato, scoccò un bacio sulla sua guancia e lo trascinò fuori dall'aula prendendolo per un braccio, mentre salutava con una mano Adrien e Marinette.
«Ma... Mi spieghi di che stavi parlando con Adrien?» insistette Nino infastidito dall'atteggiamento sibillino di Alya.
«Ti spiegherò tutto a casa. Ora zitto e cammina.» sussurrò Alya, una volta fuori dall'aula.
Adrien girò la testa incrociando gli occhi azzurri di Marinette; fece un passo nella sua direzione, con l'intenzione di riprendere il discorso interrotto il giorno prima e sincerarsi anche delle sue condizioni. 

Non fece in tempo, però, a pronunciare una sillaba che Chloè si avvinghiò al suo braccio e, con voce civettuola, disse: «Oh, Adrien caro! Per caso la quattrocchi ti ha dato fastidio?»
Adrien accennò ad una risposta, ma Chloè lo anticipò trascinandolo fuori dall'aula. «Vieni, non restiamo troppo vicini a questa gente o ci influenzeranno negativamente.»
Adrien fu infastidito dal comportamento della bionda ma, per questa volta, decise di assecondarla per non recarle offesa. Una volta usciti dall'istituto, Adrien si congedò con eleganza, mentre Chloè riuscì a strappargli la promessa di recarsi di tanto in tanto all'hotel Bourgeois per farle visita.
Tornato a casa, Adrien trovò nella sua camera Plagg su di giri. «Parlano di te alla TV!»
«Sarà per il mio arrivo a Parigi. Sono pur sempre il figlio di Gabriel Agreste» affermò Adrien con indifferenza.
«Non te modello. Te arciere.»
Adrien scattò come una molla, sedendosi accanto a Plagg sul divano.

Nadja Chamack commentava un'intervista fatta la sera prima a Ladybug insieme al commissario Raincomprix in cui l'eroina annunciava la presenza di questo misterioso arciere che si aggirava per le vie di Parigi seminando caos e terrore.
«Non so quale sia l'obiettivo di questo tipo che si veste con quel cappuccio nero e va in giro emulando un ibrido tra Robin Hood e un samurai...» disse Ladybug con scherno. «Comunque i cittadini possono essere sicuri che io farò tutto quello che mi è possibile per catturare Chat Noir.»
«Stiamo scherzando!?»Plagg si alzò furioso dal divano.
«Sta tranquillo, amico. Quella ragazzina non ha ancora capito con chi ha a che fare. Ma la prossima volta non sarò così gentile.»
«Chat Noir? Sul serio?» 

Adrien aggrottò le sopracciglia, non capendo dove volesse andare a parare.
Plagg agitò le braccia nell'aria. «Non aveva nessun nome da darti? Ho passato 6 mesi per confezionare quel bellissimo costume, completo di katana ed arco, opportunamente modificato da me in modo che potesse essere facile da portare in giro, e quella ti paragona ad un banale gatto nero? È un insulto!» 
Adrien sospirò. «Il nome non è importante, Plagg. L'importante è che riusciamo nel nostro intento.»
«Black Panther? Non era meglio? Se proprio dovevamo chiamarti come un felino...»
«Già usato nei fumetti della Marvel.» Adrien si incamminò verso il bagno.
«Arrow?»
«È una serie televisiva della DC. Rassegnati e fatti piacere Chat Noir.»
«E va bene.» Plagg sbuffò. «Ma quando questa storia sarà finita, quella Ladybug mi sentirà.»
«Piuttosto, preparati per stasera.»
«Credi sia prudente agire a poche ore da questo servizio? La gente a cui dai la caccia potrebbe aver già preso delle contromisure.»
Sul volto di Adrien si dipinse un'espressione di sfida. «Meglio, sarà più divertente.»



Angolo autore:
Siamo al preludio alla tempesta. L'arciere, soprannominato Chat Noir per la gioia di Plagg, sta per entrare nuovamente in azione.
Nel frattempo, anche Alya ha chiarito con il biondo, così da gettare le basi per una bella amicizia del quartetto.
Ringraziandovi, come sempre, per essere arrivati fin qui, vi auguro un buon week-end e vi do appuntamento al prossimo capitolo.
A presto.
Nike90Wyatt

Per Amore e per VendettaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora