Capitolo 24

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Ladybug boccheggiò e dovette appoggiarsi alla ringhiera. Era confusa, sconvolta e, soprattutto, terrorizzata. Se l'ipotesi di Chat fosse stata vera, qualcuno stava attentando alla sua serena, seppur difficile, vita nei panni di Marinette: pensò ai suoi genitori e ai suoi amici. Se qualcuno avesse saputo la sua identità, sarebbero stati tutti facili bersagli pur di arrivare a lei.
Notando il profondo turbamento che la affliggeva, Chat poggiò una mano sulla sua spalla in modo amichevole. «Dubito che Fu abbia detto qualcosa. È capace di tenere un segreto, forse meglio di noi.»
Ladybug si voltò a guardarlo e lui notò le lacrime che scendevano copiose sul suo viso. Istintivamente lei lo abbracciò: odiava farsi vedere così vulnerabile nei panni della supercoccinella ma, forse, in quel momento, era più Marinette che Ladybug.
«Dobbiamo fare qualcosa.» gracchiò Plagg all'auricolare.
Chat sciolse l'abbraccio e tentò di stemperare la tensione. «Credo che dovremmo prolungare la nostra collaborazione, Ladybug.»
Lei sorrise ed annuì. Decise che doveva reagire subito, così riaccese l'auricolare che la teneva in contatto con Raincomprix, dopo aver sentito il frastuono di sirene spiegate della polizia.
Come previsto, il dispositivo suonò. Lei accettò la chiamata. «Commissario Raincomprix.»
«Ladybug!» urlò il commissario. «Sia ringraziato il cielo! Pensavo fossi...»
«Mi scuso per l'assenza.» lo interruppe. «Avevo bisogno di ricaricare le pile. Cos'ha per me?»
«Rapina al caveau della Crédit du Nord. Sono attualmente in fuga sulla Rue de Rivoli.»
«Faccia conto che sia già lì, ma ho una richiesta da farle: nessun giornalista deve sapere di me. Almeno non stasera.»
«D'accordo. Grazie, Ladybug.»
La ragazza chiuse la chiamata e si rivolse nuovamente a Chat: «Vieni anche tu?»
Chat scosse il capo. «Non credo che gradirebbero la mia presenza. E comunque non è di mio interesse. Obiettivi diversi, nemico comune, Ladybug.»
«Me lo dirai mai il tuo obiettivo?» chiese lei.
«Il tempo lo dirà. Farò in modo di metterti in contatto con quella persona. Lei ti spiegherà tutto.»
Ladybug aveva un ultimo dubbio da sciogliere. «Prima che vada, devo chiederti una cosa.»
Chat la anticipò. «Non conosco la tua identità. Per quanto possa valere, ho fiducia nelle tue capacità.»
«Credo di dover ricambiare. In fondo, mi hai salvato la vita. E non ti ho nemmeno ringraziato.»
«E non dovrai mai farlo.»
La salutò con un cenno della mano e balzò giù dal palazzo, ancorandosi con il rampino ad un muro, in modo da avere un atterraggio sicuro al suolo.
Ladybug osservò tutta la scena, più serena rispetto a qualche istante prima. Poteva essere certa che, in questa battaglia, non sarebbe stata sola.

Chat rientrò al rifugio attraverso l'ascensore nascosto del garage. All'interno, vi trovò Plagg ed Angelina ad aspettarlo. Titubò inizialmente: un conto era sapere che la ragazza conosceva la sua identità, i suoi obiettivi, un conto era vederla con i propri occhi affiancare il suo amico durante una missione notturna.
«Le ho raccontato del tuo incontro con Ladybug.» dichiarò Plagg. «Come dobbiamo comportarci con Fu?»
Adrien si liberò del costume ed indossò la sua felpa nera. «Limitiamoci a tenerlo d'occhio. Non credo proveranno ad aggredirlo nuovamente.»
Plagg assentì. «Chiederò ad un mio collaboratore di osservarlo a distanza.»
«Come avranno fatto a sapere di lui?» chiese Adrien.
Angelina gli mostrò un volantino della riapertura del centro massaggi. Lui fece un gesto di stizza. «Credevo fosse più furbo. Date le circostanze era fuori luogo che riaprisse la sua attività.»
«La cerchia, comunque, non è grande.» intervenne Angelina. «Che io sappia, solo Emilie sapeva che lui custodiva il Miraculous.»
«Sempre se la teoria di Adrien fosse corretta.» considerò Plagg.
Adrien fece spallucce. «È la più plausibile. Lui era il custode del gioiello e l'ha donato a Ladybug. Papillon ha detto che la Rouge & Noir ci vuole morti...»
«Già, ma vuole anche il Miraculous.»
«Angelina, devi raccontare tutto a Ladybug. Tu puoi avvicinarla senza rischiare che scopra di me.» disse Adrien.
La ragazza confermò con il pollice in su.
Adrien proseguì: «Ho provato tanta pena per lei stasera. Era come se il mondo le fosse crollato addosso.»
«Comprensibile.» commentò Plagg. «Anche lei ha una vita privata. Se si sapesse la sua identità, tutte le persone a lei vicine sarebbero in pericolo.»
Adrien comprendeva benissimo la sua posizione, condividendola con lei. «Per un attimo mi ha ricordato...» si interruppe, socchiudendo gli occhi. «Plagg, è possibile che lei sia...» Angelina guardò Plagg, il quale era una sfinge. «Lascia perdere.» concluse il biondo, prima di salutare i due ed avviarsi a casa.
Angelina tirò un sospiro di sollievo. «Ci è andato vicino.»
Plagg sorrise. «Mai sottovalutare la sua intelligenza. Comunque, meglio che non ci sia ancora arrivato. I tempi non sono ancora maturi. E lui deve prima accettare quello che prova per Marinette.»

Plagg riuscì a svolgere il ruolo di mediatore tra Adrien e Gabriel. Le sue innate doti dialettiche convinsero lo stilista a sospendere la sua decisione sulla partenza del ragazzo, a patto che lui riuscisse a riottenere l'ammissione al corso di scherma.
Con tali premesse, Adrien si recò nella palestra, poco prima dell'inizio della lezione di scherma. Si chiese se monsieur D'Argencourt sarebbe stato in grado di sostenere una lezione, dopo il duello che lo aveva visto sconfitto un paio di sere prima. La risposta la ebbe subito: D'Argencourt radunò tutti gli studenti del corso al centro della palestra; accanto a lui, vi era Katami nella sua iconica divisa rossa. Il maestro, invece, non indossava la sua divisa ma un semplice maglione di lana e pantaloni di velluto.
«Signori, ho un annuncio da fare.» dichiarò. «Per qualche settimana non potrò eseguire attività fisiche, dunque assisterò alle lezioni solo in maniera teorica. A sostituirmi come sparring partner...» indicò la ragazza alla sua destra. «Ci sarà mademoiselle Tsurugi.»
Katami lo fulminò con lo sguardo, al che D'Argencourt tossì e si corresse: «Ci sarà Dragone dell'Est.»
Adrien osservò la scena perplesso. Evidentemente Katami non apprezzava che la si chiamasse per nome durante la lezione.
Lui, comunque, decise di non approfondire: aveva un altro scopo quel giorno. Mentre gli studenti iniziarono la lezione, secondo le disposizioni di Katami, si avvicinò al maestro. «Monsieur D'Argencourt, sono qui per scusarmi per il mio deplorevole comportamento assunto durante l'ultima lezione.»
D'Argencourt lo scrutò, massaggiandosi uno dei suoi lunghi baffi. Notò il tono e la posa elegante del ragazzo, qualità che aveva sempre apprezzato in lui: non si era presentato lì per piagnucolare e di questo ne fu compiaciuto.
Un'idea gli balenò in testa. «Molto bene, Agreste. Ti propongo una sfida e, a seconda di come ti comporterai, deciderò se riammetterti o meno al corso.»
«Accetto!» replicò Adrien.
Con un cenno del braccio, D'Argencourt fermò le attività e si pose al centro di un cerchio formato dagli studenti, rivolgendosi ad Adrien. «Una rivincita dell'incontro dell'altro giorno: Adrien Agreste contro Dragone dell'Est.»
I presenti si scambiarono occhiate confuse e sorprese. Katami, invece, inarcò le labbra verso l'alto.
Dopo aver indossato la sua divisa, Adrien raggiunse la sua avversaria.
Avrebbero combattuto in punta di fioretto, dunque, l'unico bersaglio valido sarebbe stato il torace: il primo ad aggiudicarsi il punto avrebbe vinto.
D'Argencourt diede il via e, dopo lo scambio di convenevoli, fu Katami a sferrare il primo attacco.
Adrien parò tutti i colpi, compresi due affondi violenti. Con un gioco di gambe, spostò la lama dell'avversaria di lato e tentò un fuetto, piegando la lama sino a colpire con la punta la schiena di Katami. Quest'ultima riuscì a schivare il colpo, ma la manovra fu talmente difficile da farle perdere l'equilibrio: con sportività, Adrien la afferrò per la vita con la mano scoperta.
Ma la gara è gara.
Katami approfittò della distrazione dell'avversario per affondare il colpo sul torace, ormai senza difese.
Adrien fu tentato dal reagire, dato che ne sarebbe stato capace ora che aveva ritrovato le sue motivazioni, ma decise di non farlo, subendo la stoccata e regalando, per la seconda volta, la vittoria alla sua avversaria. Stavolta il biondo fu il primo ad allungare la mano in segno di sportività e Katami gliela strinse compiaciuta, perdendosi, per qualche secondo, a fissare gli occhi smeraldini di lui, una volta rimossa la maschera protettiva.
D'Argencourt applaudì con soddisfazione allo spettacolo cui aveva assistito, imitato dagli studenti. «Un'eccellente condotta Agreste; fin troppo direi dato che le è costata la sconfitta. Può tornare a seguire il corso.»
Adrien chinò il capo. «Grazie signore.»
A fine lezione, Katami attese Adrien all'uscita, volenterosa di scambiare qualche parola con lui. «Gran bell'incontro, Adrien. Di gran lunga superiore a quello dell'altro giorno.»
Adrien inarcò il sopracciglio e tentò di studiare la persona che aveva davanti: aveva sempre un tono freddo ed arrogante, quasi di superiorità, ma con lui era più cortese ed affabile. L'unico a cui quel viso impassibile avesse donato qualche sorriso.
«Concordo.» rispose lui.
«Per un attimo ho pensato che mi avresti sconfitto.» riprese Katami. «Se mi avessi lasciata cadere...»
«Diciamo che ho ancora da imparare sull'opportunismo.»
«L'altra volta sembravi distratto da qualcosa.»
«Lo ero. Ma ho imparato a compartimentare i miei pensieri.»
«Se la strada che stai percorrendo è irta di ostacoli, a volte è meglio cambiare rotta. Pensaci su.» lo salutò con un cenno della mano ed ammiccò, gesto che Adrien trovò bizzarro, al pari delle parole appena udite.
«È così palese che ho problemi con una ragazza?» mormorò tra sé e sé.

Il cellulare di Marinette trillò proprio nel momento in cui rientrò a casa. Sullo schermo comparve la scritta "Numero sconosciuto".
Rifletté sul da farsi, assumendo una buffa espressione in viso, poi decise di rispondere. «Pronto?»
«Marinette Dupain-Cheng?» cantilenò una voce femminile.
«Con chi parlo?» domandò Marinette.
«Il mio nome è Angelina Santiago.»
Marinette scosse il capo perplessa. «Non la conosco. Come ha avuto il mio numero?»
«Solitamente si suole dire che "un uccellino mi ha detto di contattarti".» rise. «In questo caso, però, sarebbe più adatto dire che "un gatto nero mi ha detto di contattarti". Capisci cosa intendo, vero?»
Lo capiva eccome.
Marinette deglutì. Qualcuno conosceva la sua identità, qualcuno che lei non conosceva. Era amica o nemica?
Decise di mantenersi sul vago. «Deve essere più chiara, signorina Santiago.»
«Ho delle informazioni per te. Riguardano te, Wang Fu ed un'amica di nome Tikki.» Marinette trasalì, mentre Angelina propose: «Per telefono sarebbe difficile spiegarti tutto. Che ne dici di incontrarci al museo delle cere questo pomeriggio?»
"Un luogo pubblico" pensò Marinette: non avrebbe potuto presentarsi come Ladybug, ma, in compenso, sarebbe stato difficile tenderle un agguato.
«Ci sarò.» dichiarò la corvina.

Marinette tentò di nascondere il suo nervosismo, mantenendo sempre lo sguardo alto e fermandosi, di tanto in tanto, ad ammirare le opere esposte. La ragazza di nome Angelina Santiago le aveva mandato un messaggio criptico, che lei intuì indicasse il luogo dell'incontro: "La sala dedicata a te".
Se il suo ragionamento era corretto, doveva raggiungere la sala in cui c'erano tre statue dedicate a Ladybug.
Si accomodò sulla panca posta proprio di fronte all'esposizione delle tre statue che raffiguravano l'eroina in varie pose, in modo piuttosto fedele. Scrutò la fiumara di gente che si fermava a scattare fotografie, nella speranza di scorgere la persona che la stava tenendo sulle spine.
Teneva ben stretta la sua pochette, al cui interno, Tikki era sull'attenti, pronta ad intervenire in aiuto dell'amica.
Attese circa un quarto d'ora, prima di udire la voce sentita al telefono. «Perdona il ritardo, c'era traffico.»
Marinette osservò quella figura: capelli ed occhi castani, fisico minuto ed asciutto, espressione serena e solare, per nulla ambigua.
«Comprendo benissimo i tuoi sospetti, Marinette.» disse Angelina a fronte dell'espressione accigliata della corvina. «Anche lui fatica ancora ad abituarsi.»
«Sa chi è?» domandò Marinette.
Angelina annuì. «Dammi pure del tu.»
Marinette si sfregò nervosamente le mani. «Chi sei?»
Angelina sospirò. «Mio fratello trovò i Miraculous anni fa. Un suo collega provò a rubarne uno, ma finì per romperlo e, nell'esplosione che ne conseguì, entrambi morirono.»
Marinette notò che la solarità era scomparsa dal volto di Angelina, ma aveva lo stesso un tono lineare e conciso.
«Fu era il loro professore di antiche civiltà; ha custodito i tuoi orecchini fino a che la salute gliel'ha permesso. Doveva trovare la persona adatta cui affidarli e ha scelto te.»
«Tikki non mi ha mai parlato di un secondo Miraculous.»
Angelina strinse le spalle. «Suppongo l'abbia fatto per non crearti pensieri inutili e dannosi. I kwami sono collegati tra loro. Ne avvertono l'energia.»
«"Sono"? Quindi l'altro kwami è ancora vivo?»
«Più o meno. Ora è un essere umano. E tu l'hai inconsapevolmente incontrato.»
Lo stupore invase l'espressione di Marinette.
«È l'uomo che ti ha curato a Natale. Colui che collabora con Chat Noir.» spiegò Angelina.
«Non so se crederti o no.» mormorò Marinette a testa bassa. «Mi sembra tutto così incredibile.»
Angelina poggiò una mano sulla sua spalla. «Lo so. Ma è vitale che tu ti fidi di noi. Ne va della vostra vita e di quella dei parigini.»
«Alludi a Papillon.»
Angelina annuì. «Lavora per un gruppo segreto chiamato Rouge & Noir. Loro bramano il potere dei Miraculous e tu e Chat siete l'unico ostacolo che li separa dall'obiettivo.»
«Dunque è questo lo scopo di Chat? Fermare questi tizi?»
«Sì. Ma Papillon è molto più pericoloso di quanto pensasse. Dovrete collaborare per sconfiggerlo.»
Marinette iniziò a convincersi. Angelina sembrava sincera e, per quanto incredibile, quella storia poteva essere vera. «Come mi tengo in contatto con lui? Tramite te?»
«Non sarà necessario.» Angelina infilò una mano nella tasca e ne estrasse uno smartphone. «Il suo numero è registrato qui dentro. È una linea crittografata quindi nessuno, a parte voi, saprà cosa vi dite.» si alzò dalla panca, pronta ad andarsene. «Conto su di voi, Marinette. Fu non avrebbe potuto scegliere meglio.»

Nadja Chamack rimboccò le coperte della figlia Manon e le diede la buonanotte con un bacio sulla fronte. Spense la luce e lasciò la stanza della bambina, avviandosi verso il salotto.
Mentre camminava nel corridoio, la luce si spense di colpo. Mosse un passo in avanti ma si fermò quando vide una sagoma imponente di fronte a lei.
Quando la luce tornò, le si gelò il sangue nel riconoscere la persona che aveva davanti: Papillon.
Deglutì e balbettò un paio di termini poco comprensibili. Dai suoi occhi color nocciola trasudava immenso terrore.
Alla fine, prese coraggio e mormorò: «T-Ti ha mandato lui?»
Sul volto di Papillon si disegnò un ghigno agghiacciante. «Lui è molto soddisfatto di come si stanno evolvendo le cose. Ormai manca poco.»
«Auguste lo sa?» domandò lei.
«Nulla. Ladybug è tornata in azione. Dovrai fare un servizio su questo.»
Nadja assentì. «A quando il fatto?»
«All'inaugurazione della nuova ala del Louvre. Sarai tu a spingerla a partecipare. Eliminata lei, sarà uno scherzo liberarsi anche dell'altro.»
Papillon colse tutto il turbamento della giornalista. «Qualche ripensamento, Chamack? Tua figlia dorme tranquilla.»
Nadja scosse la testa, mentre una lacrima le rigò il volto.
«Bene.» asserì Papillon. «Sarebbe un peccato spegnere la luce nei suoi occhi. Lui non ammette errori.»


Angolo Autore:
Quanti misteri circondano i due ragazzi. Chi sarà mai questo "lui" di cui parlano Nadja e Papillon?
Come molti di voi avevano previsto, la collaborazione tra Ladybug e Chat Noir è tornata ad essere più che solida ora che un nemico comune li minaccia. La ragazza non si è mai trovata di fronte ad un tale pericolo, ma, nonostante tutto, lo affronta con coraggio e determinazione. Qualità fondamentali. Mentre Adrien ha riconquistato il posto tra gli studenti di D'Argencourt, evitando così di dover tornare in America, Marinette ha finalmente incontrato Angelina, a viso scoperto.
Nei prossimi capitoli, noterete qualche salto temporale, giusto di qualche settimana, affinché la storia non ristagni.
Prima di passare ai saluti, vi annuncio che la settimana prossima tornerà una doppia pubblicazione: il primo giorno sarà Martedì, mentre l'altro oscillerà tra Venerdì e Sabato, a seconda delle mie possibilità. Vi assicuro che ne varrà la pena. Per citare il nostro amato Winny, sarà come andare sulle montagne russe. E non vedo l'ora di leggere i vostri commenti a riguardo.
Detto questo, vi ringrazio e vi saluto.
Alla prossima.
Nike90Wyatt

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