La duetto di Plagg raggiunse Rue La Boétie all'indirizzo indicatogli il giorno prima da Angelina.
Aveva deciso di fidarsi, ma non prima di essersi accertato che la loro storia fosse plausibile.
Le sue ricerche non avevano risposto a tutti i quesiti; anzi, se possibile, essi si erano quadruplicati. Ma i pezzi del puzzle iniziarono ad unirsi, incastrandosi alla perfezione, ed era convinto che la verità fosse vicina.
La ragazza lo attendeva ai piedi di un palazzo condominiale; aveva un'espressione tra l'imbronciato ed il seccato, ma fu sollevata dal vedere l'uomo scendere dall'auto.
Plagg le aprì la portiera, mentre lei camminava con difficoltà sulle eleganti scarpe col tacco che calzava.
«Sono un tipo da jeans e scarpe da tennis!» sbottò, gettandosi sul sedile del passeggero.
Plagg non riuscì a trattenere una risatina. Guardò di sottecchi la ragazza mentre avviava il motore. «Direi che presentandoti all'evento mondano dell'anno in jeans e scarpe da tennis, ti saresti guadagnata un calcio nel sedere da ogni invitato. Come minimo. Poi magari Gabriel avrebbe indetto un'esecuzione pubblica.»
La conversazione cambiò argomento, dopo uno scambio di battute tra i due.
«Hai fatto ricerche su quello che ti abbiamo raccontato io e il signor Fu?» domandò lei.
«Non lascio nulla al caso.» fu la risposta secca di Plagg.
«Ebbene? Non credo che tu mi avresti invitata se non avessi ottenuto la tua fiducia.»
Plagg mosse il capo di lato. «La vostra storia ha del fondamento. Anche se...» sospirò. «Non è facile da accettare per me.»
«Anche io rimasi sconvolta quando Fu me l'ha detto.»
«Da quanto lo sai?»
«Da settembre. Da quando Fu è tornato da Londra.» Plagg aggrottò le sopracciglia, dunque Angelina spiegò: «Quattro anni fa, Fu si ammalò e l'intervento cui si doveva sottoporre era molto rischioso. C'erano poche probabilità di sopravvivere. Dunque, doveva trovare un nuovo custode del Miraculous.»
«Trovandolo in Marinette.» aggiunse Plagg.
«Fu è convinto che sia stata Emilie a mandarla da lui...»
Quella considerazione fece sorridere Plagg. «Avrebbe adorato Marinette. Ne sono certo.»
Angelina annuì. «Quando è tornato a Parigi, Fu mi ha contattato e mi ha detto tutto. Si è deciso dopo la prima apparizione di Chat Noir.»
Plagg decise di aggiornarla su ciò che aveva scoperto. «Le mie indagini sulla Rouge & Noir si limitavano a circa due anni prima della morte di Emilie. Non pensavo ci fossero altri coinvolti oltre a quell'elenco.»
«Come l'hai ottenuto? L'elenco intendo.»
«La Rouge & Noir finanziò un progetto per la rigenerazione cellulare... Qualcosa di grosso. Con i loro metodi riuscivano sempre ad eludere eventuali controlli sui grossi movimenti di denaro, ma avevano una falla e non l'hanno mai scoperto: Henry Lawrence.»
«Il tizio che Chat Noir attaccò mesi fa?»
«Sì. Aveva la brutta abitudine di segnare i veri nominativi dei suoi "clienti". Un modo per ricattarli qualora ne avesse avuto bisogno.»
«Furbo.» commentò Angelina. «Cos'altro hai scoperto?»
«Ho scavato a fondo negli archivi di tutti quei nomi. E ho trovato altri nomi... Nomi in comune.» Plagg lanciò una rapida occhiata alla ragazza.
«Oltre a Gabriel, chi altro hai trovato?»
«Auguste Fabre, il proprietario dell'emittente televisiva; Bob Roth, il produttore musicale; Armand D'Argencourt, il maestro di scherma; Andrè Bourgeois...»
Angelina sgranò gli occhi. «Anche il sindaco?»
«Inizialmente sapevamo solo della moglie, la quale mosse ingenti somme di denaro per neutralizzare la concorrenza alla sua casata di moda. Evidentemente, tutti hanno bisogno di una spinta economica, prima o poi.»
«Pensi ne facciano ancora parte?»
Plagg sbuffò. «È un'ipotesi da non scartare. Non possiamo permetterci il lusso di escludere qualche pista. Ognuno di loro potrebbe aver avuto un ruolo nella morte di Emilie.»
«È questo il vostro obiettivo?» chiese Angelina con voce tremolante. «La vendetta?»
Plagg scosse la testa. «Vogliamo giustizia. Trovare il suo assassino è il minimo...»
Angelina era inquieta; non era abituata a tutto ciò. Ma cercò, comunque, di darsi coraggio. «Direi che le vittime dell'attentato di Papillon potremmo escluderle.»
«Chi può dirlo?» ribatté Plagg con un sorriso di sfida. «Papillon potrebbe essere solo un aguzzino assoldato appositamente... Per farci vedere quello che volevano che vedessimo.»
«Ma il sindaco...»
«Ladybug è dura da far fuori, se quello è il loro obiettivo. Papillon potrebbe anche essere uno specchietto per le allodole. Dobbiamo stare attenti ed essere cauti. A partire da stasera.»
«Non so se ne sarò in grado.» mormorò Angelina.
Plagg spostò la mano destra dal volante su quella della ragazza. «Lo faremo insieme.»
Seguirono minuti di silenzio, in cui l'unico suono era quello prodotto dal motore dell'automobile, che percorreva le strade di Parigi per raggiungere il Grand Palais, uno dei luoghi più interessanti di Parigi: quella sera, il padiglione in pietra, ferro e vetro avrebbe ospitato la sfilata di presentazione della nuova collezione col marchio Agreste.
«Spero di aver indovinato le tue misure.» considerò Plagg, riferendosi allo stupendo abito che aveva fatto recapitare a casa di Angelina: un vestito lungo con le spalline, di uno splendido verde brillante, colore molto apprezzato dallo stesso Plagg. Anche lui, infatti, sotto la giacca nera, indossava una camicia ed una cravatta della stessa tonalità, simile a quella dei suoi occhi.
Angelina annuì e gli sorrise.
La berlina con a bordo Adrien e Gabriel si fermò davanti all'ingresso del padiglione; un lungo tappeto rosso era stato steso, ai lati del quale vi erano transenne in ferro.
Diversi agenti della sicurezza e di polizia sorvegliavano il perimetro, facendo affidamento sul sistema centralizzato progettato da Plagg. La minaccia di un nuovo attacco preoccupava non poco le autorità, ma Gabriel non avrebbe mai rinunciato a quell'evento.
Mentre lo stilista si fermò, concedendo qualche scatto ai fotografi, Adrien raggiunse la grande sala principale, allestita per l'evento: sul lato destro vi era la passerella sulla quale, a breve, avrebbero sfilato modelli e modelle; sulla sinistra, era allestita un'orchestra che accompagnava la serata con una gradevole musica classica, sulle cui note, diverse coppie ballavano al centro della sala, sotto l'enorme cupola di vetro.
In mezzo alle decine di invitati, Adrien scorse il suo migliore amico, Plagg. Gli si avvicinò, a passo svelto, e si sorprese nel vedergli accanto una ragazza, vestita elegantemente, che discuteva con lui con confidenza.
Adrien gli rivolse un cenno con la mano nel momento in cui i loro sguardi si incrociarono. «Plagg, mio padre mi aveva avvisato che saresti venuto.»
Non nascose il suo entusiasmo nel vederlo, dopo giorni in cui non si erano rivolti nemmeno una parola.
«Buonasera, Adrien.» Plagg chinò il capo, con un leggerissimo ghigno sul viso. «Ti presento la mia nuova segretaria, Angelina.»
Sul volto di Adrien si dipinse tanta confusione e stupore. Non fece in tempo a replicare, che una voce squillante, alle sue spalle, pronunciò il suo nome: «Adrien!»
Riconosciuta la proprietaria di quella voce, Adrien roteò gli occhi al cielo, mentre Plagg se la rideva di gusto. «È tutta tua, amico.»
Non appena il ragazzo si voltò, fu cinto al collo da due braccia. «Oh Adrien, caro! Non mi aspettavo di trovarti qui stasera.»
«Ciao, Chloè...» mormorò Adrien.
La ragazza afferrò la mano del modello e lo trascinò al centro della sala, invitandolo di fatto a ballare. Quella sera, indossava un abito corto rosso monospalla ed aveva i capelli legati in alto in uno chignon.
In quel preciso istante, l'orchestra suonò un valzer viennese.
Da perfetto cavaliere, Adrien allungò la mano verso la sua dama, la quale la afferrò sfoggiando un sorriso smagliante.
Dunque, lui le appoggiò l'altra mano sul fianco mentre lei appoggiò la sua mano libera sulla spalla di lui.
Con grazia ed eleganza i due iniziarono a danzare.
Adrien manteneva sempre la sua espressione fredda e distaccata, che non sfuggì all'occhio di Chloè. La biondina abbandonò la sua solita aria da prepotente civettuola e gli regalò un sorriso spontaneo ed affettuoso. «Qualcosa mi dice che questo è l'ultimo posto dove vorresti stare.» indicò con lo sguardo il braccialetto al polso del ragazzo.
«Mio padre ha voluto che venissi e a me sta bene così.» replicò Adrien imperturbabile.
Chloè scosse la testa, facendo intendere che non se la sarebbe bevuta. «Perché non sei sul Liberty con lei?»
Adrien inarcò un sopracciglio e spostò lo sguardo.
«Sei ancora in tempo per andare.» insistette lei.
«Da quando sei così interessata al fatto che io corra tra le braccia di Marinette?»
«Sono bella non stupida. So riconoscere una sconfitta e, per quanto sia strano che lo dica io, Dupain-Cheng ha un cuore grande. Ma questo, l'avevi già capito da solo. Perciò, va da lei e dille ciò che provi, Agreste!»
Adrien abbassò lo sguardo e, dopo essersi schiarito la voce, disse: «Non è così semplice, Chloè.»
Il ragazzo non aggiunse altro; terminato il valzer si inchinò dinnanzi alla sua dama, salutandola con un galante baciamano e si congedò.
Chloè sbuffò della cocciutaggine del compagno. Si ricompose ed iniziò a posare per i fotografi.
Plagg ed Angelina avevano assistito all'intera scena, divertendosi anche a commentare le pose assunte da Chloè.
«Non male come primo approccio.» commentò lei. «Pensavo che Adrien mi avrebbe subissato di domande.»
«A parte il fatto che l'avrebbe fatto se non fosse arrivata Chloè...» considerò Plagg. «Adrien era solo il test d'ammissione. Il vero esame inizia ora.» indicò col capo l'uomo che, a piccoli passi, si avvicinava a loro: Gabriel Agreste.
Angelina sentì i battiti del cuore rimbombarle nelle orecchie.
Plagg le sussurrò: «Sta calma e mantieni i nervi saldi.»
«Sono una tirocinante in chirurgia, non un agente segreto.» sbottò lei a bassa voce.
Con fare elegante e, allo stesso tempo, altero, lo stilista si rivolse ai due: «Buonasera, Plagg. Non pensavo portassi anche un'ospite.»
Plagg sorrise serafico. «Salve a te, Gabriel. Ti presento Angelina, la mia nuova segretaria.»
«È un onore conoscerla, signor Agreste.» si introdusse Angelina.
«Ha anche un cognome, miss Angelina?»
«Bianchi!» replicò prontamente la ragazza. «Angelina Bianchi.»
«È di origine italiana.» incalzò Plagg. «È a Parigi da 10 anni e si è laureata alla Sorbona.»
Gabriel annuì col capo, pur mantenendo la sua aria impostata. «Lieto di averla conosciuta, miss Bianchi. Spero vi godiate la festa.» si chinò per un baciamano e, quindi, si congedò, raggiungendo Nathalie.
Angelina sospirò, mentre Plagg ridacchiò compiaciuto.
«Bianchi?» le domandò.
«È il cognome della mia migliore amica Mersedes. È il primo che mi è venuto in mente. Non potevo certo dirgli che mi chiamo come l'amico di sua moglie, che poi saresti tu.»
«Ottimo lavoro, sorellina.» Plagg ammiccò.
Adrien aveva raggiunto i suoi colleghi, cambiando l'abito che indossava: appena saputo della sua presenza, Gabriel aveva dato disposizione che lui indossasse il capo di punta della collezione, un completo da sera azzurro.
Con riluttanza, il ragazzo aveva accettato.
Era seduto su una poltrona beige, lontano dagli altri modelli, che, invece, non risparmiavano commenti d'apprezzamento sulla bella mademoiselle Bourgeois.
«Altre idee geniali, Adrien?» borbottò a bassa voce, non accorgendosi che una persona accanto a lui lo aveva sentito.
Quando una mano si poggiò sulla sua spalla, lui balzò di scatto in piedi.
«Perdi colpi amico.» sentenziò Plagg.
«Ah sei tu...»
«Chi ti aspettavi che fossi? La tua bella Lady Marion?»
«Ce l'hai ancora con me...» Adrien tornò a sedersi.
Plagg strinse la mano sulla spalla del ragazzo. «Ti stai rendendo conto da solo della tua idiozia. E, anche se non condivido la tua scelta, sarò comunque al tuo fianco. Sempre. Ora più che mai.»
«Cosa sta succedendo, Plagg? La comparsa di quella ragazza non è casuale, vero?»
Plagg si accomodò sulla poltrona accanto ad Adrien. «Devo raccontarti tante novità. Ma non stasera. Per ora ho bisogno che tu sia tranquillo e sereno e che faccia solo una cosa.»
«Cosa devo fare?»
«Tieni d'occhio tuo padre.»
Marinette si era isolata dal resto del gruppo, che ballava e si divertiva sul lato opposto della barca, nonostante l'aria pungente. Per l'occasione, aveva deciso di indossare abiti semplici, lasciando il volto pulito, senza trucco, dato che non era in vena di pensarci.
Raggiunse la prua, addobbata a modo per la festa, e scansò un paio di scatole piene di fuochi d'artificio, da sparare all'arrivo della mezzanotte. Si appoggiò alla balaustra e osservò la Senna scorrere sotto il battello.
In una piccola increspatura dell'acqua del fiume, le parve di scorgere il volto di Adrien, sorridente e felice, che la guardava con i suoi grandi occhi verdi, come la sera della Vigilia di Natale.
Una lacrima le bagnò la guancia e cadde lì, nel punto dell'acqua dove vi era, nella sua immaginazione, il volto del bel modello, che svanì.
Le vennero in mente le parole del biondo, quando lo aveva invitato alla festa sul Liberty. La tenerezza del suo sguardo era svanita. Il suo volto era cupo e preoccupato ed il tono della sua voce era gelido e distaccato.
Per un secondo, quell'atteggiamento le aveva ricordato Chat Noir e, all'idea, era inorridita, sebbene l'arciere si fosse guadagnato una punta di stima con le sue recenti azioni.
Ricordò le parole di Adrien, il suo secco rifiuto. "Mi spiace, Marinette. Non potrò esserci... Spero vi divertiate." che, tradotto nell'immaginario di Marinette, era: "Non ti illudere che, per un bacio sotto il vischio e una bella e piacevole serata, saresti diventata l'unico pensiero, l'unico amore, la compagna di una vita."
La dolce ragazza continuò a tormentarsi, dicendosi che Adrien aveva già dimenticato quello che, invece, lei avrebbe custodito nel suo cuore e nella sua mente per sempre.
Forse l'unico momento tra loro.
Ormai era convinta che, quella sera, Chloè avrebbe approfittato dell'occasione ed avrebbe sferrato l'attacco decisivo nella conquista del giovane Agreste. Magari avrebbero annunciato anche il loro fidanzamento a fine serata.
Scosse la testa e si voltò, dando le spalle alla Senna, quasi come se quel gesto potesse far allontanare, anche se per poco, il ricordo di Adrien.
Poco lontano da lì, scorse la sagoma di un ragazzo alto ed elegante, con un cappello che gli copriva tutta la testa. Era di spalle e lei, sorridente e felice, gli corse incontro, sicura dell'identità del giovane.
Gli poggiò una mano sulla spalla per farlo voltare. «Alla fine, ce l'hai fatta a venire!»
Il giovane si voltò sorridendo ma con un'espressione perplessa. «Non potevo mancare a questa festa e ora so anche il motivo: avrei conosciuto la più bella ragazza su questo battello.» si tolse il cappello, scoprendo una chioma scura dai riflessi azzurri, stesso colore dei suoi occhi. Tese la mano in direzione della corvina e si presentò: «Sono Luka, il fratello di Juleka.»
Marinette avvampò all'istante; nello sguardo le si leggeva la grande delusione, ma anche un certo imbarazzo per la madornale svista.
«S-Scusami, ti avevo scambiato per un'altra persona. Sono desolata.» Strinse tentennante la mano del ragazzo.
Luka le sorrise, per niente infastidito. «Non preoccuparti. Sono cose che possono capitare. Chiunque tu aspettassi, non solo si è perso una bella festa, ma soprattutto è un grande idiota per non essere qui con te. Il tuo nome, angelica fanciulla?»
Marinette sorrise: di solito la infastidivano quelli troppo prodighi di complimenti, ma Luka aveva una certa grazia e gentilezza. Le sue parole sembravano sincere e spontanee.
«Marinette, il mio nome è Marinette.»
«Felice di conoscerti, Marinette. L'anno finisce ed inizia molto bene per me.»
Angolo Autore:
Salve gente!
Abbiamo conosciuto finalmente Luka e subito è rimasto affascinato dalla nostra Marinette. Immaginatevi come potrà reagire Adrien a questa nuova conoscenza. Resterà indifferente o brontolerà?
Nel frattempo, Plagg ha introdotto Angelina nel suo mondo; la loro collaborazione è fondamentale per le sorti dei due ragazzi nella lotta contro Papillon.
Dedico questo capitolo a due mie amiche citate all'interno dei dialoghi.
Vi rinnovo l'appuntamento per il prossimo capitolo che verrà pubblicato Sabato e vi ringrazio per tutti i vostri commenti.
Alla prossima.
Nike90Wyatt
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Per Amore e per Vendetta
FanfictionUna vendetta non può mai definirsi giustizia, neanche se nasce dal desiderio di onorare la memoria di un amore perduto prematuramente. Un concetto molto comune, vero, antico come antiche sono le leggende che trascinano i personaggi di questa storia...