"Cos'è questo? Eh? Cos'è questo cazzo di odore!"Delle urla mi fecero distrarre dall'attuale gioco al quale mi stavo svagando, così alzai subito il mio viso dalle figurine e mi avvicinai leggermente alla porta per poter sentire meglio di cosa stavano parlando.
Era mia madre. Continuava a blaterare cose incomprensibili, la voce rotta e continui singhiozzi echeggiavano nella casa.
"Ma ti senti, Margareth? Ti senti! Mi stai accusando di una cosa non vera! Stai diventando pazza, pazza!" Rispose mio padre con un tono di voce alto, il quale mi fece sobbalzare.
Non avevo mai sentito mio padre urlare, specialmente con una persona della famiglia; le loro urla dovevano essere molto forti, visto che sorpassavano anche la porta chiusa della mia camera.
Successivamente qualcosa s'infranse sul pavimento ed io sobbalzai nuovamente, ascoltando un nuovo urlo di disperazione da parte di mia madre.
Piangeva istericamente ed io già la immaginavo con le mani tra i capelli, cercando di strapparseli dalla testa.
"La smetti? Ti stai comportando come una pazza!" Disse mio padre, questa volta con un tono di voce più calmo.
Non capivo quello che stava succedendo. Ero terrorizzato, triste e curioso nello stesso momento.
La casa cadde nel silenzio ed io decisi di ritornarmene al mio posto; mi sedetti sul tappeto e ricominciai a cercare Rooney per completare la squadra sull'album di figurine.
"Ma diavolo. E' possibile che-" Mi ritrovai a borbottare tra me e me, ma improvvisamente sentii di nuovo delle urla e la porta della mia camera si aprì velocemente.
Leenane la chiuse in fretta dietro di lei, prima di correre verso di me e gettarsi sul pavimento, avvolgendo le sue braccia esili intorno a me.
La sentii singhiozzare tra i miei capelli e poco dopo una lacrima cadde sulla mia guancia e poi un'altra e un'altra ancora.
"L-Lee, che è successo?"Le chiesi titubante e lei si distanziò leggermente da me per potermi guardare negli occhi: i suoi completamente arrossati, gonfi e pieni di lacrime; i miei confusi e spaventati.
Mi riportò nuovamente al suo petto, posando le sue mani sulle mie orecchie, finché non sentimmo le urla cessare e uno sparo rompere la quiete della casa.
-
Il vento soffiava un'aria più fresca del solito, ma era sopportabile. Niall non era riuscito a chiudere occhio per tutta la notte; aveva per la mente troppi pensieri, quindi aveva deciso di uscire di casa invece di rimanere nella sua stanza e scrivere il suo diario-computer. Era arrivato a Londra e nel giro di due settimane erano accadute tantissime cose: faceva parte degli Hooligans, aveva partecipato ad una rissa, aveva baciato un ragazzo, aveva rivisto suo padre -anche se il loro non era stato un bell'incontro- e aveva capito che era gay...bisessuale? Non lo sapeva neanche lui.
Aveva deciso di prendere la cosa come veniva, senza pensarci troppo ed altro. Si era stufato di pensare e farsi problemi che forse non erano nemmeno problemi.
Era seduto sul portico della casa di Harry, guardando l'orizzonte innevato e lasciando che l'aria fresca gli filtrasse tra i capelli biondi ossigenati.
Si era talmente trascurato in quelle settimane, tanto da far diventare i suoi capelli nuovamente castani come li aveva una volta.
Una volta.
Se solo pensava al motivo per cui aveva cambiato il colore dei capelli, gli veniva la nausea.
Li aveva cambiati dopo che era stato stuprato, li aveva cambiati perché voleva sentirsi diverso, li aveva cambiati perché si sentiva sporco con quelli ed in quel momento i suoi capelli stavano ritornando nuovamente castani come se qualcosa di cattivo fosse nell'aria, come se qualcosa di brutto stesse per accadere.
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HOOLIGANS | #Wattys2019
Fiksi PenggemarNiall è un ragazzo insicuro e timido, che non riesce mai a farsi valere. Questo è il motivo per cui verrà espulso dalla Joint Faculty of Humanities di Dublino e decide così di andare a Londra da sua sorella Leenane. E ' proprio qui che incontrerà...