16. Voglio farti stare bene

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Il suo corpo nudo e sporco giaceva sul pavimento freddo di quella stanza, una stanza che aveva assistito a quelle violenze per tanti anni.

Il suo viso era imperlato di sudore, misto a lacrime, le quali erano ormai secche lungo le guance arrossate e coperte di graffi del ragazzo. I capelli soffici e castani gli contornavano il viso impaurito e alcuni di essi erano appiccicati alla fronte; i denti battevano tra loro a causa dei brividi acuti che sentiva e le sue labbra erano asciutte e con piccoli pezzi di sangue incrostato agli angoli. Il collo era ricoperto di segni violacei e rossi, morsi e sangue, così come lo era il suo corpo, ricoperto di lividi, morsi e sangue ormai secco; la parte inferiore del corpo era completamente macchiata di sangue: l'interno coscia aveva strisce di sangue incrostato, il suo inguine era anch'esso pieno di segni rossi e violacei, il suo didietro era rosso sangue e gli doleva moltissimo.

Tremava, perché quella era l'unica cosa che poteva fare. Non riusciva a piangere e nemmeno a lamentarsi: era troppo debole e indifeso.

Il suo corpo aveva subito un trattamento più spinto e violento del solito e non sapeva se riusciva a poter sopportare il dolore anche quella volta oppure no.

Mi spinse contro il bordo del mobile, provocando un mio urlo a causa del dolore. Successivamente le sue mani s'impossessarono del mio corpo e mi denudarono. Non potevo fare nulla, dovevo subire.

Il suo stupido sorriso non lasciava la sua faccia; non lo lasciò nemmeno quando mi gettò sul pavimento, aprendomi le gambe, prima di sentire qualcosa di più grande rispetto alla cosa che sentivo normalmente, così come il dolore fu maggiore.

Sentì la zip di quei pantaloni richiudersi, avvertendo i passi lenti del ragazzo avvicinarsi. Un fiato caldo gli colpì il collo, il quale fu ricoperto da baci languidi e dolci, facendolo sobbalzare. La mano del ragazzo gli accarezzò lentamente il fianco sinistro, quasi come se volesse rassicurarlo, ma sapeva che non era affatto così.

Strinse forte gli occhi, avvertendo le lacrime scendere sulle sue guance, prima di sentire i baci del ragazzo arrivare a quest'ultime, le quali incominciò a baciare lentamente.

"Scusa Lou..." La voce colpì le sue orecchie, facendolo muovere leggermente sul pavimento.

La sua bocca si aprì per dirgli di andarsene, ma non vi uscì alcun suono. Era stanco e la sua gola era disidratata e irritata.

Le mani del ragazzo continuarono ad accarezzargli il corpo, così come le labbra continuarono a lasciare lievi baci su ogni segno violaceo lasciato sul suo corpo.

"Mi dispiace amore mio..." Sussurrò contro la sua guancia, sentendo della sostanza bagnata scorrergli lungo lo zigomo.

Stava piangendo, ma quelle lacrime di sicuro erano false, finte.

"L-Liam basta. T-ti prego." La mia voce era rotte e i miei muscoli erano troppo striati per urlare e combattere contro di lui e la sua forza.

La sua mano continuava a spingere sempre più a fondo, facendo aumentare il dolore in me, così come aumentava il sangue che continuava ad uscire, ma a lui non interessava; stava provando un enorme piacere e la prova erano i suoi continui gemiti e il sorriso perenne che aveva stampato sul volto.

La sua bocca succhiava e morsicava ogni parte del mio corpo, aumentando la dose delle spinte.

Sentì la sua mano uscire e subito dopo essere sostituita dalla sua erezione, mentre il mio volto era misto tra il terrore e il dolore.

Non potevo sopportarlo.

"Per favore tesoro, dimenticati di quello che ho fatto, per favore. Dimentica amore, dimentica..." Le lacrime di Liam s'infrangevano contro il viso arrossato e graffiato del castano, mentre quest'ultimo decise cercò contro tutte le sue forze di sottrarsi al tocco dolce e estenuante del ragazzo.

HOOLIGANS | #Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora