6.

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Attimi. Attimi che rimangono lì, impressi nella mente. Immagini che ti accompagnano e che non ti lasciano.

Ci vuole un solo attimo per innamorarsi, un solo attimo per essere felici e un solo attimo per diventare polvere.

Ad Eryn era bastato un attimo, un solo attimo per cadere a pezzi, per rompersi in così tante parti che, poi, era stato difficile rimettersi insieme. Le era bastato un attimo per lasciarsi andare all'amore e alla passione, e l'attimo successivo si era ritrovata sola, con il suo cuore ai piedi del letto schiacciato dalla mancanza di quello che era stato il suo primo amore. Non le era bastato un attimo, non le erano bastati mille attimi per riprendersi, per accantonare il dolore, il passato e per incollare meticolosamente tutti i pezzi del suo cuore, della sua anima e della sua dignità, ma poi ci era riuscita. Eppure, le era bastato un attimo per inciampare, nuovamente, nelle insidie del passato, nel buio che credeva essersi lasciato alle spalle.

Un attimo, un istante, un ritorno; il suo ritorno le era bastato per perdere il controllo delle sue emozioni.

Un attimo, un solo dannatissimo attimo e tutte le sue barriere, le maschere, i muri, erano caduti al suolo sbriciolati dal peso del passato che era ritornato.

Ma lei non poteva permettersi un solo attimo di debolezza. Non avrebbe ceduto, neanche per un attimo, alla tempesta che si stava abbattendo su di lei. L'avrebbe combattuta, l'avrebbe affrontata a testa alta e con le armi giuste, e non sarebbe sprofondata, non di nuovo. O almeno lo sperava.

I pensieri fluivano come un fiume in piena, mentre era seduta sul sediolino posteriore dell'auto di Cora. Avevano insistito così tanto per uscire e per passare una serata da sole, senza ragazzi e fidanzati nei paraggi. Dylan aveva già un impegno, altra cena di lavoro, mentre Liam ne aveva approfittato per state un po' con i ragazzi, lasciando Cora in compagnia delle sue migliori amiche.

Forse ad Eryn sarebbe servita una serata senza pensieri, ma questi sembravano ingarbugliati negli ingranaggi del so cervello e le era difficile poterli buttare via, magari dal finestrino e sull'asfalto con la speranza che qualcuno li avesse schiacciati. Così, mentre scendeva dalla macchina, decise che li avrebbe semplicemente ignorati. Sarebbero rimasti comunque lì, una presenza costante che pesava sui suoi neuroni, ma non avrebbe dato loro troppa importanza. Se li avesse ignorati, allora non avrebbero dato problemi, giusto?

-Eryn.- la voce di Cleo la riportò alla realtà.

Lei alzò lo sguardo, incontrando quello preoccupato delle sue amiche. –Andiamo.- non voleva parlare, non voleva trovarsi ad affrontare argomenti che l'avrebbero riportata di nuovo giù, in un posto buio dove non voleva tornare.

Intrecciò le sue braccia a quelle di Cora e Cleo, sorrise per convincerle che andasse tutto bene, e si avviarono all'entrata del Green Light.

Non ci tornava da un po' di tempo, ma non era cambiato poi così tanto, proprio come il solito buttafuori che si trovava sulla soglia con le braccia muscolose incrociate al petto, e lo sguardo da duro. James era un tipo simpatico, anche se all'apparenza poteva incutere paura per l'imponente altezza e i muscoli esageratamente sviluppati delle braccia e del petto.

Quando le vide avvicinarsi, sorrise cordialmente e spostò la cordicina rossa che faceva da barriera. –E' da tanto che non vi si vede qui, ragazze.- disse con la sua voce doppia e un sorriso gentile stampato sulle labbra. –Dove avete lasciato quelle teste calde?- continuò, riferendosi ai ragazzi.

Una risata uscì fuori dalle labbra delle ragazze. –A casa, James. Serata sole donne.- Cleo sorrise al ragazzone e trascinò le altre due all'interno del locale, dopo aver salutato con un cenno il buttafuori.

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