<<Hannah?>>.
<<Cazzo, è Violet>>, sussurro terrorizzata mentre saltello sul posto nervosa.
<<Cosa facciamo?>>, chiede Viktoria con gli occhi sgranati.
I passi di Violet si avvicinano alla cabina armadio e immediatamente io e Viky decidiamo di nasconderci dietro ai vestiti, sperando che ci coprano abbastanza.
La porta si apre e un fascio di luce entra dentro alla stanza. Vedo distintamente le sue scarpe rosse con il tacco ferme davanti all'uscio e inizio a trattenere il respiro. Viktoria si copre la bocca con una mano, cercando di trattenere una risata e io le lancio un'occhiataccia.
<<Cosa c'è?>>, mima con le labbra.
Metto il dito indice davanti alla bocca, facendole capire di stare in silenzio. Lei annuisce e mi sorride.
<<Che strano. Avevo sentito dei rumori>>, dice Violet confusa mentre richiude dietro di sé la porta.
Rilascio subito il respiro ed esco dal nascondiglio.
Viktoria inizia a ridere.
<<Cosa c'è da ridere?>>, chiedo incrociando le braccia al petto.
<<Dovevi vedere la tua faccia>>, esclama asciugandosi qualche lacrima che le è caduta sulle guance.
<<Ero spaventata, okay?>>, mi difendo alzando la valigia da terra.
<<Va bene. Non dovevo ridere, ma la tua faccia era...>>.
<<Viky!>>.
<<Scusa>>, risponde ricomponendosi.
<<Usciamo da qui>>, dico mentre tiro la valigia dal manico.
Dio, ma quanto pesa?
<<Cosa ci hai messo dentro? I mattoni?>>, domando cercando di fare il meno rumore possibile.
Viktoria apre la porta della cabina armadio e successivamente quella della mia camera, facendomi segno che non c'è nessuno nei paraggi.
<<Ho messo solo le cose essenziali>>, ribatte scostandosi i lunghi capelli dalla spalla che mi arrivano dritti in faccia.
<<Grazie tante>>, sibilo arrancando dietro di lei.
<<Oh, mi sono divertita un mondo a riempirti la valigia>>, ammette sculettando davanti a me.
<<Non intendevo...>>.
<<Ferma>>, mormora facendomi arrestare di colpo.
<<Cosa c'è?>>, domando sottovoce.
<<Ho sentito dei passi>>, risponde avvicinandosi piano alla balaustra delle scale.
La osservo mentre guarda l'ingresso dell'attico e subito dopo mi fa cenno di raggiungerla.
Stringo la mano sul manico della valigia e con tutte le mie forze la spingo sul lungo corridoio.
<<Guarda lì>>, sussurra indicandomi con un dito l'ascensore.
<<Lo vedo. Non sono cieca>>, ribatto irritata.
Non mi sta neanche aiutando a trasportare una valigia che pesa più di me e lei messe insieme.
<<Non stai osservando attentamente. Guarda di nuovo>>, risponde velocemente.
La accontento e sposto lo sguardo sulle ampie porte dell'ascensore metallizzato. In mezzo alla luce del sole, scorgo una figura riflessa.
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Reflection 3
Chick-LitApro gli occhi. Sono in ospedale. Ricordo tutto. Ho protetto il mio ragazzo da quella psicopatica di sua madre. Chris. Dove sei? Mio padre entra dentro alla stanza e mi abbraccia forte piangendo. Mi prende una mano e la stringe. Devi essere forte. È...