Capitolo 11

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Entro con il respiro affannoso dentro al negozio e mi guardo intorno emozionata. Non c'è nessuno. Le pareti sono tappezzate da disegni fatti a mano di tatuaggi sia colorati che in bianco e nero. Sono così realistici. Chiunque li abbia fatti ha talento.

<<Ciao, come posso aiutarti?>>, mi domanda un ragazzo giovane pieno di tatuaggi e piercing dietro al bancone.

<<Hannah Clark, non scappare così mai più>>, esclama arrabbiata Viktoria mentre entra dentro al negozio.

<<Voglio farmi un tatuaggio. Anzi due>>, dichiaro prima di cambiare idea.

<<Okay. Li vuoi piccoli o grandi?>>, domanda il tatuatore.

<<Che cosa? Vuoi farti dei tatuaggi?>>, esclama sorpresa Violet che nel frattempo ha raggiunto Viktoria.

<<Sì, voglio farmi dei tatuaggi>>, rispondo voltandomi verso di lei. <<C'è qualche problema?>>.

<<Non hai l'approvazione di tuo padre>>, dice preoccupata.

<<Ho ventidue anni. Posso tranquillamente decidere da sola>>, ribatto prima di rivolgere tutta la mia attenzione al tatuatore.

<<Li voglio piccoli. In realtà sarebbero due scritte>>, ammetto con l'adrenalina in circolo.

<<Okay. Dove le vorresti?>>, continua il tatuatore con il suo interrogatorio.

<<Hannah, ne sei sicura?>>, chiede Viktoria appoggiandomi una mano sulla spalla.

Annuisco in silenzio.

<<Okay, allora. Va bene se ti aspetto fuori? Odio gli aghi>>, ammette rabbrividendo al solo pensiero.

<<Certo>>, rispondo ridendo.

Viktoria mi sorride e subito dopo esce dal negozio. Osservo Violet che parla al telefono con qualcuno e quel qualcuno lo conosco bene. Non può farsi gli affari suoi? Non la volevo neanche per questa uscita tra ragazze.

<<Hannah, tuo padre ti vuole parlare>>, dichiara Violet porgendomi il suo telefono.

<<Una scritta la vorrei all'interno del polso destro e l'altra sotto al seno sinistro, sulle costole>>, rispondo al tatuatore che mi sorride e annuisce.

<<Hannah>>, richiama la mia attenzione Violet. <<Tuo padre>>, dice porgendomi nuovamente il telefono.

<<Puoi dirgli dove ficcarsi le sue idee. Sono maggiorenne e posso fare quello che voglio>>, dico ad alta voce cosicchè anche mio padre mi possa sentire dalla cornetta del telefono. <<Cominciamo?>>, domando al tatuatore che mi fa strada verso lo studio.

Mi stendo sul lettino e faccio un respiro profondo.

Lo sto facendo davvero.

Sorrido come una pazza e chiudo gli occhi, cercando di rilassarmi.

<<Incominciamo dal polso. Ti avverto che farà male da morire>>, ammette sincero il tatuatore.

<<Non preoccuparti. Ho sopportato di peggio>>, mormoro tranquilla.

Sono sopravvissuta a un coma di tre anni e a una pallottola nel petto. Il dolore di un tatuaggio posso benissimo sopportarlo.

<<Con quale tipo di scrittura vorresti le due scritte?>>, chiede il tatuatore facendomi aprire gli occhi.

Prendo il libro che mi porge quest'ultimo e inizio a sfogliare pagine e pagine di scritture tutte diverse.

<<Per la scritta sul polso vorrei qualcosa che rappresentasse la grazia e la bellezza>>, dichiaro improvvisamente.

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