Mi sveglio grazie all'odore del bacon e dei pancake che si sta diffondendo in tutte le stanze dell'attico. Immediatamente il mio stomaco inizia a brontolare e decido di alzarmi.
Siamo già ad agosto. Il tempo è volato da quando mi sono risvegliata quasi quattro settimane fa in quel letto d'ospedale.
Sto ricominciando a gestire la mia vita e ho deciso di guardare avanti, verso il futuro. Ho deciso di lasciarmi il passato alle spalle. Fa troppo male ricordare.
Con un sorriso sulle labbra mi dirigo verso la cabina armadio e rispetto all'ultima volta che ci ho messo piede, prendo il mio tempo per osservare tutti i dettagli di questa stanza. Sul soffitto pende un lampadario pieno di cristalli che illumina perfettamente lo spazio circostante e davanti a me ci sono tantissimi vestiti suddivisi per colore. Ogni colore ha un suo scaffale privato.
Neanche un maniaco dell'ordine saprebbe fare meglio.
Incomincio a toccare tantissimi capi d'abbigliamento e noto che oltre ad essere suddivisi per colore, sono suddivisi anche per tipologia di tessuto.
Scuoto la testa incredula e immediatamente prendo un paio di short di jeans bianchi con una maglietta a maniche corte blu.
Improvvisamente sento il telefono squillare nell'altra stanza e come una pazza corro per raggiungerlo.
Arrivo giusto in tempo e rispondo alla chiamata.
<<Pronto?>>.
<<Ciao sorellina>>, esclama Viktoria dall'altra parte della cornetta. <<Sei pronta? Sto venendo a prenderti>>.
Viktoria. Mi sono dimenticata completamente dell'appuntamento.
<<Ehi, ciao. Mi sto vestendo>>, ammetto mentre prendo l'astuccio con all'interno tutti i trucchi per le emergenze come questa.
Sono in ritardo e non ho pensato ieri sera a mettere una stramaledetta sveglia.
Imposto la chiamata con il vivavoce e inizio a mettermi l'eyeliner.
<<Non indosserai mica una squallida t-shirt di cotone, vero?>>, domanda disgustata.
Merda. Potrei mentirle, ma non servirebbe a niente. È di Viktoria che stiamo parlando.
<<Posa immediatamente quella maglietta e indossa qualcosa di femminile>>, continua senza che io le abbia detto niente.
<<La maglietta è femminile>>, ribatto cercando di non cavarmi un occhio con il mascara.
<<Hannah>>.
Okay, quando mi chiama con il mio nome non si prospetta nulla di buono.
<<Va bene>>, mi arrendo nel momento esatto in cui finisco di truccarmi gli occhi.
Prendo il telefono in mano e ritorno nella cabina armadio.
<<Il tuo guardaroba è il sogno di ogni ragazza. Trova un bel vestitino sexy e provocante. Metti in mostra le tue qualità>>, esclama Viktoria facendomi ridere.
<<Non metterò in mostra un bel niente>>, ribatto mentre sposto abiti su abiti di ogni colore possibile.
<<Sono quasi arrivata all'attico. Se non ti trovo pronta entro dieci minuti, penso proprio che incomincerò una chiaccherata con la dolce mogliettina di tuo padre>>, dichiara tranquilla.
<<Che cosa? Vuoi farle il terzo grado?>>, affermo sorpresa.
<<Solo se non sarai puntuale. A dopo, sorellina>>, dice prima di riattaccare.
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Reflection 3
ChickLitApro gli occhi. Sono in ospedale. Ricordo tutto. Ho protetto il mio ragazzo da quella psicopatica di sua madre. Chris. Dove sei? Mio padre entra dentro alla stanza e mi abbraccia forte piangendo. Mi prende una mano e la stringe. Devi essere forte. È...