Capitolo 12

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<<Salve. Come posso aiutarla?>>, mi domanda un agente di polizia.

<<Devo vedere la signora Harris>>, rispondo con il cuore che mi batte forte nel petto.

L'agente sfoglia un libro pieno di pagine fermandosi alla lettera H. Scorre con un dito tantissime righe e annuisce soddisfatto quando trova il cognome Harris.

<<Un documento, prego>>, richiede l'agente alzando un sopracciglio nella mia direzione.

Prendo il portafoglio dentro alla borsa e gli allungo la mia carta d'indentità.

Quest'ultimo la guarda scrupolosamente e dopo un'infinità di tempo annuisce.

<<Prego, mi segua>>.

L'agente di polizia inizia a camminare con lunghe falcate e io devo correre per raggiungerlo.

<<Aspetti qui>>, ordina prima di entrare dentro a una stanza.

Mi sfrego le braccia improvvisamente fredde e batto ritmicamente un piede sul pavimento.

Le pareti grigie e le luci al neon che illuminano a tratti questo stretto corridoio mettono i brividi. Sembra la scenografia di un set cinematografico per un film horror.

<<Mi scusi per l'attesa>>, esclama l'agente ritornando da me.

<<Non si preoccupi>>, mormoro con il respiro accellerato.

Sono molto nervosa e le mani non smettono di tremarmi.

Faccio un respiro profondo e seguo l'agente che prosegue per un breve tratto girando verso sinistra.

Apre un'altra porta e mi lascia entrare per prima.

Eccola lì. Con la tuta arancione da carcerata.

Il male in persona.

Rose.

<<Avete dieci minuti>>, dichiara l'agente lasciandoci da sole.

Mi avvicino al tavolo sedendomi su una sedia nera, proprio di fronte a Rose.

<<È uno scherzo, vero?>>, esclama ridendo.

<<Credimi, vorrei tanto essere da un'altra parte in questo momento e invece sono qui>>, ribatto incrociando le braccia al petto.

<<Sei la prima persona che vedo dopo tre anni>>, ammette continuando a ridere.

<<Non stento a crederlo>>.

<<Neanche i miei figli sono venuti a trovarmi. Come sta Chris?>>, domanda curiosa.

<<Non ne ho idea. Non stiamo più insieme>>, ammetto con il cuore dolente. <<Sarai contenta della notizia>>, proseguo aspettando una sua reazione.

<<Finalmente ha aperto gli occhi e si è reso conto che frequanteva una puttana>>, risponde sorridendomi.

Non è cambiata affatto.

<<E la mia bambina? Come sta?>>, continua a chiedere.

<<Sta benissimo, senza sua madre che le fa il lavaggio del cervello>>, rispondo senza scompormi quando lei sbatte un pugno sul tavolo.

<<Come osi?>>, mi urla in faccia alzandosi in piedi.

Immediatamente due agenti di polizia si avvicinano al tavolo per rimettere Rose seduta.

Aspetto paziente che si calmi e ricomincio.

<<Non sono venuta qui per parlare né di Chris né di Viktoria, ma di me>>, dichiaro appoggiando le mani sopra al tavolo.

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