Il mignolino multiuso

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2 Agosto 1997

Harry è poggiato con la testolina alla corda dell'altalena, e la sente cigolare piano ad ogni suo più piccolo movimento. Ogni rumore è ovattato, coperto dai rumori dei suoi pensieri, qualsiasi pensiero un bambino di tre anni e mezzo possa avere. Si sente tremendamente annoiato e, se c'è una cosa che sua mamma gli ripete sempre, è che tanto melodrammatico. Quando è triste per qualcosa magari non piange sempre, ma lo fa notare mettendo su qualche espressione che sarebbe in grado di addolcire perfino una balena. Non sa perché il suo pensiero sia andato proprio alla balena, ma in quel cartone animato che ha visto con Gemma qualche giorno fa c'era una balena e sembrava tanto spaventosa.

Quindi, tornando alla realtà, ogni rumore è ovattato e perfino la voce della sua mamma che parla con quella signora sulla panchina sembra lontana, un rumore distante che non riesce ad afferrare. Non ascolta veramente quello che stanno dicendo, se ne sta semplicemente qui, su questa altalena immersa in un silenzio così tombale che si sente perfino il cigolio. È piena estate e il parco è deserto.

Holmes Chapel è un'adorabile cittadina inglese che, durante i mesi estivi, si svuota perché tutti gli abitanti partono per le vacanze. Harry è troppo piccolo ma se qualcuno glielo chiede sa già dire che il motivo per cui rimane a casa, è perché i suoi genitori non guadagnano abbastanza da permettersi una vacanza. E va bene, non se ne lamenta perché lui il mare non lo ha mai visto e neanche sa cos'è, però d'estate gli piace andare al parco e gli piacerebbe se ci fosse anche qualcuno con cui giocare. E invece nulla. Tutti i suoi amici dell'asilo non ci sono e sta qui da solo su questa altalena che cigola.

Se ne rende conto a scoppio ritardato, che la signora con cui la sua mamma sta parlando da dieci minuti dev'essere per forza la mamma di qualcuno. Lo capisce solo quando vede un bambino con un buffo taglio a scodella sulla testa, spuntare da dietro ad uno scivolo e avvicinarsi con fare furtivo. Lo guarda per tutto il tempo mentre si avvicina, come se lo stesse studiando, ed Harry che di natura è molto timido si ritrova ad abbassare lo sguardo sulle sue scarpe consumate. Sente il bambino occupare l'altalena accanto alla sua, e per quel poco che lo ha visto ha dedotto che sia sicuramente più grande di lui e di conseguenza già sa che lo umilierà andando velocissimo sull'altalena mentre lui è qui a dondolare e basta. E infatti un attimo dopo il bambino sta volando. Davvero, sta proprio volando. Impugna le corde dell'altalena e va velocissimo per una, due, tre, quattro volte, poi rallenta fino a fermarsi. Scivola con grazia dall'altalena, lo supera e, proprio quando Harry pensa che se ne stia per andare, sente delle mani posarsi sulla sua schiena. Sussulta un po' per la sorpresa, poi si gira un po' e trova il sorriso gentile del bambino che lo osserva, le mani ancora ben piantate all'altezza dei suoi fianchi.

Non è solo il suo sorriso a colpirlo, ma anche gli occhi: questo bambino ha gli occhi azzurri più - be', più azzurri che abbia mai visto. Harry non avrebbe mai pensato che un paio d'occhi potessero togliere il fiato, e si rende conto che è una normale conseguenza se sta qui a fissarli senza fare altro che pensare a questi occhi. Non può fare due cose contemporaneamente, insomma, o respira o guarda e pensa a questo azzurro. Ed è esattamente ciò che sta facendo. Però non vuole sembrare strano, e soprattutto timido, così decide di rompere subito il silenzio.

"Oops" ci scherza su, riferendosi al piccolo spavento che si è preso.

Louis sembra sollevato nel vedere di non averlo traumatizzato a morte - accipicchia, se fosse scoppiato a piangere si sarebbe vergognato a morte e avrebbe fatto una figura pessima con la mamma che sta seduta laggiù  così si scioglie in un sorriso. "Ciao" e, senza aggiungere altro, inizia a spingerlo per far volare pure lui. Non lo sa neanche lui perché lo sta aiutando, Louis è un bambino socievole ma non fino a questo punto, anzi, sotto questo aspetto è davvero tanto competitivo e se ci fosse stato un altro bambino seduto su questa altalena lo avrebbe sfidato e umiliato a morte. Però c'è lui, c'è questo scricciolo tutto occhi verdi e ricci e guance paffute e gli fa troppa, davvero troppa tenerezza.

You bring me homeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora