Marzo 2009 (seconda parte)
Quando capisci di essere gay ti crolla il mondo addosso. Puoi avere la mente aperta quanto vuoi, ma metterti davanti alla consapevolezza che per tutti sarai quello diverso ti destabilizza, ti porta a pensare a cose che a mente lucida e da eterosessuale non avresti mai pensato. Mentre Harry è seduto qui sul tetto fuori dalla sua stanza, si ritrova a chiedersi cose folli. Come, ad esempio, se Louis c'entri qualcosa con la sua sessualità. Se Louis non fosse mai esistito nella sua vita, sarebbe diventato gay? Ecco, quando ti scopri gay in fondo sai di esserlo sempre stato ma inizi a pensare a cose terribili come quando lo sono diventato. Sai che non ci si diventa, eppure lo pensi lo stesso. Quindi, la domanda folle, è questa. Se Louis non fosse mai stato nella sua vita, sarebbe diventato gay? Si ritrova irrazionalmente ad addossare a lui tutta la responsabilità. Sarebbe stato sicuramente diverso se non avesse conosciuto la forza dei suoi abbracci, la sensazione delle sue labbra tra i capelli, il suo respiro addosso. Sarebbe stato diverso se non ci fosse stato lui a farlo rabbrividire quel giorno di fine dicembre quando si svegliò con lui come in passato è successo almeno un milione di volte ma per la prima volta, con il viso di Louis nell'incavo del collo, ha sentito la sua pelle ruvida, la sua prima barba appena accennata strofinarglisi addosso. E lo ha amato. Sarebbe diventato gay lo stesso se non ci fosse stato Louis? Se non avesse amato il suo dopobarba così tanto da rubarglielo, se non si fosse incantato a guardare i suoi muscoli quando lo ha visto spogliarsi davanti a lui dopo qualche mese di palestra, se non avesse amato ogni singolo dettaglio che lo rende così forte e così uomo e così desiderabile. Sarebbe diventato gay lo stesso?
"Hally? Posso entrare?"
Il flusso di pensieri folli viene interrotto dalla voce familiare di sua sorella, la persona più importante della sua vita insieme a Louis. E gli sembra uno scherzo di pessimo gusto l'idea che Louis si sia innamorato di lei.
"Dovresti chiedermi se puoi uscire."
Gemma si lascia scappare un sorriso mentre dalla finestra della stanza di Harry, guarda il suo fratellino seduto sul tetto con un'aria tremendamente triste. È così che è tornato a casa stasera, aveva gli occhi grandi e lucidi e non le ha dato tempo di chiedergli niente che si è rintanato nella sua stanza. Gli ha dato giusto qualche minuto di tempo perché Gemma è una sorella maggiore affettuosa, razionale e che sa quando non è il momento di invadere gli spazi, ma sa anche che Harry a volte ha davvero bisogno che qualcuno lo conforti e lo rassicuri perché solitamente le sue crisi non provengono altro che da paranoie o insicurezze che si porta da piccolo. Quindi sì, se può fare qualcosa per aiutare suo fratello lo fa volentieri.
"Va bene, piccoletto, allora posso uscire?"
"Sì. Credo che tu possa farlo."
Gemma sorride, scavalcando il davanzale della finestra e raggiungendo Harry. Si siede accanto a lui e per i primi istanti sta in silenzio, guardando semplicemente il cielo stellato sopra le loro teste, poi alla fine non resiste e porta una mano sul suo ginocchio per dargli un po' di sollievo. Ha gli occhi pieni di lacrime Harry, anche se li ha rivolti verso il cielo sono palesemente lucidi e a Gemma fa male vederlo così. Se lo ricorda ancora bene il giorno in cui Harry è nato. Anne non lo aveva previsto, non lo aveva programmato, non era pronta per avere un altro figlio ma poi scoprì di essere incinta e colse tutti di sorpresa. Soprattutto Gemma che era solo una bambina e vedeva la pancia della sua mamma crescere settimana dopo settimana. Quando Harry venne alla luce Des l'accompagnò alla stanza d'ospedale tenendola per mano e chiedendole come si sentisse all'idea di conoscere Harry. Gemma non seppe rispondere perché non lo sapeva come si sentiva, ma quando mise piede in quella stanza e vide Harry tra le braccia di sua madre lo capì all'istante. Si sentiva felice, protettiva, si sentiva una sorella maggiore per la prima volta. Si sedette sul letto e, facendo attenzione, Des le adagiò Harry tra le braccia stando vicinissimo per impedire che il piccolo cadesse. Ma Gemma non lo avrebbe mai fatto cadere. Guardandolo, e baciandogli la fronte, si presentò omettendo quella R che non aveva ancora saputo imparare a pronunciare: "Ciao Hally, sono Gemma. Sono tua solella. Io ti poteggelò per tutta la tua vita.". E Gemma è sempre stata di parola.
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You bring me home
FanfictionQuando Harry e Louis si conoscono hanno rispettivamente 3 e 6 anni, sono troppo piccoli per pensare che uno stupido patto di amicizia sancito con un mignolino possa essere mantenuto per il resto delle loro vite. Eppure succede. Crescono insieme, si...