Il destino di chi visse per amare

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"La mia storia parte da dove sai,
dai sussurri e le accuse a labbra chiuse.
Da un sogno sigillato in una lacrima
ai tatuaggi come scudo sulle vene per non scordare mai"

È la disperazione a portare Louis fino a casa di suo padre, quella mattina di un normale venerdì.

Non è la prima volta che ci prova, o perlomeno, è la prima volta che ci prova veramente. A gennaio quando ha progettato il viaggio tra Londra e Dover insieme ad Harry, nonostante Dover non fosse una meta così gettonata in inverno, voleva davvero andare lì per incontrare suo padre. Aveva previsto di parlarne con Harry, di dirgli di aver scoperto tutto, il suo indirizzo e di volerlo incontrare per chiedergli perché li ha abbandonati. Aveva soltanto sedici anni quando lui e sua madre si sono lasciati. Quando è andato via di casa ed è passato a vederlo soltanto una volta al mese, poi una volta ogni tre mesi, poi le sue chiamate sono diventate sempre più sporadiche fino a che non è scomparso del tutto. Louis ha imparato gradualmente a vivere senza un padre ed è ancora più triste del perderlo all'improvviso.

Per questo il fatto che fosse così felice a Dover con Harry, considerando quello che era successo inaspettatamente tra di loro, scelse di lasciar perdere e di godersi il tempo con lui. Era stato triste per troppo tempo, voleva godersi fino in fondo quei giorni di felicità che gli erano stati concessi.

Stavolta però è diverso: negli ultimi tempi è stato male, ma male veramente, la situazione con Harry è diventata disperata e rimanere ad Holmes Chapel stava diventando insostenibile. Era così stanco di essere sempre lì, pronto ad aspettarlo, vuole che Harry provi un po' quello che ha provato lui in questi anni in cui non ha saputo dov'era, cosa faceva, se era felice oppure no. E soprattutto vuole scoprire se stesso, perché diventare un uomo quando hai un padre che non è stato abbastanza uomo da restare nella tua vita è complicato. Ti porta a voler conoscere a tutti i costi le tue origini.

Così bussa alla sua porta.

Troy Austin apre, lo guarda, un'espressione di stupore lo invade in un attimo e poi sorride.

Louis non ricambia il suo sorriso, ma per il momento va bene così.

***

"Poi sei arrivato tu con quel sorriso che irrompe,
come la terra che trema e il mondo che cambia.
Non ti ho chiesto niente e mi sembravi Dio,
tu mi hai guardato e hai detto:
"ti seguo fino a dove vuoi,
anche in un'altra vita"

Hanno parlato a lungo.

Non subito, Louis ci ha messo qualche giorno a sedersi vicino a lui e a fargli le domande che da anni teneva lasciate in un angolino della sua testa. Perché non ti sei fatto più sentire? Perché non mi avevi detto di esserti trasferito qui? Perché non hai voluto che rimanessi nella tua vita? e le sue giustificazioni non gli sono piaciute poi così tanto. Ha detto che quando gli stava intorno lo vedeva che gli faceva del male, che lo rendeva triste, che non diceva mai la cosa giusta. Ha preferito sparire perché sapeva di non essere ben accetto nella sua vita. Louis senza troppi giri di parole gli ha confermato di non aver nutrito una particolare simpatia nel periodo del divorzio, ma che avrebbe voluto che ci provasse un po' di più.

Sono stati giorni interi a parlare ed altri a non dirsi niente, con Louis rintanato nella camera che Troy ha preparato per lui quando è arrivato. Louis non era convinto di rimanere in quella casa ma lui non ha voluto sapere ragioni: "sei mio figlio, non ti lascerò andare in nessun motel" e Louis lo ha apprezzato davvero, perché conoscendosi sarebbe tornato in quello in cui è stato con Harry, avrebbe richiesto la stessa stanza e avrebbe passato giorni interi a piangere e a sentire nient'altro che la sua mancanza.

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