9. Profumi e morsi.

6.6K 223 3
                                    

CAPITOLO IX

Le fragranze possono essere più di un piacevole accessorio. Un grande profumo è un'opera d'arte. E' poesia silenziosa, invisibile linguaggio del corpo. Può risollevare le nostre giornate, arricchire le nostre notti e creare pietre miliari nelle nostre memorie. Una fragranza è emozione liquida.
Michael Edwards.

Il profumo di Draco le ricordava l'acqua fresca, non sapeva come fosse possibile eppure era così. Tutto ciò che le dava la sensazione di buono e pulito odorava di lui. I loro corpi sembravano incastrarsi alla perfezione, le loro gambe incrociate, le mani unite, tutto dava l'idea di due pezzi di puzzle finalmente uniti. Il camino della stanza regalava un suono piacevole, lo scoppiettio del fuoco aveva compensato i pochi momenti di silenzio ed aveva regalato una luce perfetta per ammirare il corpo l'uno dell'altro.
Lei era a suo agio con quel colore, lei era fuoco puro.
Lui aveva un area ancora più misteriosa, come il fuoco potesse incontrarsi con il ghiaccio era un mistero, ma lui lo indossava alla meraviglia.

«Smettila di mordermi, Mezzosangue.» la ammonì il ragazzo ma lei non gli diede ascolto, anzi continuò a torturare la sua schiena approfittando della posizione di svantaggio del ragazzo. Steso con il petto rivolto verso il basso aveva lasciato le redini a lei mentre provava a riprendersi dall'intenso momento che avevano avuto. Hermione aveva deciso di occupare il resto del tempo rimasto per imprimere lui nella sua mente, come se non fosse già così. Si era stesa sulla schiena del ragazzo con il petto schiacciato contro ed il viso nascosto nell'incavo del suo collo per lasciargli segni che avrebbe ricordato solo lei perché domani non sarebbe rimasto nulla. «Mezzosangue.»

«Furetto, dimmi.» lo sfidò ironica muovendo le labbra contro la sua schiena perfettamente delineata, il bianco latte si scontrava con il rosso dei graffi e il viola dei morsi.
Come aveva fatto a non notarlo prima?
Oppure avevano nascosto tutto con l'odio?

«Sono le nostre ultime ore e tu vuoi trascorrerle a mordermi?» domandò interrompendo di nuovo la ragazza che era intenta a strofinare il naso contro la spinta dorsale. Era la migliore droga che potessero mai inventare, ora capiva perfettamente le ragazze che gli correvano dietro per avere una notte con lui e di come, dopo l'umiliazione dovuta al palese disinteresse per loro, lo cercassero ancora. Ora lei era una di loro e sapeva che una sola volta non le sarebbe bastata. «Perché hai smesso?»

«Perché me l'ha chiesto.» rispose semplicemente alzando le coperte sul suo petto. Stesa di fianco a lui non potè fare a meno di portare la mano sulla sua guancia liscia, sulle sue labbra ancora gonfie per i morsi precedenti, per i baci che li avevano lasciati senza fiato ma non avevano avuto il coraggio di allontanarsi.

«Da quando fai una cosa che ti chiedo?» chiese ironico alzandosi sui suoi gomiti, imprigionandola sotto il suo corpo. I baci che si scambiavano erano diventati quasi normali, respirare labbra contro labbra era piacevole.

«Perché è giusto così.» la sua risposta era per un altro discorso, uno più importante: l'incantesimo. Non importava perché l'aveva chiesto, ma doveva farlo perché era giusto così.

«A me non sembra giusto.» la riprese facendo scendere ancora la mano sul suo corpo per accarezzarle ancora la schiena, i fianchi, il seno. Lei aprì la bocca come per rispondere ma non disse nulla, non voleva rovinare il momento e lui accettò spostandosi pigramente sul suo corpo, usandola come un vero e proprio cuscino. Il viso incastrato nell'incavo del suo collo, le mani della mora nascoste tra i suoi capelli biondi, le cosce incrociate ed i respiri rilassati. «Perché ti sei messa questa stupida camicia?» riprese a parlare stizzito quando dovette lottare con i primi bottoni della sua camicia per poter poggiare di nuovo le labbra sul suo seno. La sentì ridere poi con calma allontanò le sue mani e la sbottonò senza dire niente, quasi iniziava a mancarle la sua irritante voce da sapientona.

«Smettila di mordermi, furetto.» lo interruppe lei imitando il suo tono precedente il che lo fece ridere. Le regalava attenzioni come se fosse normale, il suo seno era perfetto tra le sue mani ed era ancora più bello con i suoi segni sopra. «Draco piano!» sbottò incazzata questa volta quando i denti del ragazzo si chiusero sulla sua pancia.

«Non era questo che urlavi poco fa.» la sbeffeggiò il ragazzo mentre continuava indifferentemente al volere della ragazza. L'aveva sentita sussurrare qualcosa come 'stronzo' o qualche insulto del genere mentre le sue labbra scendevano lungo il suo ventre. Si sarebbe mai stancato? «Hai rimesso anche le mutande? Sei la prima che si riveste nel mio letto, Mezzosangue.»

«E non me le toglierai.» lo fermò prontamente bloccando le sue mani. «Basta.» continuò quando lo sguardo confuso di Draco la colpí. Si rialzò sulle sue mani tornando a fronteggiarla con gli occhi contro i suoi ed Hermione ebbe quasi voglia di spogliarsi da sola, ma non poteva dargliela vinta a quella serpe maledettamente attraente.

«Piano? Basta? Hai preso il vocabolario e cercato il contrario delle parole che mi urlavi prima?» domandò con lo sguardo gelido mentre Hermione si rivestiva sotto il suo corpo. Entrambi in quel momento si stavano chiedendo perché si stava rivestendo quando era perfettamente chiaro che non volevano assolutamente mettere fine a quello che era successo. Continuò a guardarla poi sbuffò infastidito e si alzò dal letto per rivestirsi. Che poi cosa si rivestivano a fare? Bastava svegliarsi.. «Prima mi implori e poi ti rivesti.»

«Anche tu prima mi imploravi.» lo interrompe con le guance rosse dall'imbarazzo nel ricordare le sue parole e la sua voce piena di piacere.

«Hai delle belle labbra, niente di che.» la freddò mentre si alzava la zip dei pantaloni e sosteneva il suo sguardo. La mora si alzò infuriata dal letto ormai disfatto e lo fronteggiò trattenendosi dal dargli uno schiaffo.

«Delle belle labbra? 'Ti prego piccola', 'più veloce'.» lo imitò non curandosi dell'imbarazzo che sentiva e lui sorrise nel suo solito modo da stronzo mentre la guardava.

«Nemmeno tu eri da meno, piccola Mezzosangue.» disse beffardo mentre le mani tornarono al loro posto, suoi fianchi della mora. «Devo ricordartelo?» sussurrò alzando la camicia quel poco che bastava per afferrare i suoi slip. In poco tempo capì che aveva vinto lui, spinta senza obiezioni sul letto, le gambe a penzoloni e lui in ginocchio capì che non avrebbe mai potuto vincere contro di lui ma poteva giocare al suo stesso gioco e dopo poco fu lui a trovarsi esterrefatto seduto sulla poltrona mentre sentiva la massa di capelli muoversi contro le sue cosce e poteva fingere a parole ma niente era soddisfacente come quello.

Amantes amentes; Dramione. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora