CAPITOLO II
𝑺𝒄𝒉𝒊𝒆𝒏𝒂 𝒄𝒐𝒏𝒕𝒓𝒐 𝒔𝒄𝒉𝒊𝒆𝒏𝒂, così hanno inizio i duelli, dieci passi, pistola armata stretta nella mano, ci voltammo, io sparai, lei riflessa nello specchio, disarmata, mi perdonò.
«Quella sottospecie di Serpeverde!» commentava Draco mentre il suo migliore amico, Blaise Zabini, cercava di curargli un occhio completamente malandato. «Il cappello ha sbagliato lo smistamento con quel gruppo di falliti, e come se ha sbagliato!» continuò cercando di rimanere fermo ma non ci riuscì per più di cinque secondi di seguito. La stanza era vuota, c'erano solo loro due e Daphne e ciò rese i lamenti di Draco ancora più amplificati, rimbombavano contro tutte le pareti dei sotterranei bui e freddi.
«Dovresti andate in infermeria.» ripeté Daphne sfogliando le pagine di un libro di pozioni, sembrava disinteressata dalla situazione ma tutti sapevano che la prima ad urlare al colpo scagliato contro Draco era proprio lei. 'Stupidi maschi in cerca di nuovi metodi per scaricare il testosterone' aveva detto mentre controllava che Draco non avesse perso la vista. «Quell'occhio sta peggiorando di secondo in secondo.»
«Quest'occhio fa davvero schifo e tu non stai fermo nemmeno un secondo, quindi vai.» si arrese il suo compagno di casata e non solo. Con lui aveva condiviso tutto - veramente tutto - era l'unico ad averlo visto piangere, a conoscere metà del dolore che Draco portava dentro di se. Solo la metà, però, perché le spalle di Blaise non avrebbero potuto reggere tutto il dolore - così si ripeteva Draco ogni volta che ometteva scene, particolari o torture che aveva subito - che aveva incontrato durante la guerra. Eppure la guerra era finita ma lui non smetteva di combattere, sia nei duelli che con la sua mente che gli giocava scherzi perfidi fin troppe volte. Gli incubi, o meglio i ricordi erano sempre presenti e si sentiva un idiota ogni sera quando usciva dalla sua camera e si dirigeva verso il bagno dei prefetti convinto che un bagno caldo, isolato da qualsiasi altro rumore potesse aiutarlo a dormire, a spegnere i demoni che gli tormentavano la mente.
«Perché quando aprite la bocca le mie orecchie sentono solo un susseguirsi di parole insensate? Maghi che non sanno curare un occhio! Maledetti!» sbottò Draco recuperando il mantello per abbandonare la sala comune ed incamminarsi verso la stupida infermeria che aveva cercato di evitare per più di tre ore, ma Daphne aveva ragione: quell'occhio faceva schifo. In quella condizione terrificante, livido, rosso e sanguinante non ci sarebbe riuscito nemmeno lui.
«Come vi è venuto in mente di fare un duello! Un duello!» urlava una voce nell'infermeria e Draco quasi fece retro fronte ma una fitta all'occhio lo convinse che era il momento di accettare le prediche e cercare di migliorare la situazione, per quanto possibile. Certo, lui aveva un occhio fuori uso e lo sarebbe stato per un po', ma il suo sfidante - un ragazzo di cui nemmeno sapeva il nome - era conciato molto, molto peggio. «Come se non ne avessimo tutti abbastanza di queste cose! Maledetti stupidi Serpeverde!»
«Non mi sarei mai dovuto sporcare le mani per un mangiamorte fallito.» commentava la voce di un ragazzo, forse lo sfidante, che continuava a borbottare cose senza alcun senso. «Non accetterò più nessuna accusa da quell'idiota di poco conto!»
«Parli alle mie spalle? Non ti ricordavo così spavaldo poche ore fa, quando mi imploravi di finirla e dichiaravi la resa in lacrime, in ginocchio ai miei piedi.» fece così la sua entrata Draco, stretto nel suo mantello nero con una camicia bianca sporca di sangue ed a tutti i presenti quasi il mento toccò terra. Era conciato male, ovviamente, ma era avvolto da quell'alone di mistero e cattiveria che fece arrossire tutte le ragazze presenti in infermeria. «Nemmeno durante la guerra ho visto così tante persone qui dentro.» commentò poi ironico quando gli si avvicinò Hermione. Lei non disse niente mentre cercava una pozione, un incantesimo o qualsiasi cosa potesse curare un occhio così malandato.
«Se tu non avessi scatenato la terza guerra magica nella tua casata, non ci sarebbero così tante persone!» si liberò Hermione, non poteva rimanere zitta per tutto questo tempo e Malfoy lo sapeva, attendeva solamente. «Dato che Madama Chips è impegnata a curare gli altri idioti, a te ci penserò io alla mia maniera!»
«Alla tua maniera?» domandò allora confuso da quello che vedeva davanti, attrezzature che mai aveva usato l'infermiera e lui lo sapeva bene, aveva trascorso lì gran parte del tempo nell'ultimo periodo. «Vuoi per caso uccidermi?» domandò di nuovo quando la Granger gli allungò un bicchiere con un liquido verde. Cercò di ribellarsi per un po' ma gli occhi della ragazza avrebbero potuto ucciderlo a breve quindi decise di arrendersi - solo per il suo bene! - e prese in un solo sorso ciò che gli obbligava la ragazza.
«Bene, grandissimo pezzo di-» sbottò Hermione ma chiuse subito la bocca e prese dei profondi respiri. «Bene Malfoy, sei appena stato curato in un modo babbano, prenditi il tuo tempo per assimilarlo e vai oltre.» disse in fine con una calma quasi da brividi e Draco ci impiegò qualche istante a capire cosa stava succedendo, ma la Granger era già passata al prossimo idiota Serpeverde che lui non ebbe modo di controbattere.
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Amantes amentes; Dramione.
Fanfic(Completa) Amantes amentes. Amanti pazzi. Grifondoro e Serpeverde. Hermione Granger e Draco Malfoy. Mezzosangue e purosangue. Gli opposti, eppure..