42. Malfoy Manor.

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CAPITOLO XLII

«Sei sicuro di voler andare?» domandò Hermione sistemando la camicia del suo ragazzo. La testa del ragazzo si mosse di nuovo annuendo e ciò fece sospirare la mora, che non credeva che guardare la condanna del padre potesse alleviare il suo dolore. «E non vuoi che venga con te?» continuò facendo scendere le mani sul suo petto, fingendo di aggiustargli la giacca ma era solo una scusa per stringerlo a se.

«Andrò con mia madre, Hermione.» affermò il biondo sospirando. Hermione si arrese, riportando le labbra sulla guancia del suo ragazzo, cercando di rassicurarlo, ma forse era più preoccupata lei che lui. La loro relazione fortunatamente, dopo l'ultima litigata, era migliorata. Erano sempre loro due, Draco Malfoy era sempre il solito serpeverde borioso e viziato ed Hermione sempre la solita studentessa ligia alle regole, ma insieme erano altro. Forse era anche la consapevolezza del futuro imminente che li attendeva, dato che da lì ad un mese sarebbe terminata la scuola, che avrebbero dovuto continuare la loro vita al di fuori della scuola. «Tornerò sta sera, poco prima della cena.» la informò portando le mani dietro la schiena della sua ragazza, indossava una sua camicia ed il suo maglione e le copriva ben poco, avrebbe preferito mille volte trascorrere tutta la giornata con lei nelle quattro mura della sua camera che andare al ministero, ma doveva mettere un punto a quella situazione.

«Va bene, aspetterò te.» sussurrò la ragazza per poi ricambiare il bacio che il ragazzo si era sporto a darle. Dopo pochi minuti Draco recuperò una borsa e lasciò la sua camera, con Hermione che riprese subito posto sul letto che ormai li accompagnava ogni sera. La mora si ritrovò anche a pensare che per fortuna non c'erano le lezioni quel giorno perché la preoccupazione le avrebbe sconvolto tutta la giornata. Intanto mentre lei si muoveva nella stanza del Serpeverde come se fosse la sua, il biondo era appena arrivato al Manor. Per i primi secondi pensò di aver sbagliato, quella casa, era troppo diversa da come l'aveva lasciata qualche mese prima, quando aveva incontrato il padre. I fiori erano tornati a profumare tutta l'aerea circostante ed il sole illuminava la facciata dipinta ancora di colore scuro, ma era stranamente brillante. Le finestre della casa erano tutte aperte e si intravedevano le tende che venivano mosse dal leggero vento di fine aprile.

«Signorino Malfoy!» disse un elfo comparendo con il solito rumore al suo fianco. Il piccolo elfo non indossava degli stracci, anzi era elegantemente vestito, afferrò la borsa del biondo e iniziò a camminare verso la casa. Draco lo seguì curioso e appena oltrepassò la porta d'entrata richiamò a voce alta sua madre, che dopo poco scese dalle scale in un suo solito vestito nero ed elegante.

«Figliolo! Già qui?» chiese con un piccolo sorriso, salutando il figlio prima di sedersi al tavolo per la colazione. «Siediti, forza. È ancora presto per andare al ministero.» aggiunse e Draco prese posto accanto a lei, accontentandola nel fare la colazione.

«Dove hai buttato quei maledetti quadri?» chiese rendendosi conto che il quadro della sua adorata zia non era più al suo solito posto. Anzi, nessun quadro della sua famiglia era presente in quella casa.

«Nella cantina si trovano benissimo, conversano allegramente quando non hanno incontri con i ragni o altro.» rispose Narcissa rigirando lo zucchero nel the mentre guardava la finestra difronte a loro, poi riportò lo sguardo sul figlio. «E con la Mezzosangue come va?»

«Si chiama Hermione, lo sai meglio di me. Granger, al massimo. Va bene la mia relazione, grazie.» rispose Draco recuperando i biscotti che potevano ritenersi l'unica certezza in quella casa, erano sempre presenti. «Perché mi guardi così?»

«Perché stai crescendo e sono orgogliosa di te. Certo, non avevo immaginato che ti saresti sposato con una Mezzosangue, ma di certo è l'amore che conta, giusto?»

«Mi fa piacere che tu abbia accettato che mi sposerò con lei e non con una qualsiasi che tu mi hai presentato.» disse Draco prendendo un sorso del the, poi riportò lo sguardo su sua madre e prese un lungo sospiro prima di ammettere quello che ancora non aveva ammesso a nessuno. «Le chiederò di sposarmi alla fine degli esami, quindi tra circa quattro settimane, andremo a vivere nella casa che ho preso a Londra. Diventerò ministro, mi è stato già chiesto. Lei anche lavorerà al ministero, già lo so.»

«Già sei sicuro che accetterà?» chiese ironica Narcissa, anche se si rendeva conto che nessuno le avrebbe detto di no, soprattutto se la persona in questione era Hermione Granger e aveva da poco rischiato la sua vita per salvarlo, e lo aveva fatto senza alcun rimpianto. «Non mi sembra il tipo di ragazza che fa con ciò che le viene chiesto.»

«È proprio per questo che la amo.» ammise alzando le spalle, poi quasi rise all'espressione assunta dalla madre, era quasi sconvolta. «Cosa pensavi? Che non ne fossi capace?»

«È che tra di noi non si parla mai di amore.»

«No, tra di voi si parla solo di contratti, cosa è meglio o cosa è peggio. Sarò anche un Serpeverde, un nobile stronzo viziato, l'unico erede di una famiglia purosangue ma non sarò come voi. Non sono nemmeno più convinto che tu sia mai stata felice con mio padre ed io non voglio essere così, voglio tornare a casa ed essere felice, trattare mio figlio bene e non picchiarlo per imporgli le mie idee.»

«Mi dispiace di non essere stata in grado di proteggerti, avrei voluto darti molto di più ma non ho potuto. Mentirei se dicessi che non sapevo com'era Lucius prima di sposarlo, perché lo sapevo e per questo ho stretto rapporti con chiunque, soprattutto dall'altro lato. Ho dovuto sposarlo, questo è vero, ma tu mi hai reso orgogliosa e mi hai reso felice più di quanto chiunque altro potesse fare. Quindi, adesso, andremo a vedere ciò che avremmo dovuto fare da tempo, per mettere fine a questa faccenda.» concluse Narcissa ordinando al folletto di sparecchiare, cosa che riuscì a fare in meno di dieci secondi. «E togliti quell'espressione dal viso, sembri pronto per un esecuzione.»

«Beh, effettivamente qualcuno morirà.»

«Qualcuno che avrebbe dovuto farlo tempo fa.»

Amantes amentes; Dramione. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora