20. Verità e richieste.

6K 212 17
                                    

CAPITOLO XX

Draco si congratulò con i suoi amici per aver battuto di nuovo quei pezzenti dei Grifondoro ma decise di ritirarsi nella sua stanza e non festeggiare. Era stanco, veramente distrutto. Ancor prima di entrare in camera già aveva sfilato la maglia che lo opprimeva, attaccata addosso per il sudore.

«Allora è vero.» una voce appena chiusa la porta della sua camera lo fece sobbalzare e portare la schiena subito alla porta dopo aver richiamato la bacchetta alla mano. «Non è leale attaccare quando non si è ad armi pari.»

«Granger? Come sei entrata?» si domandò stupito rilassando subito i muscoli. La ragazza decise di non risponde e continuò a guardare il petto del ragazzo pieno di segni che si perdevano oltre il bordo dei pantaloni. «Puoi almeno attendere che mi faccia una doccia?»

«Sei uno stronzo. L'hai fatto per umiliarmi vero? Tutte quelle carezze che mi riservavi nei sogni, i baci che mi hai dato in questi mesi. Lo fai solo per il tuo stupido e maledetto ego!» urlò contro la mora alzandosi dal letto dove l'aveva aspettato. «Beh voglio dirti una cosa: non ho esperienza e forse per questo mi sei sembrato miseramente bravo, tornerò con più esperienza e ti darò un voto. Per adesso cinque punti a Serpeverde!»

«Ma di cosa parli?» domandò il ragazzo lasciando cadere la tuta dalle mani. Le lacrime agli occhi, i capelli sconvolti e le mani strette in pugno. Stranamente disarmata, senza mantello, senza nemmeno un misero maglione si era presentata in quella camera. «E come diamine sei entrata?»

«Dovreste essere più attenti ai vostri stupidi primini in piena crisi ormonale. È bastata la camicia sbottonata ed una carezza che si è inginocchiato. Un po' come te.» risponde beffarda la Grifondoro e Draco strinse i pugni. Gelosia? Assolutamente si!

«Hai fatto cosa?» domandò avvicinandosi a lei che intanto sosteneva il suo sguardo come mai prima d'ora.
Basta menzogne, basta esclusioni, dovevano parlarsi in faccia. Hermione si sbottonò di nuovo i primi bottoni della camicia e si indicò lasciando ben poca immaginazione al suo seno, Draco non potè arrabbiarsi con quel primino, avrebbe ceduto pure lui. «Io non mi inginocchio per te, Sanguesporco.»

«È inutile che continui a mentire, ho capito che l'incantesimo l'hai fatto tu. In tutti i libri presenti nella scuola non si nomina mai questo incantesimo. Tu lo conosci già, chissà con quante l'hai usato per portartele a letto.»

«Vuoi sapere la verità? Lo usavano i mangiamorte sulle loro stupide vittime rinchiuse nella mia casa ma di certo non erano sogni erotici che obbligavano ogni volta chiusi i loro occhi. Li torturavano così.» spiegò Draco stanco di dover mantenere la sua farsa. «Stesse emozioni, niente sangue, niente lividi.» terminò freddo ed Hermione per un secondo vide una scintilla nei suoi occhi, una triste e diversa da quella che di solito sognava. L'avevano usato anche su di lui?

«Tu lo sai vero cosa ho sognato? Sei consapevole?» domandò ancora e si sentì nuda davanti ai suoi occhi. Quante volte l'aveva vista nuda? Quante volte si era rifugiata tra le sue braccia? «Non può essere, eri così diverso.»

«È il sesso a rendermi più cedevole, Granger. Non farti strane idee.» sbottò allontanandosi dalla ragazza per prendere dei vestiti puliti per farsi una doccia. «E te invece? Ti sei concessa così facilmente la prima sera, su quel banco della biblioteca senza chiederti nemmeno perché o cosa stesse succedendo. Mi hai letteralmente aperto le gambe sul viso senza dire nulla, mentre urlavi di piacere hai avuto il coraggio di dire che era un incubo. Tu non sai cosa sia un incubo, Sanguespor-» fu bloccato dal rumoroso schiaffo che lo colpì in viso. Ancora una volta la Granger lo aveva colpito senza che lui si opponesse.

«Ho già ammesso di essere stata debole, questo è certo. Ma tu cosa ci hai guadagnato? Per la prima settimana la tua stupida erezione è rimasta chiusa nei boxer! Se passavi la notte con me non potevi soddisfarti altrove.» concluse la Mezzosangue tornando davanti a lui, a pochi passi di distanza. «Cosa penserebbero i tuoi stupidi amici di gruppo se raccontassi a loro che quella sera mi hai pregato di soddisfarti? Draco Malfoy che prega una Sanguesporco, che risate!»

«Era solo un sogno, Mezzosangue. Niente di reale.» affermò di nuovo il ragazzo ma sapeva di mentire, mentire a se stesso e a lei. «Era solo la tua fantasia espressa nei tuoi sogni.»

«Sogno o realtà è successo, Malfoy. E sai cosa hai sbagliato? Non hai calcolato che io potessi scoprire i tuoi punti deboli ed usarli a mio favore.»

«Non sai niente di me, non mi ecciti se è questo il tuo scopo. Era il tuo sogno, sono io ad eccitarti ecco perché a distanza di mesi sei ancora qui, che mi corri dietro come un elfo fedele. Ti ho sfiorata l'altra sera e sei rimasta l'intera notte con me, menti ai tuoi amici, mi fissi, mi pensi sempre. Sono il tuo punto fisso, Mezzosangue.» ad ogni affermazione Draco era riuscita a metterla spalle al muro, bloccata con le braccia ai lati della sua testa.

«Conosco bene i tuoi punti deboli, stupida serpe.» ribatte la Mezzosangue convinta delle sue parole, così fece nascere un sorriso sulle labbra del ragazzo.

«Dimostramelo.» sussurrò aspettando che le guance della ragazza si colorassero di rosso ed imbarazzata scappasse via. Niente di ciò che aveva immaginato successe, anzi.

«So perfettamente che ti rilassano le carezze qui, proprio sul collo.» iniziò la mora portando le mani dove aveva detto, sotto l'attaccatura dei capelli. Draco sorrise beffardo e cercò di aprire la bocca per deriderla ma lei continuò alzandosi sulle punte per portare le labbra contro il suo orecchio. «So che ti piacciono anche i baci sul collo, adori quando sei steso su di me e ti lasci accarezzare la schiena.» continuò lasciando scendere le mani dietro la sua schiena. «Ti piace quando ti lascio i segni, mi hai ammesso che avresti preferito che fossero rimasti anche il giorno dopo per vantarti dell'orgasmo che hai avuto. Ma sai cosa ti eccita come quel primino quando ha intravisto il mio seno?» domandò la ragazza lasciando scorrere le mani sul suo petto. Draco era sul punto di cedere eppure non lo voleva ammettere, lì con la testa poggiata sul suo collo si godeva quella voce sensuale che mai avrebbe immaginato di sentire da quella ragazza.

«Cosa?» domando beffardo anche se non era nella posizione adatta per farlo. In quel momento si che si sarebbe inginocchiato davanti a lei solo per farla smettere di parlare e farle usare la sua voce per scopi migliori, come urlare il suo nome a pieni polmoni.

«Quando mi sono inginocchiata a te, proprio lì.» rispose indicando la poltrona poco distante da loro. «Quando mi hai detto che andavo perfettamente, ti ho sentito urlare il mio nome, quando ti ho portato la mano tra i miei capelli per farti credere di poter avere il possesso della situazione. E sei eccitato anche adesso.» terminò portando di nuovo la testa contro il muro dove era bloccata, ma in situazione di totale svantaggio era lui.

Amantes amentes; Dramione. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora