Capitolo 57 - Bling Bling (Oro)

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Cosimo

Non ero mai entrato in casa sua, ci accontentavamo sempre di fare sesso sui sedili posteriori della sua auto oppure - la stragrande maggioranza delle volte - nel retro del night club in cui si esibiva.

E' piccola e ottima per due persone, ma non vedo la persona con cui condividerà la sua vita - o almeno la sua gravidanza. Non c'è il segno di un uomo, non ci sono vestiti maschili sparsi per il corridoio o fotografie che ne ritraggano il volto. 

''Sono indiscreta se ti chiedo del tuo ragazzo?'' chiede Sofia con un tono di voce più basso del solito.

''Assolutamente no'' dice lei con una gentilezza, dolcezza e tranquillità che non le si addicono se penso a quando prendeva a pugni le altre ragazze perché indossavano più glitter di lei ''Non è il mio ragazzo, se ci riferiamo alla persona che mi ha messo incinta. E' un uomo sposato con tre figli con cui ho fatto sesso qualche mese fa, ma il preservativo si è bucato. E quindi adesso mi ritrovo senza il suo aiuto - poiché non ne vuole sapere niente - e senza nemmeno un ragazzo''

Sofia rimane a bocca aperta, ma per qualche strano motivo io non ne sono poi così sorpreso. Ha fatto sesso con così tante persone che era più che probabile che succedesse una cosa del genere.

''Non rimanere sconvolta'' le dice, ignorando completamente che ci sia anche io alle sue spalle ''Può capitare ed io questa bambina la voglio tanto quanto volete voi il vostro. Va bene così'' dice dandomi un bicchiere di vino e porgendo a Sofia dell'acqua. Mentre io e lei ci accomodiamo sulle sedie rosse della cucina, lei accende una sigaretta.

''Non dovresti fumare'' dice Sofia.

''Lo so, ma fumo da quando ho 14 anni e adesso che ne 32 non riesco più a smettere''

''Ti fa male'' intervengo io, per la prima volta da quando sono qua.

''Credi che non lo sappia? Ma sai che sai benissimo che non so stare senza una sigaretta''

''Non lo dicevo per te, ma per tua figlia'' non so a cosa sia dovuto il mio tono duro, ma so a cosa è dovuto invece il calcio che Sofia mi ha dato sotto il tavolo.

''Hai ragione, ma ormai è tardi'' dice tirando ancora un tiro dalla sigaretta che si consuma lentamente tra le sue labbra mentre la cenere cade sul petto e sulla pancia.

''Anche tu fumavi, se non ricordo male. Anche più di me'' dice a Sofia.

''Fumavo tanto, si''

''Ora non più?'' Katia stai zitta e non infierire, penso.

''No, ho smesso da un po'... '' le sue dita giocano con il bordo del bicchiere per distogliere l'attenzione dal pensiero di tutto quello che ha passato. Sta cercando di tenere tutto dentro ed io vorrei solo alzarmi e baciarla.

''Beh, hai fatto bene a smettere'' dice lei tirando l'ultima aspirata di nicotina e poi lasciando il mozzicone nel posacenere sul piano cottura dietro di lei ''Ma siete venuti per risolvere l'astio che c'è tra di noi, non a parlare di fumo''

''E' vero'' taglio corto, anche perché so che Sofia è immersa nel pensiero del suo passato e non sarebbe in grado di dare una risposta senza lasciare che una lacrima cada sul suo bel viso. 

Ha così tanto autocontrollo nel non esternare quello che sente che solo ora mi rendo conto non riuscirei mai a fare quello che fa. Tiene tutto dentro, lo racconta solo a me e piange sul mio petto o tra le mie braccia per non farlo da sola. Se avessi passato quello che ha passato lei, probabilmente sarei chiuso  da un pezzo nel mio studio con più droga di quanta ne abbia mai consumata, una penna in mano a scrivere tutto quello che mi passa per la testa e le lacrime che bagnano il foglio.

''Tra qualche mese ci sarà Greta a correre per la casa e so che ci saranno momenti in cui sclereró e dato che siete gli unici che mi sono rimasti, vorrei poter contare su una vostra chiamata ogni tanto"

"Personalmente, non c'è bisogno di convincermi ancora. Sono stanca dell'odio e della gelosia'' dice Sofia.

''Io invece ancora non sono convinto e non lo sarò mai al cento per cento perché so chi sei per davvero ed è strano credere che tu possa essere cambiata'' dico io con un tono deciso, cercando di essere il più credibile possibile.

''Non posso darti torto, ma se fossi ancora la Katia di una volta sai benissimo che non mi sarei mai avvicinata ad una tua ragazza se non per strapparle i capelli''

''Okay, è vero''

Credevo che Sofia si sarebbe sorpresa, invece ascolta la nostra conversazione come se lei non fosse coinvolta.

// Una settimana dopo \\

Sofia

Pensavo che stare da sola per qualche giorno mentre Cosimo gira per l'Italia, pensavo mi avrebbe fatto bene invece mi sento come se dovessi necessariamente fare qualcosa per occupare il mio tempo e non crogiolarmi nella noia totale.

All'improvviso, però, quella monotonia viene spezzata dal suono del campanello di casa: se fosse Cosimo (improbabile perché torna domani) avrebbe le chiavi di casa con cui aprire; se fosse il postino busserebbe al citofono... Chi può essere?

Apro la porta facendo uno dei gesti che da qualche giorno mi viene naturale e automatico: accarezzare la pancia. A terra c'è una busta bianca con su scritto Cosimo in stampatello, a mano e con una penna nera. La raccolgo e la apro anche se non dovrei. Al suo interno c'è un foglio A4 piegato in quattro parti e al centro c'è scritto In attesa di un'altra notte, sai dove trovarmi.

Sento un peso bloccarsi in gola e fermarmi il respiro, tanto da rendermi conto solo dopo che avrei dovuto iniziare a respirare e farlo in maniera autonoma come stavo facendo fino a qualche secondo prima. Una mano regge il foglie, che ora trema come una foglia, e l'altra copre la bocca aperta, poi scende sulla pancia e accarezzo quel piccolo esserino che stava per assistere ai pianti e le urla della madre.

E così, dopo qualche secondo, apro la vetrina della credenza in salotto e prendo tra le mani i bicchieri di vetro. Li rigiro tra le mani, poi ne lascio cadere uno, poi un altro fino a scaraventarli sul muro e lasciare che il vetro mi ribalzi sul volto. Solo quando tutti i bicchieri da vino sono finiti, mi rendo conto di quanto io sia pazza. Così corro in bagno a sciaquarmi la faccia, quando sento tra le dita pezzi di vetro graffiarmi la pelle. 

Alzo la testa e mi guardo allo specchio: pezzi di vetro sono a metà nella mia carne e fuori, contornati da sangue rosso che sgorga dalle stesse aperture mentre altri sono trascinati sul volto lasciando che il foro continui a perdere sangue. Il fatto che io abbia lavato la faccia non ha fatto altro che peggiorare la situazione poiché ho spostato tutti i pezzi in giro per il viso, finendo per deturpare la mascella, il sopracciglio, la fronte e gli zigomi.

FLASHBACK  * DUE GIORNI PRIMA *

S: ''Vorrei tanto venire con te'' 

C: ''Non sai quando lo vorrei anche io''

S: ''Allora perché non mi dici di si''

C: ''Ho tre live in tre giorni e in tre posti completamente diversi tra di loro. Desidererei fare sesso con te in viaggio da Roma a Padova, ma non è il caso''

S: ''Sono incinta di 17 settimane, non di 30. Posso farcela''

C: ''Non ne ho dubbi, ma sai benissimo che la cosa migliore per te adesso è riposarti. E non sono io ad averlo detto, ma il coglione''

S: ''Quale coglione? Ti riferisci al ginecologo?''

C: ''Si''

S: ''Non è un coglione''

C: ''Fa apprezzamenti su di te, sul tuo fisico e sul tuo seno in mia presenza... Automaticamente è un coglione''

S: ''Sei sempre il solito, ma comunque sono d'accordo con te. Faremo sesso in altre occasioni''

C: ''Non vedo l'ora''

FINE FLASHBACK

Giù Con Me - Guè PequenoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora