Capitolo 63 - Modalità aereo

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Mi affretto a rientrare in casa a prendere le mie cose, ma mi segue e chiudendo la porta alle sue spalle mi blocca il passaggio.

''Fammi parlare prima''

''Cosa c'è da spiegare? Perché hai il rossetto di Katia addosso? Cosa vuoi spiegare?'' inizio ad urlargli contro mentre giro la stanza alla ricerca della borsa che non ricordo dove ho messo ''Di certo non avevi voglia di provare un rossetto nuovo'' con il dorso della mano sporca il tatuaggio Vero di rossetto rosso.

''Lasciami spiegare prima che salti a conclusioni affrettate e sbagliate''

''Non voglio sentirti più. Mi sono rotta il cazzo sempre delle stesse storie'' gli dico afferrando la borsa che avevo sotto gli occhi da un po' ma che la rabbia mi aveva nascosto ''Ora spostati''

Mi guarda impassibile con uno sguardo perso. Forse la mia aggressività l'ha sconvolto, ma al momento non è quello che mi interessa.

Si sposta leggermente dalla porta di casa e ne approfitto per uscire. Fuori la porta trovo Katia con il rossetto sbavato che mi guarda con un sorriso beffardo e adesso capisco che Cosimo aveva ragione a pensare che il suo intento era quello di tornare con lui.

''Tutto apposto, Sof?'' mi dice incrociando le braccia sotto il petto - lasciando che il prosperoso seno sia più in mostra - e inarcando le sopracciglia in un'espressione falsamente preoccupata.

''Sei una stronza Katia'' dico camminando per le scale e scendendo più velocemente possibile.

Katia

Rientro in casa con l'espressione soddisfatta che non ho avuto quando Sofia ha ricevuto la lettera e mi affretto prima che Cosimo vada via a rincorrerla.

''Non cambi mai e Sofia è troppo buona ad averti anche aiutato e stato accanto'' mi dice a denti stretti mentre tenta di uscire. 

Con un gesto fulmineo mi posiziono davanti alla serratura della porta, così se avrà intenzione di uscire deve necessariamente toccarmi.

''Se hai una ragazza ingenua io che ci posso fare'' gli dico incrociando le mani dietro la schiena e spostando il peso del mio corpo su una gamba.

''Katia spostati'' mi dice guardando il mio corpo fermo davanti alla porta, come se potesse bastare a farmi muovere.

''Hai un po' di rossetto qua'' gli dico pulendo con il dito i residui di rossetto che ho lasciato e gettandogli le braccia al collo, così da costringerlo a toccarmi.

Anche se cerca di allontanarsi, poso le sue labbra sulla mia così velocemente che non riesce a evitare di baciarmi.

''Potresti avere altro che lei'' gli dico guardandolo negli occhi. 

Lui si ferma davanti a me senza toccarmi, con le braccia lungo i fianchi e mi guarda con uno sguardo terrificante.

''Non voglio te, mettilo in quella testa che ti ritrovi'' mi dice uscendo frettolosamente di casa e lasciandomi fissare il vuoto che ha lasciato.

Forse adesso devo rassegnarmi che lui per davvero non mi vuole. E non mi vorrà mai.

Cosimo

Scendo le scale di corsa e strofinandomi il dorso della mano contro la bocca tinta di rossa: perché non viene via questo rossetto del cazzo?

Mi aspetto di trovare Sofia in lacrime dalla rabbia o dal dolore, invece la trovo seduta sull'ultimo scalino della rampa di scale ad accarezzarsi la pancia.

''Sofia'' dico richiamando la sua attenzione.

''Non si muove'' sussurra.

''Cosa non si muove?'' chiedo avvicinandomi a lei stranito dalla sua reazione: perché non sta sclerando come ha fatto prima?

''Il bambino non si muove più'' 

''In che senso?'' dico inginocchiandomi davanti a lei e posando una mano sulla sua pancia.

''Nel senso che sono ore che non lo sento più''

''Possibile che stia dormendo?'' dico anche se mi sento stupido il secondo dopo aver pronunciato queste parole.

''Cosimo qualcosa non va''

''Di che parli? Perché ti stai spaventando così tanto?'' 

''Qualcosa non va'' ripete.

''Torniamo a casa'' 

Lei annuisce, mi prende la mano, la stringe forte e ci mettiamo in macchina verso casa.

Il viaggio di ritorno è silenzioso e la questione di Katia sembra essere svanita nel nulla da quando Sofia mi ha detto che non sente più il bambino.

Una volta a casa non perde un attimo e si spoglia quasi completamente. 

La seguo fino in camera, dove si posiziona davanti allo specchio e si guarda di profilo.

''Sbaglio o la pancia era così anche la settimana scorsa? Dimmi che mi sto fissando''

La guardo, ma non so che risposta darle.

''Posa l'orecchio sulla pancia, dimmi se senti qualcosa''

Così, in silenzio, mi inginocchio davanti a lei, scosto leggermente l'orlo degli slip, poso la faccia sulla sua pancia e cerco di sentire qualcosa: un calcio, una parte del corpo, qualsiasi cosa. Niente.

Alzo la testa e la guardo. Una lacrima silenziosa è caduta dai suoi occhi e si è posata sul suo seno. 

''Andiamo in ospedale, sapranno dirci qualcosa''

Lei annuisce e si precipita verso la porta.

''Magari indossa prima qualcosa'' le dico prima che esca dalla stanza.

Lei annuisce e tira un sospiro come a dire ''Ah si, dimenticavo''. Prende una mia maglietta che bastava a coprila fino alle cosce ma che adesso le arriva al sedere. Poi infila un pantalone ed esce dalla stanza.

La seguo e, ancora in silenzio, andiamo in macchina questa volta diretti verso l'ospedale più vicino.

''Tieni'' dice porgendomi un fazzoletto ''Pulisciti la bocca''

Prendo il fazzoletto dalle sue mani e lo strofino forte sulle labbra fino a quando non sento la pelle sotto la barba bruciare.

In pronto soccorso non aspettiamo così tanto e durante l'ecografia Sofia mi tiene la mano così forte che sento il sangue stretto nella sua morsa.

''Perché non si sente il battito?'' chiedo non appena il medico posa l'attrezzo sulla pancia di Sofia.

''Non sempre lo si sente subito. Ora cerchiamo di avvicinarci al cuoricino e auscultarlo''

Sofia annuisce, mentre una lacrima le riga il volto. Ancora una volta.

Dopo minuti passati ad ascoltare il silenzio il medico toglie l'attrezzo dalla pancia di Sofia e ci guarda. 

''Sofia, hai avuto dei dolori al livello dell'utero o delle perdite di sangue?''

''No'' risponde lei in modo secco.

''Nemmeno leggere contrazioni''

''E' morto vero?'' dice velocemente mentre un'altra lacrima le riga il viso.

''No'' dico io prima che possa rispondere il medico. Perché è così pessimista?

La risposta del dottore, però, tarda ad arrivare e entrambi interpretiamo il suo silenzio come un consenso.


Giù Con Me - Guè PequenoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora