Capitolo 13 - Io non volevo il mondo mi bastavi tu

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Sofia

Seduti a tavola, tra una portata e l'altra Cosimo riceve una chiamata al telefono da parte di Fabio (anche conosciuto come Marracash). Al termine della chiamata, mi comunica che la settimana dopo sarebbe dovuto andare a Trancoso, in Brasile, per registrare il videoclip musicale di una canzone fatta insieme a Fabio qualche mese prima. 

sofiagaggeri Grand Hotel Cannes, Cannes, France

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kingmarracash Si ma non ti incazzare

''Non ti fermi mai eh?'' dico io, sorpresa dal numero di viaggi che fa. 

''Mai'' mi dice sorridendo e incastrando gli occhiali da sole (anche se è sera) tra i capelli ''Tu vieni con me ovviamente, non ti lascio né a Lugano né a Milano né da qualsiasi altra parte da sola'' 

''Non posso seguirti ovunque tu vada, troverò un posto dove andare e ci starò aspettando il tuo ritorno'' 

''Assolutamente no, non se ne parla. Non ti lascio da sola''

''Cosimo guarda che so badare a me stessa''

''Ho qualche dubbio, vieni con me''

''No, torno a Milano nella casa che voleva offrirmi il padre di Gabriele e ci vediamo quando sei libero dagli impegni''

''Non ci pensare proprio, non mi fido'' dentro di me scatta una scintilla, forse ho letto troppo tra le righe, ma oramai sono già incazzata nera.

''Non ti fidi di me? Dopo due settimane già viviamo insieme e abbiamo già fatto sesso e non ti fidi di me? Dammi allora un motivo per cui io dovrei fidarmi di te come ho fatto tutto questo tempo''

''No, io...'' è confuso ''Mi fido di te'' leggo sul suo volto e nel suo tono una certa spossatezza che lo fa sembrare debole e incapace di difendersi.

''Non sembra'' dico posando sul tavolo il tovagliolo che avevo sulle gambe ''Ho lasciato tutto per venire con te fidandomi cecamente di te nonostante non ti conoscessi e non me ne sono pentita nemmeno per un secondo, ma quello che chiedo è la tua fiducia'' abbassa lo sguardo, ma non parla perciò continuo io ''Non voglio seguirti ovunque, intromettendomi nei tuoi impegni di lavoro, nelle uscite con i tuoi amici o con qualsiasi tua azione'' finisco alzandomi dal tavolo e prendendo le sigarette che avevo posato sul tavolo. 

Mi allontano dal tavolo mentre lui si alza, ma viene fermato da un ragazzo che gli dice qualcosa ma io sono troppo distante per sentirlo. Vado verso la reception per recuperare le chiavi della nostra stanza, ma all'entrata trovo la porta socchiusa anche se ero sicura di averla chiusa prima di andare a cena.

Entro silenziosamente e con mia grande sorpresa trovo il bel ragazzo che ci ha accolto quando siamo arrivati. 

''Sto sostituendo la cameriera che doveva cambiare il letto'' mi dice in inglese.

''Va bene, prendo questo e vado via'' gli rispondo, anche io, in inglese.

''Ei!'' Mi richiama mentre sto per uscire ''Potevate avvisarmi del problema e lo avrei aggiustato'' 

''Quale problema?'' dico confusa fermandomi a metà tra la porta aperta.

''Questo fuori al balcone, vieni a vedere'' mi avvicino a lui, mettendo da parte per un attimo Cosimo perché sono sorpresa da quello di cui non ci siamo accorti prima, quando abbiamo messo piede in questa stanza. Eravamo troppo presi da noi che abbiamo ignorato tutto il resto.

Esco fuori al balcone e, in effetti, noto che la fine della ringhiera è spezzata per metà e ha graffiato anche un pezzo di muro. Non sembra preoccupante, ma se lui ci ha tenuto a farmelo notare qualcosa deve pur voler dire. 

''Il vero problema è che se vedi qui'' dice avvicinandosi a me (appoggiata alla ringhiera) e allungando un braccio indicando una crepa che parte proprio dal ferro rotto della ringhiera. 

Cerco di sporgermi per vedere meglio, quando sento la sua mano sul mio fianco. Giro lo sguardo e mi ritrovo a pochi centimetri dalla sua faccia. Ritorno in piedi e mi allontano da lui. Come un flashback, mi sembra di ritornare a quando Gabriele usava dolci parole per ammaliarmi, così da farci sesso e finire per litigare. Rientro in stanza, ma con mio grande dispiacere vengo seguita dal bel ragazzo che fino ad adesso non si è allontanato dal mio volto nemmeno per un attimo. In pochi passi mi raggiunge e istintivamente mi blocco sotto il suo tocco. Rimango ferma mentre lui mi accarezza e mi forza a fare dei passi all'indietro. Cado sul letto e lui si posa su di me, tenendomi stretto i polsi e stringendoli più di quanto mi aspettassi. Li tiene ben saldi sulla mia testa e, anche se cerco di liberarmi dalla sua potente stretta, non riesco a controbattere il suo peso su di me.

Sento i polsi dolenti a causa della morsa in cui li ha stretti, ma non è peggio di quando si avvicina alle mie labbra. Giro la testa istintivamente cercando di evitare le sue labbra sulle mie, ma comunque finisce nell'incavo tra il collo e il volto. Passato il blocco iniziale, continuo a contorcermi per liberarmi dalla sua presa, ma fallisco miseramente

''Tu m'as rendu fou avec ce cul alors que tu marchais dans la rue et tu ne m'as même pas regardé parce que tu étais trop occupé avec la merde de ton petit ami'' dice lasciando una scia di baci bagnati sulle mie clavicole. Non ho capito una parola di quello che ha detto, ovviamente, ma sono sicura che non sia qualcosa di positivo.

Traduzione: Mi hai fatto impazzire con quel sedere mentre camminavi per la strada e non mi hai nemmeno guardato perché eri troppo occupato con la merda del tuo ragazzo.

Cosimo

Dopo aver pensato a come ho parlato e come mi sono comportato con Sofia, ammetto a me stesso che alcune atteggiamenti e alcune cose che ho detto potevo migliorarli ed esprimermi in un altro modo. Non mi aspettavo che si sarebbe infuriata per questo, ma sapevo che avrei fatto una cazzata e sarebbe scappata. 

Così penso a dove potrebbe essere e mi viene in mente solo al nostra camera perché non siamo ancora usciti a visitare la città e non credo sappia dove andare. Salgo con l'ascensore e arrivo fuori la porta della nostra stanza, ma sono meravigliato dal fatto che la porta è aperta... Entro in camera, ma vedo quello che non avrei mai voluto vedere. 

La mia priorità, quando ho visto Sofia per la prima volta all'ippodromo di Milano, era quella di strapparla dalle grinfie di quell'uomo (che uomo non è) che si ritrovava accanto, ma adesso, tutto quello che ho solo visto come conseguenza (i lividi sulle sue braccia), sta accadendo e non è nemmeno la stessa persona. Mi fiondo sul ragazzo che su di lei cerca di baciarla. Riesco a staccarlo da lei, ma poi tenta di colpirmi per arrivare nuovamente a Sofia. Quando i pianti di Sofia e i gemiti di dolore che fuoriescono dalle nostre bocche, attiriamo l'attenzione di chi passa per i corridoi: una ragazza con la stessa divisa del ragazzo da cui mi sto difendendo. Ho tentato di non colpirlo per non ripagarlo con la stessa moneta e marcare la differenza tra lui e me. 

La ragazza che entra non sembra tanto sconvolta dalla situazione e gli si butta addosso e miracolosamente riesce a staccarmelo di dosso dopo aver sussurrato qualcosa in francese nel suo orecchio. 

''La situazione è complicata, lo faccio calmare e poi ritorno'' dice andando via.

Mi avvicino a Sofia, che è seduta sul letto ancora sconvolta da quello che è successo. 

''Il tuo sopracciglio'' mi sussurra accarezzandomi il volto. Abbasso lo sguardo e non posso che non guardare i polsi rossi. Li prendo tra le mie mani e con il pollice accarezzo le zone rosse. 

Non so molto sui motivi per cui quel ragazzo si è fiondato su di me, ma so che non sarebbe successo se fossi stato lì con lei.

Giù Con Me - Guè PequenoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora