Capitolo 61 - Sobrio

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// Mesi dopo \\

Sofia

''Ho bisogno del tuo aiuto per qualche ora'' mi dice Katia a telefono ''Ho un impegno importante e non posso portare Greta con me'' la sua voce è così agitata che non ci penso nemmeno a chiederle di che impegno si tratta che sto già scegliendo cosa mettere per andare da lei.

''In un'ora dovrei essere lì''

''Sarebbe perfetto, grazie mille'' dice e poi stacca il telefono prima che possa dirle altro.

Così mi preparo il più velocemente possibile per arrivare da lei quanto prima. Lugano-Varese (la città dove si è da poco trasferita) è circa un'ora di macchina quindi secondo i miei calcoli entro l'una dovrei essere da lei.

''Dove vai? E perché con la macchina?'' mi chiede Cosimo mentre cerco di mettere le scarpe.

''Katia ha bisogno del mio aiuto e vado da lei''

''Sai che non andrai da sola, vero?''

''Perché no? Stavi finendo l'EP, continua''

''Incinta di sette mesi pensi che io ti faccia attraversa il confine da sola?''

''Si tratta di poche ore''

''E a me che cazzo frega. Vengo con te''

E' sempre così protettivo, anche se sono sicura di riuscire a guidare ancora lui è sempre pronto a mettere in pausa la sua vita per facilitare la mia. 

''Ti prodighi troppo'' gli dico mentre imbocca l'autostrada.

''Non è mai troppo'' le sue parole sono così morbide che non sembrano sue. 

Poi posa una mano sulla mia coscia ed entrambi osserviamo i suoi movimenti, come se fosse la prima volta. I suoi movimenti sono sicuri, ma allo stesso tempo sospesi come la prima volta che ci siamo baciati o la prima volta che siamo stati a letto insieme. 

// un'ora dopo \\

''Quando piange è perché vuole stare in braccio o ha fame'' termina la lista da seguire nel caso in cui ci siano delle emergenze ''Non so quanto tempo ci vorrà. Non credo molto, ma nemmeno così poco''

''E' okay, vai pure'' le dico prendendo la bimba dalle sue mani e posandola sul mio petto. 

Va via chiudendosi la porta alle spalle e mimando un grazie disperato con le labbra. 

Le sorrido e finalmente va via.

Il piccolo peso di Greta mi fa pensare a quello che terrò tra poco tra le mie braccia e non ne vedo l'ora.

''E quindi che facciamo?'' mi chiede Cosimo lanciandosi sul divano e posando i piedi sul tavolino davanti a lui.

''Per prima cosa scendi i piedi da lì'' gli dico, mentre mi muovo avanti e indietro per la stanza nella speranza che Greta riprendi sonno.

''Posso accettarlo quando me lo dici a casa'' dice posando i piedi per terra ''Ma non anche a casa degli altri''

''Non cambia niente''

''Okay mamma, non mi picchiare'' mi viene da sorridere e lui con me.

''Ero serio'' dice lanciando la testa all'indietro e posandola sul morbido divano ''Che facciamo? Non mi va di fare il babysitter''

''E per cosa pensi che sia venuta? Ti avevo detto di rimanere a casa...''

''I tuoi ormoni influiscono anche sui miei ed ora mi sento una donna con il ciclo, grazie''

Mi metto a ridere di nuovo, più forte di prima, ma mi fermo quando la bimba inizia ad agitarsi.

''Vabbè'' dice scocciato e alzandosi ''Io vado a studiarmi i mobili della casa''

Sorrido nel vederlo girare per il corridoio a guardare i quadri ed entrare nelle stanze sempre con la stessa espressione: vuota e impassibile.

Si sofferma un po' di più in una stanza e sono tentata ad andare da lui e vedere cosa ha attirato la sua attenzione così tanto, ma quando Greta inizia a strillare perché affamata cambio subito idea e riscaldo la cena che Katia ha lasciato pronta sui fornelli.

Solo dopo qualche boccone, decide di placare la sua frenesia e di addormentarsi tra le mie braccia. Quando finalmente chiude gli occhi però e sono tentata di posarla nella culla, inizia a piagnucolare e allargare la braccia verso di me: in braccio. Così riprendo tra le mani il piccolo corpicino che posa la faccia sulla mia spalla e le braccia strette intorno al mio collo.

Quando, dopo aver fatto su e giù per la stanza, chiude nuovamente gli occhi e mi inoltro nel buio che è calato sulla piccola casa. Trovo Cosimo inginocchiato a terra con le mani salde su un foglio e incuriosita mi avvicino a lui.

''Non ha senso'' sussurra tra sé e sé.

''Cosa c'è che non va?'' gli chiedo senza staccare le mani da Greta.

''Questa è la scrittura di Katia e questo foglio'' dice mostrandomi un pezzo di carta arrotolato ''Su questo foglio è come se avesse fatto delle prove della scrittura, non ha senso''

Guardo i fogli e in effetti noto la somiglianza con la lettera arrivata qualche mese fa.

''Sei stato con lei?'' 

''Stai scherzano vero?'' dice guardandomi con gli occhi e la bocca spalancati. Poi si rende conto che sono seria e con una mano butta giù tutti i fogli ''Come ti salta in mente?!''

''Sei lei ha scritto quella lettera, un motivo ci sarà'' gli dico con un tono di voce decisamente più pacato del suo ''A cosa stai pensando?'' 

''Credo di sapere com'è andata'' dice tutto un tratto.

''Cioè?''

''Katia non è mai cambiata. Non si è mai voluta dimostrare tua amica, ma il suo scopo è sempre stato quello di allontanarti da me per avermi. Ci ha provato con quella lettera perché la cosa più scontata che sarebbe dovuta succedere era che tu andassi via lasciandomi e sono sicuro che in quel caso lei sarebbe venuta da me senza nemmeno pensarci due volte. Poiché tu hai reagito diversamente, la cosa è finita lì ed è rimasta soltanto una lettera di cui nessuno conosce il mittente''

''E lo hai capito soltanto leggendo questi fogli?''

''Si. Cioè no. Voglio dire... Leggendo questi dannati fogli ho riconosciuto la sua scrittura, palesemente uguale a quella della lettera e ho fatto due più due''

''Mh'' dico io per acconsentire e mi fermo a riflettere su quello che ha detto: ha senso. 

''Sofia'' mi dice posandomi una mano sul braccio e guardandomi fisso negli occhi ''Sono sicuro di poche cose'' rabbrividisco al suo tocco ''E questa è una di queste''

Giù Con Me - Guè PequenoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora