Capitolo 54 - Trap Phone

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Sofia

"Amore, puoi rispondere tu?" mi urla Cosimo dalla doccia, sentendo il telefono squillare. Così mi alzo e raggiungo il bagno: è nudo sotto la doccia che si strofina il volto per mandare via il sapone.

"È un numero privato" dico, ma non mi sente. Quindi rispondo ed esco dal bagno per non confondere la voce, con lo scorrere dell'acqua.

"Cosimo?" sento questa voce femminile pronunciare il suo nome e un brivido inspiegabile mi percorre la schiena. Un nodo mi si stringe in gola, mentre penso al peggio. Se avesse un'amante, non sarebbe così sciocco da farmi rispondere al telefono... no?

"Chi parla?" chiedo già arrabbiata per via dei film mentali che ho fatto in 0.2 secondi.

"Sofia? Sono Katia"

"Ancora tu?" sono tentata da staccare il telefono, ma allo stesso tempo sono curiosa di sapere perché ha chiamato Cosimo.

"Questa volta è diverso"

"Perché hai chiamato Cosimo?" vado dritta al sodo.

"Perché volevo parlarti, ma non ho il tuo numero"

"Cos'hai da dirmi?"

"Credo sia arrivato il momento di una tregua"

"Che intendi?"

"Stiamo per diventare mamme entrambe e non voglio che tra di noi ci sia ancora astio, non fa bene a me e nemmeno a te"

"Tu stai male per il rancore che c'è tra di noi?"

"Onestamente no. Ma sai che Cosimo mi piace e mi piacerà per sempre e dato che non posso averlo perchè tu appartieni a lui, vorrei che almeno non fosse sul punto di odiarmi. E l'unico modo per farlo é risanare il rapporto fra noi due"

"È egoista da parte tua e non credere che ti lascerò risolvere i problemi tra di noi per avvicinarti a Cosimo... Soprattutto se mi hai detto che ti piacerà adesso e per sempre" dico ripetendo le sue parole.

"Forse mi sono espressa male"

"Esprimiti meglio, allora"

"Non voglio riappacificarmi con te per stare con Cosimo, ma voglio che nessuno dei due mi odi"

"Io... non ti odio" è così estrema come sentimento l'odio... Alla fine lei ha cercato di perseguire il suo amore e non ci è riuscita.

"Davvero?"

"Cos'é successo quando tre mesi fa ti ho trovata nel letto con lui?" dico per distogliere l'attenzione dalla domanda che mi ha posto. Se mi racconterà la stessa verità di Cosimo saprò che lei è sincera con me e che lo è stato anche Cosimo. Se così non fosse dovrò pensare che lei non cambierà mai, nemmeno con un bambino nella pancia.

"Ero appena entrata e quando ho visto che non eri a casa ho pensato di raggiungere Cosimo che era ancora a letto a dormire. Così mi sono stesa accanto a lui e dopo qualche secondo sei entrata tu" quindi non mi ha mentito... Ed io stavo anche per rompere con lui.

"Come hai intenzione di risolvere quest'astio?"

"Vorrei invitarvi a pranzo da me, magari quando tornate da Ibiza"

"Per me è okay" sto facendo la cosa giusta? o forse è troppo da ingenua? "Ma devo parlare con Cosimo"

"Molto probabilmente lui ti dirà di no e se così fosse sei invitata anche solo tu" non credo andrei senza Cosimo, ma almeno so che non le importa vedere lui.

"Chi era?" mi chiede Cosimo uscendo dal bagno mentre io, seduta sul letto, penso alla mia scelta.

"Era Katia"

"Perché ha chiamato?" lo guardo davanti a me mentre il petto bagnato risalta il colore dei tatuaggi, l'asciugamano bianca intorno alla vita lo copre e una mano passa tra i capelli spargendo ovunque goccioline di acqua. È così sexy, anche con quell'espressione interrogativa e confusa.

"Vuole chiarire con me e riappacificarsi con te" sembra quasi sollevato "Sapevi fosse incinta?"

"No. Di chi?"

"Sei geloso?"

"No, era per curiosità dato che non ha una relazione stabile da anni" mi sta dicendo la verità?, penso.

"Ci ha invitato a casa sua" gli comunico.

"E quindi?"

"E quindi prima o dopo essere tornati a casa, possiamo fare un salto da lei"

"Non ci penso proprio" dice ritornando in bagno e chiudendo la conversazione molto più rapidamente di quanto è iniziata.

"Cadresti in tentazione se foste nell stessa stanza?" gli domando urlando dall camera dall'albergo al bagno.

Nessuna risposta.

Poso i gomiti sulle ginocchia e mi copro gli occhi con i palmi delle mani, come se in qualche modo riuscisse a frenare la rabbia che vorrebbe uscire fuori.

Non l'ha mai dimenticata e non lo farà mai, nemmeno adesso che porto in grembo suo figlio.

"Chiamami quando avrai smesso di pensare a lei" gli dico passando davanti alla porta aperta del bagno: ha le braccia tese sul lavandino e lo sguardo rivolto verso il basso. Diventa tutto così stressante quando viene fuori questa donna.

Esco dalla stanza prima ancora che possa dargli il tempo di fermarmi, semmai avesse voluto farlo. Entro nell'ascensore senza nemmeno pensarci, guidata dalla strada che quotidianamente facciamo. Arrivata alla reception dell'hotel, però, devio per l'uscita e mi incammino verso una strada che non conosco. È sera presto, ma in alcuni vicoli ci sono già ragazzi ubriachi o fatti che urlano, tirano una striscia di coca o giocano a rompere bottiglie contro il muro alle loro spalle.

In uno di questi vicoli riconosco un volto familiare e, per assicurarmene, rallento il passo e mi accorgo di lui: Christophe, il ragazzo che anni fa tentò di baciarmi e  avventarsi su di me.

Lo incontrai in Francia, a Cannes, ed ora è assurdo ritrovarlo ad Ibiza. Non è cambiato di una virgola e quel leggere fascio di luce del lampione illumina perfettamente il singolare tatuaggio che ha sul braccio: ecco perchè l'ho facilmente riconosciuto.

FLASHBACK CAPITOLO 15 LIBRO PRECEDENTE

''Non è il primo episodio che capita'' ci racconta in inglese la ragazza che ha fermato il mio assalitore, Christophe ''Cris ha dei problemi nel gestire i suoi impulsi e, anche se vorrei, non sono tenuta a dirvelo per la sua privacy. Posso solo accennarvi che è una questione psicologica che va avanti da un po' di anni''

Anche se non è stata esplicita, nella sua riservatezza è stata fin troppo chiara e la ringrazio per aver detto già così tanto, più del dovuto sicuramente.

''Sicuramente non lo giustifica, ma tenetelo in conto. Non posso assicurarvi tanto, ma posso assicurarvi che sicuramente non succederà più'' finisce lei.

FINE FLASHBACK

E se mi avvicinassi a lui? Sarebbe un male?

Senza nemmeno pensarci due volte, entro nel vicoletto e mi siedo accanto a lui. Mi guarda, ma so che non mi ha riconosciuto perchè ha gli stessi occhi spenti che aveva prima.

"Non dovresti essere qui ragazza" il suo inglese suona impastato per via della coca che sicuramente si è fatto, ma rimane comprensibile.

"Che fai qua?" provo a chiedere, nel tentativo di poter fare qualcosa, qualsiasi cosa, mi distragga da Cosimo.

"A te che importa?"

"Curiosità"

"Sto bevendo" dice alzando la bottiglia di birra che ha accanto a sé.

"Perché non passeggiamo?" propongo, anche se sono spaventata che le sue mani possano finire nuovamente su di me. Perchè lo sto facendo?

"Con te? E di cosa dobbiamo parlare?"

"Non dobbiamo parlare. Basta passeggiare"

Così si alza, un po' titubante, e finiamo per camminare lungo le strade di questa buia zona ad Ibiza senza dire una parola, con un silenzio che sembra schiarire i miei e i suoi pensieri. Qualsiasi essi siano.

Giù Con Me - Guè PequenoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora