Capitolo 11 - Adattati

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LEYLA

Mi sveglio di soprassalto al suono irritante della sveglia, che avevo puntato il giorno prima per potermi svegliare in tempo, abbandonando il mondo dei sogni costernato da due occhi angelici.
Il divano è comodo ma non quanto il letto perciò sento la mia schiena piuttosto dolorante mentre mi stiracchio i muscoli indolenziti.
Non ci voleva.

Guardo il telefono ricordandomi di non essermi fatta sentire da mia madre e infatti mi ritrovo alcuni messaggi a cui rispondo velocemente perché il tempo a disposizione per prepararmi non è molto.
Mi alzo svogliatamente dal divano pensando che per il prossimo mese sarò costretta a condividere le mie giornate con l'unica persona che non sopporto di più al mondo.
Mi dirigo verso la valigia in camera, che ancora non ho disfatto a causa del limitato tempo a disposizione, e scelgo un outfit che potrebbe andare bene.
Date le temperature non troppo elevate sebbene le giornate siano ancora soleggiate decido di indossare un jeans semplice a zampa di elefante, una camicetta bianca ed un trench beige il tutto abbinato a degli stivaletti neri con due centimetri di tacco.
Vado verso il bagno e mi sistemo il viso con un po' di cipria ed un velo di mascara per non far notare la mia stanchezza.
Esco di casa chiudendo la porta alle mie spalle decidendo di fare colazione per la strada visto che ancora non ho avuto tempo di rifornire il frigo.
Mi dirigo verso la fermata dell'autobus che dovrebbe arrivare a breve e mi siedo sulla panchina in corrispondenza della pensilina scrollando Instagram per far passare il tempo.
Dopo pochi minuti il mezzo arancione si ferma davanti a me e salgo mostrando all'autista il mio biglietto che mi fa un cenno.
Mi siedo al primo posto libero e guardo fuori dal finestrino fino a che non giunge l'ora di scendere alla sede della Ferrari per iniziare il mio primo giorno di stage.
Respira Leyla, andrà tutto bene.

Entro dal portone in vetro luccicante e raggiungo l'ufficio piuttosto velocemente.
Busso alla porta e riconosco la voce di Giorgia che mi dice di entrare.
"Buongiorno Leyla, tutto bene? Come hai passato la notte?"
"Buongiorno" sorrido alla mia tutor che mi guarda con aria amichevole "Tutto bene, ho dormito sonni tranquilli."
"Ah perfetto, allora oggi essendo inizio mese ci occuperemo delle scartoffie mentre già da settimana prossima andremo in Giappone per seguire i ragazzi nella gara"
Che cosa?!
Osservo Giorgia con gli occhi spalancati "Gara? Quale gara?" chiedo sbalordita.
"Non ti avevano avvisata?" Chiede lei di rimando
"Avvisata di cosa?"
"Che in questo stage dovrai seguire Charles e lavorare con lui. Tuttavia, siccome in questi giorni non c'è molto da fare ti affideremo qualche lavoretto qui ma per il resto dovrai stare con lui"
Non ci posso credere.

"Quindi devo andare in Giappone con lui settimana prossima?"
"Esatto, ma stai tranquilla, verrò anche io dato che mi occupo della sua immagine"
Alle sue parole tiro un sospiro di sollievo ma vedo Giorgia che mi guarda stranita.
"Che c'è?" Chiedo alla ragazza.
"Nulla, è solo che pensavo che tra voi ci fosse un buon rapporto o almeno così mi era sembrato di capire"
"No, non c'è molta affinità tra noi due" taglio corto per evitare il discorso.
"Capisco, vabbè spero si risolva per il meglio. Ma ora bando alle ciance che è ora di lavorare"

La giornata passa velocemente tra fogli e risate al punto che non mi rendo conto che è giunta l'ora di tornare a casa.
Saluto Giorgia con un abbraccio ed esco dall'edificio tremando leggermente dal freddo che mi coglie alla sprovvista appena metto un piede all'esterno.
Mi dirigo verso la stazione del pulman sedendomi in attesa di questo quando sento il telefono squillare nella tasca.
Michelle.

Sorrido prima di schiacciare la cornetta verde.
"Pronto"
"Ehi baby! Come va lì in Italia? Tutto bene? Il tempo com'è? Hai già assaggiato qualche specialità?"
"Woah rallenta donna! Non sono mica in un interrogatorio. Qui tutto bene finora, fa più freddo rispetto a Monaco ma le giornate sono fantastiche e oggi ho assaggiato una pasta alla bolognese fenomenale. Tu come te la cavi?"
"Oh quanto ti invidio, io sono in un paesello sperduto da qualche parte nel mondo e l'unica specialità che hanno è della zuppa rivoltante"
Sorrido immaginando la scena della mia migliore amica costretta a vivere abbandonata dalla civiltà.
Passiamo la prossima mezz'ora a parlare delle nostre giornate e di tutto ciò che ci passa per la testa fino a che non mi rendo conto che l'autobus che doveva passare non è arrivato.
"Merda"
"Che c'è?"
"L'autobus che stavo aspettando non è arrivato."
"Oh, potresti chiamare un taxi" consiglia la mia migliore amica
"Si potrei chiamare un taxi. Senti va bene se ti richiamo piu tardi visto che devo trovare un modo per tornare a casa?"
"Certo, nessun problema. Ci sentiamo più tardi."
"Grazie Michelle, ciao."
"Ciao."
Dannazione. Dove diavolo è?

Mi guardo in giro sbuffando sonoramente al pensiero di dover tornare a casa senza un mezzo di traporto finché non vedo un taxi bianco in arrivo.
Sbatto le braccia per chiamarlo e fortunatamente vedo che accosta nella mia direzione.
"Dove devo portarla signorina?"
"Ehm, via delle rose 4" chiedo titubante all'autusta.
"Mi dispiace ma il tragitto è troppo distante, non posso accompagnarla" dice il taxista che riparte sgommando nell'altra direzione senza darmi il tempo di replicare.
Non ci posso credere.

Non mi resta che impostare il navigatore verso casa ed incamminarmi nella speranza che qualche buon samaritano mi offra un passaggio per casa.
È buio ed il fatto di camminare da sola per queste strade non mi rassicura per nulla; come se non bastasse inizia a piovere a dirotto inzuppandomi completamente i vestiti.
Accelero il passo, essendo consapevole che domani mi sveglierò con un bel raffreddore a causa di questa pioggia improvvisa.
Alle mie spalle sento un rombo avvicinarsi sempre di più e rallentare quando mi raggiunge.
Mi volto nella direzione dell'auto e vedo che si tratta di una Ferrari rosso fuoco della quale non riesco ad individuare il pilota finché non chiama il mio nome.
"Ehi Leyla"
La sua voce roca, un colpo al cuore.
"Salta su"
Continuò a camminare imperterrita preferendo beccarmi un raffreddore piuttosto che salire con Charles nella sua auto.
"Eh dai Leyla, sali altrimenti ti beccherai un potente raffreddore"
"Sto bene grazie" rispondo secco al ragazzo che mi sta seguendo continuando per la mia strada finché la pioggia non si fa più intensa.
Tutte a me dovevano capitare?
"Leyla smettila di essere così testarda e salta su"
"Ti ho detto che sto bene!"
"Ti stai inzuppando tutta e non arriverai a casa molto presto. Non sono mica un serial killer." Dice lui cercando di stemperare la tensione.
Il navigatore dice che il tragitto a piedi è di circa un'ora e sotto il temporale, camminare per così tanto tempo, non è il massimo.
Sbuffo sonoramente mentre mi dirigo verso la portiera del passeggero, sbattendola dopo essere salita sulla vettura che sembra un'astronave più che un'auto.

Il clima nell'abitacolo e tesissimo tant'è che la tensione si potrebbe tagliare con un coltello; nessuno dei due osa aprire bocca e l'imbarazzo è alle stelle.
Fa che duri poco questo viaggio.

"Allora" Charles rompe il silenzio con un tono troppo timido "Come ti stai trovando qui a Maranello?"
Oh, come sta andando? Una merda, davvero, visto che dovrò passare le prossime giornate con te che hai deciso di abbandonarmi sul più bello e non farti più sentire nemmeno per un piccolo ciao.
Una merda perché se per i prossimi giorni l'affidabilità dei mezzi sarà come oggi dovrò farmi tutto il tragitto a piedi per arrivare a casa.
Una merda perché mi manca la mia migliore, mia madre, Nelly.
Una merda perché mi manca fottutamente mio fratello ma non posso riportarlo da me.

"Bene" rispondo mentendo al ragazzo che si trova di fianco a me che non osa incontrare i miei occhi.
Colpevole.

Il resto del viaggio continua in silenzio e per questo gli sono grata visto che di iniziare una conversazione non ne ho proprio voglia.
Si ferma ai piedi dell'edificio e si gira verso di me per dire qualcosa ma io sono più veloce e scendo scattante dall'auto verso il mio appartamento.
Entro in casa e sbatto la porta appoggiandomi contro di essa e scivolando verso il pavimento fino a sedermi con il cuore che batte a mille.
"Perché io? Perché proprio io?" Urlo con le lacrime agli occhi sperando che nessuno mi senta.
Non è ora di piangere.

Le ricaccio indietro e mi dirigo verso il bagno per fare una doccia rilassante che mi aiuti a liberarmi da questo peso che mi porto dietro da troppo tempo sapendo però che mi accompagnerà per tutta la vita.
Esco dal bagno dopo essermi asciugata il corpo ed i capelli per dirigermi verso la cucina e prepararmi qualcosa.
Dannazione!
Solo ora mi ricordo di essermi dimenticata di fare la spesa e sarò quindi costretta ad ordinare del cibo da asporto.
Opto per una pizza margherita che mi viene consegnata dieci minuti dopo averla ordinata da un fattorino molto carino.
Qui in Italia sono molto efficienti sulle consegne.
Ringrazio il ragazzo porgendogli i soldi e mi butto sul divano cercando di trovare un programma interessante mentre mangio la pizza deliziosa che mi sazia completamente.
Rispondo al alcuni messaggi sul telefono ed infine decido di andare a dormire visto l'orario.
22.47

Mi sdraio sul letto a due piazze e mi addormento nel giro di pochi minuti sperando che la giornata di domani vada meglio di oggi.

...
Le cose si fanno sempre più interessanti eh😏
I nostri due protagonisti si sono incontrati per la seconda volta e pian piano scopriamo qualcosa di nuovo.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto🙂
Vi assicuro che i prossimi saranno più sorprendenti.
Grazie di tutto.
L
❤️

Come primule nell'oceano // Charles LeClercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora