Capitolo 30 - Paparazzi

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LEYLA

"Charles!" Mi alzo da terra guardandomi intorno.
La Ferrari che ci stava portando alla festa è accartocciata contro un albero e del fumo bianco fuoriesce dal davanti, probabilmente proveniente dal motore.
"Charles!" Nessuna risposta.
"Charles!" Ti prego rispondi.
"Leyla" Una voce maschile pronuncia il mio nome attirando la mia attenzione. Una voce roca esplode nella notte buia che, però, mi rendo conto non appartenere a lui.
Mi volto nella direzione di quest'ultima e noto una figura scura sull'asfalto. Cerco di mettere a fuoco il suo viso ma non ci riesco. È troppo buio.
Si avvicina verso di me con un sorriso minaccioso sul volto, mettendomi sempre più a disagio.
Poi, lo riconosco.
"Lorenzo" Un sussurro.
Fisso la sua sagoma imponente venire sempre più vicina finché, tra le sue mani, non noto ciò che sto cercando da tempo.

La cartelletta marrone.

Immediatamente si accorge che il mio sguardo è rivolto verso l'oggetto che si trova tra le sue dita.
Il ragazzo sghignazza, mostrando i denti, quando le sue parole mi riportano alla realtà.
"Smettila di cercarle altrimenti la prossima sarai tu."

Apro gli occhi di scatto e corro verso il bagno schiantandomi diverse volte contro i mobili della camera. Mi accascio sul water e riverso in esso tutto ciò che ho bevuto la sera precedente alla serata di gala.
Maledetto alcol.
Un bagliore improvviso proviene dalla stanza costringendomi a strizzare gli occhi per abituarmi al cambiamento di luminosità. Dei rumori strani riecheggiano tra le pareti mentre mi accascio contro la vasca da bagno, prendendo un respiro profondo.
Sento dei passi avvicinarsi sempre più finché Charles non entra in bagno con in mano un bicchiere d'acqua.
Sospira pesantemente prima di porgermelo ed ordinarmi di bere.
La sua espressione indecifrabile mi spinge a fare ciò che mi dice senza tante storie perciò tracanno il liquido trasparente in pochi secondi, gustandomi la freschezza della bevanda che scorre nella mia gola.
La testa gira come una trottola al vento e lo stomaco è in completo subbuglio.
Prendo dei profondi respiri per cercare di attenuare la sbornia che mi sta uccidendo quando un ennesimo conato mi costringe al water.
Le sue mani avvolgono i miei capelli scuri per evitare che si sporchino.
"Stavolta l'hai presa bella secca eh?" Nella sua voce percepisco del divertimento.
"Già" Chiudo gli occhi per contrastare il dolore alla testa che sembra non diminuire mai.
"Come ti senti?"
"Non lo so, è come se fossi sopra una giostra che gira alla velocità della luce. Mi sento disorientata e stordita."
"Mmm, che ne dici di tornare a letto?"
Con un leggero cenno del capo, do il mio consenso a Charles che mi trascina di peso verso il materasso su cui mi lascio andare come un sacco di patate.
Una risata meravigliosa proviene dal monegasco alla vista della mia condizione imbarazzante.
"Credi sia divertente LeClerc?" Alzo un sopracciglio, in attesa della sua risposta, cercando di non sorridere al suono delle sue risa.
Non cederò.
"In realtà si"
"Ti odio"
"Sai che non è vero." Le sue parole rendono il tutto più serio e silenzioso.
Mi muovo a disagio sopra il materasso sapendo quanto le sue parole siano vere. Odio quando riesce ad abbattere i miei muri, a capire ciò che mi passa per la testa, a leggere la mia anima.
"Già.." La mia voce esce prima che riesca a fermarla.
Maledetta bocca.
I suoi occhi guizzano nella mia direzione mettendomi in imbarazzo. Il suo sguardo penetrante mi sta urlando di continuare la frase che ho lasciato in sospeso.
"Non odio te. Odio il fatto che tu riesca ad incasinarmi la vita a distanza di mesi."
"Incasinarti la vita?" Il suo sopracciglio alzato enfatizza la sua perplessità.
"Mi confondi Charles, prima ti comporti come se non fosse successo nulla, poi mi ignori per giorni, dopo ancora sei la persona più amichevole del mondo. Non ti capisco e questo non lo sopporto."
Non so cosa mi abbia spinto a questa dichiarazione ma di certo l'alcol ha dato il suo contributo.
L'ho lasciato senza parole, non si aspettava che dicessi cose del genere.
Mugugno qualche parola indecifrabile, senza permettere a Charles di rispondere, mentre mi abbandono al sonno, sperando di liberarmi presto di questo malessere.

Come primule nell'oceano // Charles LeClercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora