Capitolo 49 - Non ce la faccio più

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LEYLA

"Charles — tiro il mio ragazzo per la manica della felpa e cerco di attirare la sua attenzione su di me — ti ho detto che sono in grado di andare in bagno da sola."
"Lo so" Continua lui imperterrito.
"E allora perché mi stai accompagnando?"
"Perché l'ultima volta che ti ho lasciata da sola, in aeroporto, per andare in bagno, ti hanno rapita e quasi uccisa."
Il suo tono seccato mi prende alla sprovvista, facendomi sussultare non appena giungiamo ai servizi. Non replico al ragazzo rendendomi conto della sua preoccupazione ed entro nel locale senza ulteriori lamentele scontrandomi con l'odore pungente di disinfettante.
Mi lavo le mani con dell'acqua calda dopo aver fatto fronte ai miei bisogni e mi prendo un attimo di tempo per fissare la mia immagine allo specchio. Sorrido al riflesso che si erge di fronte a me mentre penso a quanto mi riempia il cuore avere Charles al mio fianco. Grazie a lui sono riuscita a ritrovare la felicità che cercavo da tempo ed, ora, non posso desiderare di meglio.
Esco dal bagno ritrovandomi un bel monegasco appoggiato alla parete che mi guarda con i suoi occhi così profondi che potrebbero fare concorrenza all'oceano. Mi avvicino a lui e, fregandomi degli sguardi delle persone che ci circondano, avvolgo le mie braccia intorno al suo collo per poi lasciargli un bacio passionale sulle labbra. Mi godo ogni istante di questo momento con l'uomo che amo di più al mondo mentre cerco di tatuarmi nella mente, le emozioni che mi attraversano il corpo facendolo esplodere di desiderio.
"Se vai avanti così non ci metterò molto per toglierti questo vestito e prenderti qui, davanti a tutti." La sua voce roca mi destabilizza per qualche istante, facendomi riflettere sulla sua proposta. Sento le guance andare a fuoco mentre la sua risata riecheggia tra di noi.
"Chi tace acconsente?"
"Idiota"

***

Punto i mie occhi verso le città che diventa sempre più piccole ed il suolo che si allontana man mano che l'aereo raggiunge l'altitudine esatta. La mano di Charles, stretta intorno alla mia, non mi lascia da quando i motori sono stati accesi e mi auguro con tutta me stessa che resti lì. Ho sempre avuto questo terrore verso gli aerei e sapere di avere qualcuno che mi sciolga la tensione di dosso è davvero rassicurante.
Il respiro regolarizzato del monegasco mi comunica che è caduto tra le braccia di Morfeo, perciò recupero le cuffie dal sedile anteriore e mi godo la mia playlist preferita, appoggiando il capo sulla sua spalla. Immediatamente, al contatto con il suo corpo caldo, le mie narici vengono inondate dal suo profumo inconfondibile che accende diverse scosse per il mio corpo. A volte credo di riuscire a sentirlo anche quando lui non è vicino a me. Da qualche parte ho letto che se questo succede, significa che si è davvero innamorati di quella persona.
Su questo però non avevo dubbi.

Dopo undici ore di viaggio, il caratteristico colpo delle ruote sull'asfalto ci avvisa del nostro arrivo a Nizza ed io non posso esserne più felice. Tiro un sospiro di sollevo non appena il mezzo si ferma sulla pista e scatto in piedi, scendendo dalla scaletta dopo aver salutato e ringraziato la crew, per dirigermi spedita verso il taxi che ci attende a pochi metri da noi.
"Li odi proprio gli aerei tu"
"Esatto" Mi siedo sul sedile posteriore della vettura, senza perdere tempo, seguita da Charles che se la prende più con calma. Mi sfrego le mani per racimolare un po' di caldo dato che la netta differenza di temperatura tra le due nazioni mi ha volta alla sprovvista.
"Freddo?"
"Già"
"Vieni qui mon amour" Le sue braccia si aprono invitandomi tra di loro ed io non me lo faccio ripetere due volte prima di accasciarmi contro il suo petto. Mi godo la sensazione di tranquillità che Charles riesce a farmi provare e cerco di memorizzarla visto che per la prossima settimana non ci vedremo. Purtroppo gli impegni scolastici non mi permettono di partecipare al prossimo gran premio, però ho già promesso a Charles che, vada come vada, il mio cuore sarà lì con lui.
Il silenzio regna tra noi due e, come se mi avesse letto nel pensiero, Charles lo rompe con la sua voce soave.
"Come mai cosi silenziosa?"
"Sono stanca, sento già gli effetti del jet-lag." Ed è vero, non so come riuscirò ad andare a scuola domani. Potrei pensare di stare a casa ma, se davvero lo facessi, verrei uccisa da mia madre dato che, secondo il patto, se fossi andata in Brasile, il lunedì successivo avrei dovuto seguire le lezioni.
"Cerca di riposarti il più possibile allora."
"Facile a dirsi LeClerc, tu il diploma ce l'hai già."
"Non muore nessuno se perdi un giorno di scuola."
"Risposta sbagliata, muoio io se decido di restare a casa — dico al monegasco iniziando a gesticolare — e in più, non si tratta di un girono di scuola, bensì cinque."
"Sono sicuro che te la caverai. Come hai sempre fatto."
Chissà come riesce a tranquillizzarmi con una semplice frase. Mi avvicino alle sue labbra morbide assaporando ogni istante del nostro bacio, sperando con ogni fibra che non finisca mai.
La portiera dell'auto si apre facendo entrare una leggera brezza d'aria fredda che mi riporta alla realtà.
"È ora di salutarci" La sua mano calda porta una ciocca di capelli dietro al mio orecchio facendomi rabbrividire.
"Voglio venire con te"
"L'offerta è sempre aperta petite"
"Non per mia madre però"
"Ti prometto che passerà tutto veloce, come un battito di ciglia"
L'insistente battito delle scarpe dell'autista sull'asfalto ci comunicano la sua impazienza.
"Devo proprio andare ora"
"Va bene"
Con un ultimo bacio saluto il mio ragazzo che, dopo ave richiuso la portiera, diventa sempre più piccolo e, a brevi passi, mi dirigo poi per il vialetto vuoto e freddo di casa che riflette ciò che provo proprio ora.

Come primule nell'oceano // Charles LeClercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora