Capitolo 22 - Back home

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LEYLA

Spengo la frastornante sveglia che mi riporta nel mondo reale e mi alzo svogliatamente, abbandonando a fatica le coperte che, fino a poco, fa avvolgevano caldamente il mio corpo.
È ora di tornare a Maranello ed io sono in completo ritardo.
Merda.

Inizio a correre come una pazza per la camera, raccogliendo i miei averi sparsi sul pavimento e riponendoli nelle valigie alla velocità della luce. Più o meno.
7.45
Quindici minuti.

Entro in bagno guardandomi allo specchio, che ricopre l'intera parete, spaventandomi da ciò che vedo riflesso. Mi sono dimenticata di struccarmi la sera precedente ed ora ho il maledetto mascara colato sotto gli occhi.
Leyla il panda.

Mi risciacquo velocemente il viso con acqua tiepida, cercando di rimuovere il make up per poi stendere un velo di crema idratante sulla pelle.
Torno in camera, ripesco dalla valigia i primi vestiti che trovo decenti e li indosso saltellando a destra e manca come un canguro.
7.55
5 minuti

Prendo i miei bagagli ed esco in direzione dell'ascensore che,ovviamente, è appena partito. Sbuffo sonoramente, schiacciando ripetutamente sul pulsante di chiamata mentre mi appoggio al muro attendendo che arrivi, giocherellando con i bottoni della giacca.
Quando le porte si aprono, spingo tutti i miei bagagli all'interno e tiro un sospiro di sollievo, fiera di essere riuscita a cavarmela da sola.
Ma non posso ancora cantare vittoria perché Charles e Charlotte entrano appena prima che l'ascensore si chiuda.
Dannazione! La iella mi perseguita.

"Oh, ciao Leyla."
"Ciao Charlotte." Rispondo io mascherando il mio imbarazzo.
Charles mi saluta con un leggero cenno del capo per poi distogliere lo sguardo immediatamente, fissando la parete anteriore. Il resto del viaggio trascorre in completo silenzio, per giunta molto imbarazzante, finché le porte non si spalancano ed io esco come una scheggia per fuggire da quella situazione impregnata di pura tensione.
Mi dirigo all'esterno dell'hotel, dopo aver lasciato la chiave magnetica alla reception, e carico le valigie sul taxi che condividerò con Giorgia.

"Dormito bene?"
No.
"Si, grazie" Le dico con un sorriso tirato, sperando che non mi ponga altre domande.
Non ho voglia di parlare, ora come ora, perciò indosso le cuffiette e faccio partire a tutto volume la playlist di Michelle affogando nei miei pensieri. Il finestrino è gelato contro la mia fronte ed un'infinità di luci brillanti sfrecciano davanti ai miei occhi, illuminando ciò che le circonda.

La mia mente viaggia immediatamente e mi riporta alla notte appena trascorsa che è ancora viva sulla mia pelle.
Quando Charles si è presentato nella mia camera la notte scorsa non potevo davvero crederci. Non so nemmeno io cosa pensare di quello che è successo qualche ora fa. Mai mi sarei immaginata che si preoccupasse dei miei incubi, mi ha presa alla sprovvista ed io ho reagito innalzando una parete invalicabile. Odio farmi vedere debole davanti agli altri, odio mostrare le mie insicurezze alle persone, soprattutto a quelle che mi hanno ferito.
Forse sono stata un po' troppo dura con lui ma non può davvero credere che io lo abbia perdonato così facilmente, ne può pensare che il rapporto fra di noi sia normale, per così dire ovviamente. Mi ha spezzato il cuore ed io non sono pronta per accoglierlo nuovamente nella mia vita come se nulla fosse.
Forse a piccoli passi potremmo tornare amici.
Forse.

Dopo circa un'ora di viaggio, finalmente, raggiungiamo l'aeroporto di Nagoya e tutto il team si dirige nella lounge, in attesa dell'imbarco che si terrà tra qualche ora. Voleremo con un aereo privato insieme ai piloti, per la mia felicità, con il vantaggio che il volo dovrebbe essere più corto.

Con mio piacere noto che c'è un buffet molto ricco perciò decido di integrare qualche zucchero, prima di affrontare il lungo volo che ci aspetta. Addento un croissant alla marmellata appena sfornato, che emette un profumo delizioso, e verso del caffè in una tazza per riprendermi dalla notte insonne.
Charles si avvicina per prendere la stessa bevanda ed io cerco di rompere il ghiaccio con un "Anche tu notte insonne eh?"
"Già." Risponde lui con tono freddo.
"Senti Charles" Mi giro verso di lui "Mi dispiace per ieri sera. I-io non volevo cacc..."
"Non c'è problema." Taglia corto lui tornando a sedersi di fianco a Charlotte che mi guarda in maniera sospetta.
Non pensavo di averlo offeso in quel modo.

Mi siedo nuovamente, mantenendo le distanze dalla coppietta e sorseggio lentamente la bevanda bollente tra le mie mani, perdendomi nei miei pensieri per l'ennesima volta inconscia di quello che sarebbe successo a breve.

"Una violenta bufera si sta scatenando in questo momento in Giappone provocando diversi disguidi ai voli dell'aeroporto di Nagoya. Date le circostanze tutte le partenze sono state cancellate finché le condizioni meteo non miglioreranno. Le compagnie si scusano per il disagio e si mettono a disposizione per qualsiasi domanda. Per ora è tutto, arrivederci."
Ascolto il telegiornale mentre sbuffo, appoggiandomi al morbido schienale della poltrona. Impreco contro il sorriso strafottente della conduttrice che non deve farsi dodici ore di volo per tornare a casa, e penso a cosa potrebbe andare peggio.
"Non ci voleva."
"Già." Risponde Giorgia al mio fianco.
Mi passo le mani nei capelli per scaricare la frustrazione dovuta alla cancellazione del volo.
Quand'é che potrò passare una giornata normale?

Osservo intorno a me i vari membri del team che hanno trovato delle alternative ingegnose per far passare il tempo, che sembra non scorrere mai; chi gioca a carte gridando in caso di vittoria, chi a calcio con una pallina di carta appallottolata in qualche modo, chi a basket con un cestino della spazzatura esultando quando fa canestro, chi scherza e ride alle battute dell'altro e chi invece sonnecchia per recuperare le ore di sonno perdute.
Sembrano tutti parte di un'unica grande famiglia ed io mi sento una completa estranea.
Mi serve dell'aria.
Mi alzo di scatto dalla poltrona che mi ha accolta fino ad ora, tirandomi addosso sguardi indagatori dei membri che mi conoscono a malapena e mi dirigo sul terrazzo, bagnandomi sotto la pioggia torrenziale. Alzo gli occhi al cielo per cercare mio fratello che ora non è qui con me, che non sarà mai qui con me.
Le gocce d'acqua vengono assorbite dai miei abiti ormai inzuppati e scorrono lungo la mia chioma castana che si è appiattita per via dell'umidità.
Fortunatamente non mi sono truccata.

Fisso la distesa di nuvole grigiastre, che oscura il cielo infinito, creando lampi accecanti seguiti da tuoni frastornanti i quali rimbombano nelle mie orecchie.

Chiudo gli occhi portandomi la coperta sopra la testa per non sentire i tuoni provocati dalla tempesta. Ho paura ma sono troppo orgogliosa per chiedere aiuto. Le lacrime scendono ininterrotte sulle mie guance paffutelle ed il cuore batte costante contro la mia cassa toracica.
Poi un suono, la porta che scricchiola e dei passi leggeri si avvicinano a me.
"Leyla" La sua voce "Leyla, sono qui."
Abbasso lentamente le coperte per vedere Martin ai piedi del mio letto che mi fissa con preoccupazione.
"Ho paura."
Mio fratello sale sedendosi vicino a me e mi abbraccia stretta sussurrandomi parole rassicuranti.
"Ci sono qui io ora, non avere paura."

"Signorina!" Mi giro verso la voce femminile che mi sta richiamando "Signorina! Non può stare lì. È pericoloso."
"Mi scusi, rientro subito."
Faccio ritorno nella lounge, non prima di essermi acciugata le lacrime e mi dirigo diretta in bagno senza alzare lo sguardo.
Strizzo i miei folti capelli e mi tampono il viso con la carta assorbente. Mi appoggio al bordo del lavandino cercando di recuperare l'ossigeno  che dovrebbe permettermi di pensare più lucidamente.
Sapevo che questo stage non sarebbe stata una bella idea. Maledetto professor Dalton.

La porta della toilette si spalanca mostrando Charlotte in tutta la sua bellezza, che mi fissa con un'espressione sorpresa, come se avesse appena visto un fantasma.
"Tutto bene."
"Si."
Non puoi continuare a mentire Leyla.
"Cos'hai combinato da inzupparti in questo modo?"
Oh sai, mi è partito uno pseudo attacco di panico e mi sono lanciata sul terrazzo per cercare mio fratello.
"Pensavo fosse la porta del bagno ed invece mi sono ritrovata bloccata sotto la pioggia." Dico mentre cerco di asciugarmi i capelli con il ventilatore.
"Posso aiutarti?"
"Oh no, non preoccuparti. Ho finito." Rispondo cercando di sorridere fallendo miseramente.

Finalmente dopo ore di sfiancante attesa, veniamo avvisati dall'hostess che il nostro volo è in partenza. Delle grida di esultanza si diffondono nella lounge mentre prendiamo i nostri bagagli a mano e ci avviamo verso il veicolo in attesa sulla pista.
Mi siedo al mio posto di fianco a Giorgia e mi addormento appena toccato il sedile.
Sarà un lungo viaggio.

Torno a casa scombussolata dal jet-lag e da tutto ciò che è successo nei giorni passati; la gara, la sorpresa di Lorenzo, Charles e tutte le emozioni che ho provato dentro e fuori dal circuito.
Mi lancio sul divano, guardando il telefono pieno zeppo di messaggi a cui decido di rispondere velocemente ed infine trascino i miei piedi verso la camera, dove mi sdraio sul letto, accoccolandomi tra le coperte che non tocco da tempo.

...
Voilá.

Come primule nell'oceano // Charles LeClercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora