Episodio 13

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"MI SPIEGHI PERCHÉ CAZZO LO HAI FATTO?" era da mezz'ora che Denver stava urlando contro Tokyo

"CI POTEVI AMMAZZARE TUTTI!"
Io intanto stavo medicando la ferita di Rio e la mia mano tremava sotto le grida di Denver, quando si arrabbia così tanto non lo riconosco più, è tutta un'altra persona.

"Cosa dovevo fare? Dovevo salutarli e farmi sparare?" Urlò Tokyo

"Dovevi solo aspettare, abbiamo ripetuto il piano cinque mila volte, cazzo" esclamai io
In quel momento entrò Berlino che ritirò tutti i microfoni wireless e chiamò il professore tramite un telefono fisso collegato a quello del professore tramite un filo che passa attraverso le condutture di scarico.
Berlino disse al professore che Tokyo e Rio avevano una relazione, lui se ne era accorto già a Toledo e questo episodio era la conferma.
Tokyo iniziò a insultare il Professore pesantemente e lui gli rivela che il suo gesto improvviso ha mandato all'aria il piano e i loro volti sono su tutti i telegiornali.

Dopo quell'episodio due poliziotti erano stati feriti gravemente e il Professore decise di rilasciare un comunicato. Berlino diede a tutti gli ostaggi le tute e le maschera uguale alle nostre oltre ad armi finte e scelse Monica Gazmbite per rilanciare il comunicato.

Uscirono dalla zecca e lei lo lesse ad alta voce, nel comunicato c'era scritto che ci scusavamo per l'inconveniente e non è nostra intenzione ferire o uccidere.

Dopo di che Monica fu lasciata insieme ad altre donne malate che volevano delle richieste: medicine e un test di gravidanza chiesto da quest'ultima.
I poliziotti accettarono di portare gli oggetti richiesti oltre a cibo e acqua ma con il pretesto di portare le richieste cercarono di entrare dal magazzino. Il Professore aveva pensato a tutto e grazie ad una telefonata partita dal cellulare di Alison Parker alla radio nazionale, Alison disse che erano tutti vestiti uguali e non potevano riconoscere gli ostaggi dai rapinatori e avevano armi finte. Pregò di non entrare alla zecca se non volevano un massacro.
Grazie a questa telefonata, i poliziotti si ritirarono amareggiati.

Denver, che era l'addetto alle richieste , scoprì che c'era anche un test di gravidanza e voleva scoprire di chi era. Entrò nella stanza e chiese di chi era, Monica alzò la mano come se fosse impaurita. Forse perché si stava infilando un cellulare nella tuta ed era stata quasi scoperta ma Denver non aveva visto niente.
Le chiese di parlare fuori e fece un lungo discorso e le diede anche dei soldi per il bambino. Lui sapeva che Arturo era suo marito e anche che non andavano più d'accordo. Berlino arrivò e interruppe la loro conversazione, dicendo che qualche ostaggio aveva un telefono con sé, mandò via Monica ma in quel momento il telefono che aveva nella tuta iniziò a suonare

"Pare che abbiamo trovato il telefono mancante" disse Berlino con un ghigno stampato in faccia

"Non possiamo permettere che la passi liscia, non è vero Denver?" Gli chiese e Denver aveva già capito cosa stava per succedere

"Stava per mandare all'aria il piano e  di certo non può riaccadere"

"Uccidila"

"Cosa? No io non uccido le donne"

"Lei tecnicamente stava per farti arrestare, tutti noi anche Alaska, non penso che ti piacerebbe essere separato dalla donna che ami"

"Io non uccido le donne" ribadì Denver e ad un certo punto un ricordo gli apparii nella mente

Flashback

""Mosca era in carcere e Denver e Alaska  condividevano un'appartamento.
10 mesi prima della rapina.
Denver era uscito di casa per una commissione ed io ero da sola ma non mi infastidiva. Sapevo che lui aveva un debito con alcune persone. Doveva consegnare della droga ma gli era stata rubata e quindi aveva perso un sacco di soldi e aveva fatto arrabbiare molte altre persone.
Bussarono alla porta, pensai fosse Denver dato che non si era portato le chiavi di casa. Andai ad aprire e mi ritrovai una pistola puntata alla tempia e un gruppo di uomini alti e muscolosi

"C'è ramos?" Mi chiese uno di loro

"No non abita qui" cercai di tirarmi indietro

"Stronzate, aspetteremo qui con te"

Dopo 20 minuti Denver tornò e il tizio con la pistola mi mise il braccio intorno al collo e la pistola sulla tempia

"Ramos vogliamo i soldi, ti abbiamo già dato troppo tempo"

"Okay ma vi prego lei non  c'entra niente, lasciatela" implorò

"Vi ripagherò ma perfavore lasciatela"

"Io penso che è già ripagato" esclamò e subito dopo mi sparò alla gamba.
Caddi a terra, gli uomini scapparono, uscì fuori un sacco di sangue e Denver urlava e cercava di fermare il sangue che usciva.

"Devo portarti in ospedale ora"

"Non posso andare, ho dei precedenti e lo faranno sapere alla polizia, andrò in carcere"

"Devi toglierlo tu"

"Io? Ma come faccio , non sono un medico cristo"

"Vai a comprare un kit, ci sarà tutto il necessario"

"No non ti lascio sola"

"Corri prima che il proiettile vada più in fondo"
Prese dei soldi e andò di corsa fuori dalla porta.
Ero disorientata, non mettevo a fuoco niente e avevo la nausea. Quando Denver tornò ero in bagno, vicino al water  a vomitare pure l'anima.

"Alaska!" Mi raggiunse in bagno e mi sorreggeva la testa  e i capelli

"Scotti da morire"

Poco dopo il proiettile era fuori dalla mia gamba, mi diede qualche medicina e mi fece sdraiare sul letto""

"Cristo santo! Perché dovevi prendere quel cazzo di cellulare!" Esclamò Denver contro Monica

La portò in uno dei bagni e chiuse la porta, gli puntò la pistola contro

"Non guardarmi" gli disse

"Ti prego ti prego no!" Urlò Monica

"Sta zitta!" E poco dopo uno sparo
Ma Monica era ancora lì, ansimante

"Non posso farlo, non posso"

"Sparami alla gamba" disse lei

"No ti ucciderò"

"Farò finta di essere morta, sparami sennò uccideranno anche te!"
E poco dopo un secondo sparo squarciò il silenzio

ALASKA || La Casa di CartaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora