Episodio 39

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Era giunta la notte e noi eravamo pronti per partire.
Le uniche valigie che avevamo servivano per contenere l'oro e qualche vestito.
Partimmo verso le 2:00 del mattino verso il porto dove la nave da crociera era attraccata. Tutti i passeggeri stavano dormendo e in giro si trovavano solo camerieri e funzionari della nave.
Arrivati al porto ci fecero salire a bordo tramite l'entrata dell'equipaggio e ci fecero dormire nella sala caldaia, ma non sapevamo che da uno dei balconcini dell'enorme nave qualcuno ci stava osservando.
Il rombo dei motori della nave ci fece sobbalzare, verso le 6 del mattino dovremmo essere arrivati nella nostra isola deserta.
Il professore ci aveva avvisati che le nostre facce erano tappezzate dappertutto e tutti i telegiornali del mondo parlavano di noi. Avevamo polizia, esercito e L' europol alle calcagna e l'unico modo per continuare a vivere liberi e non in una cella fredda era scappare su un'isola deserta.

"Ehi ehi svegliatevi" il professore ci chiamò in fretta e furia
"Dobbiamo scendere, copritevi il viso e avanzate con discrezione" ci disse facendoci strada.
Avevamo paura che qualche passeggero si fosse svegliato, non sapevamo se loro erano al corrente della grande fuga dalla Banca di Spagna.
L'isola non aveva un molo dove la nave potesse attraccare e per questo si fermò in mezzo al mare e ci diedero una piccola scialuppa in cambio di soldi.

"Non giratevi, ci sono alcuni passeggeri sui ponti"
Era l'alba e sicuramente erano lì per vederla
C'era molto vento e le onde aumentarono, il cappuccio della mia felpa scivolò e per quel millesimo di secondo si poté intravedere la mia faccia.

Sbarcammo sull'isola come dei naufraghi, appena scesi ci inoltrammo nella fitta foresta alla ricerca della casa che ci avrebbe ospitato per sempre.
Da quanto mi aveva detto il professore Cincinnati e la famiglia di Lisbona erano già lì e non vedevo l'ora di riabbracciare mio figlio.

"Mamma!" Il mio cuore saltò nel sentire la sua vocetta stridula e i miei occhi si riempirono di gioia quando lo vidi correre a braccia aperte verso di me.
Lo presi al volo e lo strinsi come non mai
"Mi sei mancata" la sua voce era un toccasana per le mie orecchie
"E papà non lo saluti?" Disse Denver mettendo il muso
"Papà!" Urlò e corse tra le sue braccia
Ogni volta che li vedo insieme mi si scioglie il cuore per la troppa tenerezza.

"Okay adesso che siamo tutti riuniti volevo dirvi una cosa" disse il professore richiamando la nostra attenzione mentre Cincinnati abbracciava tutti gli altri
"Da adesso potrete usare i vostri nomi" eravamo rimasti imbambolati davanti a quella affermazione
"Bene io mi chiamo Sergio Marquina, piacere di conoscervi" iniziò il professore
"Beh voi già mi conoscete quindi non vi faccio perdere altro tempo" disse ridendo Lisbona
"Silene Oliveira, piacere" disse Tokyo
"Ágata Jiménez, signori e signore" disse Nairobi con un inchino
"Yashin Dasáyev" disse Helsinki
"Daniel Ramos" esordi Denver
"Aníbal Cortes" disse Rio
"Ed io sono Sofia Vargas, piacere mio"

E questo è l'inizio della fine.

ALASKA || La Casa di CartaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora