Episodio 40

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E questo è l'inizio della fine.
Dopo che tutti dissero i propri nomi, l'atmosfera presente nella stanza cambiò. La maschera che avevamo addosso cadde insieme ai nomi di città e adesso eravamo persone normali o quasi.
L'isola era enorme e tutta per noi, eravamo felici, non lo nego, però sotto sotto ognuno di noi aveva paura che da un giorno all'altro potessero scoprirci.
1 mese passò veloce e ormai ci eravamo abituati alle comodità dell'isola, la mattina vedevamo tutto insieme l'alba , poi un bagno in quel mare cristallino e cocktail per tutti!
Tutti i giorni mi improvvisavo una maestra di scuola per Cincinnati, è molto intelligente e ascolta ogni parola che dico. Separarci è stato terribile e non voglio che accada un'altra volta.

Quella sera c'era un tramonto fantastico, andai sul balcone della nostra camera e vidi Daniel insieme a Cincinnati, abbracciati come cozze
"Posso aggiungermi anch'io?" Chiesi sul ciglio della portafinestra
Daniel mi sorrise e con un cenno della mano mi indicò il posto vuoto.
Cincinnati era al centro tra noi due e Daniel ci abbraccio entrambi con le sue braccia, misi la testa sulla sua spalla e guardammo il sole scendere lentamente
"Ti amo, ricordatelo sempre" mi disse lui improvvisamente
"Ti amo anch'io" risposi guardandolo negli occhi
"Vi amo!" Esclamò Cincinnati guadagnandosi molte coccole da noi.

Quella mattina era come un'altra, Daniel e gli altri stavano pescando vicino alla riva e io ero con Cincinnati per la lezione del giorno.
Eravamo arrivati all'ultima pagina quando sentimmo gli altri correre e urlare venendoci incontro
"SCAPPA SOFIA SCAPPA!" Mi urlo Daniel correndomi incontro.
Presi una pistola in una mano e nell'altra tenevo Cincinnati in braccio e correvo come una pazza verso il nulla .
Mi girai e vidi gli altri correre e poi li vidi, armati fino ai denti, correre verso di noi, erano almeno una cinquantina.
Iniziarono a sparare frecce tranquillanti e pian piano sentivo i corpi cadere addormentanti dal sonnifero.
Eravamo rimasti solo io e Daniel e ci siamo nascosti nella fitta foresta.
Avevo una pistola con me ma non poteva competere con più di 50 soldati.

"Mamma.." sussurrò Cincinnati
"Che sta succedendo?"
"Ti spiego dopo ma ora dobbiamo stare in silenzio assoluto" risposi io
"Sofia dammi la pistola, li terrò occupati mentre tu e Cincinnati raggiungete la zattera di salvataggio che abbiamo sulla riva e cercate di scappare da qui" esclamò Daniel
"Non ti lascio da solo e non riusciremo mai a seminarli così facilmente"
"Corri al mio 3" Non si arrese facilmente neanche lui.
Daniel mi strappò la pistola dalla cintura e iniziò il conto alla rovescia, quando arrivò all'uno sparò un colpo in aria iniziando a correre nella direzione opposta alla mia.
Anche se sapevo che tutto questo non avrebbe funzionato cominciai a correre senza guardare indietro e tenendo stretto tra le braccia Cincinnati.
Dopo alcuni minuti di corsa iniziai a vedere una delle numerose zattere di salvataggio che avevamo piazzato sulla riva in caso di emergenza.
All'interno c'erano pistole e munizioni e cibo e acqua, l'essenziale per sopravvivere.
Per un millesimo di secondo la speranza di riuscirci si fece strada nella mia mente e così presi un gran respiro e corsi come non mai.
Stavo ancora correndo quando sentii una freccia trafiggermi la pelle, smisi di correre, le gambe mi stavano cedendo e i miei occhi facevano fatica a rimanere aperti.
Quando mi accasciai a terra per effetto de sedativo l'ultima cosa che vidi fu il faccino di Cincinnati e le sue urla prima di essere portato via da uno dei soldati e poi buio totale.

Mi risvegliai in uno stanzino totalmente buio, nuda.
La porta si aprì e con lei si accesse anche una minuscola lampadina.
Gli occhi bruciavano a contatto con la luce e non riuscì a mettere a fuoco la persona che entrò.
"Vargas vestiti" mi disse un tizio alto due metri e largo tanto indicandomi la tuta arancione
"Muoviti che ti stanno aspettando"
Mi alzai e presi quella dannata tuta arancione, ero totalmente nuda
"Neanche le mutandine mi avete dato porchi schifosi"
"Adesso non ti serviranno dopo ti daremo tutto il necessario e ora andiamo" disse ammanettandomi
Mi condusse verso una sala enorme e dalla piccola finestrella posta sulla porta d'ingresso riuscii a vedere altre tuta arancioni.
Appena entrai erano tutti seduti in riga, tutta la banda, con un giudice e una quantità enorme di poliziotti.
"Siediti" mi ordinò l'omone che mi aveva risvegliata.
Mi ritrovai seduta accanto a Silene, con lo sguardo cercavo Daniel e quando lo vidi rabbrividì.
Aveva la faccia martoriata e piena di punti di sutura, cercai di incrociare il suo sguardo ma teneva la testa bassa.
Ci chinarono ad uno ad uno ed elencarono tutte le nostre condanne e ci riportavano al nostro posto
"Ora è il turno di Sofia Vargas alias Alaska" disse un tizio seduto vicino al giudice
"Signorina Vargas lei è accusata di aver preso parte e contribuito a due delle rapine più grandi ed estenuanti della storia della Spagna e di tutti i reati annessi ad esse, è accusata di essere fuggita ed essersi nascosta alle forze dell'ordine, sempre due volte, è accusata di borseggio, rapina a mano armata e traffico di droga insieme al suo compagno Daniel Ramos alias Denver, la pena da scontare nel carcere di massima sicurezza è di 101 anni, non è possibile avere sconti sulla pena ne uscita anticipata per buona condotta e ne una cauzione"
Mentre il giudice mi condannava a morte dentro un carcere la mia mante pensava ad altro, non potrò più rivedere Daniel e non potrò veder crescere Cincinnati
"So che lei ha un figlio signorina Vargas" appena pronunciò quelle parole sgranai gli occhi
"Suo figlio verrà assegnato ad un orfanotrofio aspettando qualcuno disposto ad adottarlo dato che non ci risultano essere parenti ne dalla sua parte e ne dalla parte del signor Ramos, così è detto e così è deciso" disse le ultime parole sbattendo il martelletto e solo allora vidi la mia vita sgretolarsi.
Calde lacrime iniziarono a scendere sul mio volto mentre un poliziotto mi metteva le manette nelle caviglie. Così fecero con tutti e ci portarono fuori da quella stanza.
Formarono due file: donne e uomini, Daniel era affianco a me e poco prima che portarono via la fila degli uomini mi sussurrò ti amo.
Lo vidi andare via, trascinato dai poliziotti e messo su un furgone nero diritto in carcere e quella fu l'ultima volta che lo vidi.

Appena arrivate al carcere femminile di massima sicurezza di aspettavano fuori guardie armate e cani poliziotti, un bel benvenuto.
Ci portarono in una stanza e da lì si potevano intravedere le altre detenute che fissavano e sussurravano.
Ci fecero spogliare del tutto e appoggiare al muro per controllarci se avessimo portato qualcosa dentro il buco del culo o della vagina.
"Ecco a voi la vostra roba: spazzolino, dentifricio, tamponi, mutande, reggiseno, asciugamano e un rotolo di carta igienica" invece della tuta arancione qui ci diedero quella gialla, almeno un colore diverso.
Appena aprirono le porte della sala enorme che ospitava le celle, tutte le detenute iniziarono ad applaudire, fischiare e urlare.
"State zitte!" Urlarono le guardie ma le detenute non ascoltarono e continuarono ad applaudire, ci vedevano come delle dee.
Le guardie ci divisero in celle diverse, a me capitò la B101 che tu guarda un po' sono proprio gli anni che devo trascorrere in questo buco di merda.
C'erano 4 letti e un piccolo cesso, appena entrai mi presero la roba per sistemarla e mi fecero il letto
"Siete come delle celebrità qui dentro, abbiamo seguito dalla televisione le due rapine, siete stati pazzeschi" mi rispose una di loro alla mia faccia perplessa
"Com'è strutturata la giornata qui?" Chiesi
"Beh ci svegliamo con una sirena alle 8:00 in punto e facciamo colazione, poi c'è la doccia e le restante giornata ti assegnano lavori da fare e c'è un ora libera al giorno" disse un altra
"Attenta a non farti sbattere in isolamento sennò ti potrebbero aumentare la pena" mi disse la più anziana
"Un anno in più o meno non mi cambierà la vita dato che ci morirò dentro questo carcere" risposi
Uscì dalla cella e andai al piano di sotto dove incontrai sedute al tavolo Silene, Raquel e Agata
"Vedo che vi siete già ambientate" dissi unendomi al gruppetto
"Stavamo parlando del fatto che trascorreremo tutta la vita qui dentro e che non rivedremo mai più un cazzo" disse Silene ridendo
"Solo se ti fai una guardia" rispose Agata
"Almeno siamo insieme" disse Raquel
"Formeremo il gruppo più cool del carcere ne sono certa" dissi ridendo e tutte le altre mi seguirono a ruota.

E così siamo arrivati all'epilogo di questa avventura, mi abituerò al carcere ma non riuscirò mai ad abituarmi alla cruda realtà. Forse un giorno Cincinnati mi farà visita attraverso un vetro e vedrà la fine che si fa a prendere tutte le scelte sbagliate nella vita. In un certo senso sono sollevata che crescerà in una famiglia normale e tranquilla e quando mi farà visita gli racconterò di tutte le avventure fatte in passato.

                                                                       Con amore,
                                                                             Alaska🤍



Ehi!
Siamo arrivati all' epilogo di questa storia.
Grazie mille a tutti che l'hanno letta e grazie per le 30mila letture, non so come ringraziarvi.
Prima di scatenare il panico avevo in mente di fare una parte due, per descrivere la vita in carcere di Alaska e le altre, sicuramente sarà più molto più corta di questa storia.
Che ne pensate? Fatemelo sapere nei commenti!🤍
                 -GP

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