Episodio 28

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"L'ho detto" esclamò all'improvviso Mosca

"Al ragazzo, quello che ti ho fatto" continuò a parlare ma io non riuscivo a capire il perché me lo stesse dicendo

"Che ti ho abbandonata ad una rotonda"

"Riposati" dissi io cercando di non farlo parlare e di non sprecare energie, ormai erano passate 14 ore dalla sparatoria e poteva essere un segno di delirazione

"Il giorno dopo ho preso la macchina e sono andato lì, ho girato per ore e ore, mostrai anche una tua foto ma tu non eri lì e adesso che l'ho detto a nostro figlio lui mi odia"

"Non è vero tuo figlio non ti odia, ti adora" cercai di assecondarlo ma avevo già capito con chi stava parlando, con sua moglie

"Non sono stato un buon padre per lui"

"No, l'hai cresciuto benissimo, è forte e gentile proprio come te"

"Sai stiamo per avere anche un nipotino, la ragazza di nostro figlio è incinta, secondo me andreste d'accordo voi due" e lì mi iniziarono a scendere le lacrime, forse per gli ormoni ma ho pianto di più oggi che in tutta la mia vita

"Mi dispiace" disse infine

"Mi dispiace molto"

"Anche a me dispiace" e ormai ero un fiume di lacrime, Mosca allungò la mano per accarezzarmi la guancia e asciugare le lacrime

"Adesso riposati, devi conservare le energie" gli dissi accarezzandogli la mano.
Nel silenzio assoluto si riusciva a sentire il rumore dei picconi di Denver e Rio, stavano picconando ormai da ore e ore.
Helsinki liberò Arturo dalla bomba che si rivelò essere finta invece Nairobi ci dava dentro con la stampa  delle banconote, avevamo 984 milioni di euro, una cifra da capogiro.
Tokyo era affianco a me

"Va a chiamare Denver agli altri ci penso io" mi disse sussurrando

"Perché?" Chiesi confusa

"Sta per morire, il battito sta scendendo velocemente" iniziai a correre verso il tunnel, scesi di sotto e riferì a Rio di andare sopra, e già una lacrima stava per cadere sulla mia guancia

"Denver" e continuò a picconare

"Denver!"

"Che c'è?!" Rispose finalmente

"Devi salire di sopra"

"No io non ci salgo di sopra"

"È importante Denver"

"No! Ormai è quasi finito il tunnel" e riprese a picconare, cercai di fermargli il braccio ma le mie braccine non potevano competere contro le sue muscolose

"Ti prego Denver vai di sopra!"

"NON POSSO ALASKA" e mi guardò con gli occhi fuori dalle orbite

"Te ne pentirai per tutta la vita se non vai sopra adesso" dissi e in quel momento vide i miei occhi gonfi di pianto e si decise a salire

"Ti prego alzati" e alla mia ultima preghiera mi seguì

Erano tutti intorno a Mosca, aspettavano solo Denver

"Ehi papà" disse avvicinandosi

"Devi resistere poco, il tunnel è quasi pronto vero Rio? Stiamo scavando come pazzi" disse Denver girandosi verso Rio

"Tranquillo" rispose semplicemente Mosca

"Quella cosa che ti ho detto...che ti odiavo, non potrei mai pensare una cosa del genere" disse Denver

"Ti voglio bene" continuò Denver

"Ti voglio bene anch'io" rispose Mosca

"Alaska" mi chiamò

"Ti do 300 milioni se te lo tieni" disse con voce flebile

"È un teppistello e tu lo sai bene" disse ridendo

"E spero che diventi un padre migliore di me" e alla fine si presentò agli altri con il suo vero nome: Augustin Ramos.
Vidi dal monitor che il battito era quasi agli sgoccioli e Denver iniziò a cantare la loro canzone mentre l'anima di Mosca ci abbandonava.

Decidemmo di fare un piccolo funerale. Eravamo lì tutti in piedi davanti alla cassa.
Denver decise di iniziare a recitare il padre nostro prima di chiudere definitivamente la "bara".
Mi strinsi a Nairobi che in tutto quel casino era l'unica che mi capiva e l'unica a sapere tutto di me, una specie di migliore amica.

Alla fine Rio e Tokyo andarono a finire il tunnel, Berlino Nairobi e Helsinki attendevano nel caveau l'arrivo del Professore.
Eravamo rimasti solo io e Denver. Gli andai vicino e gli presi le mani, appoggiando la mia fronte con la sua

"Dobbiamo andare avanti, per Mosca" dissi cercando di consolarlo.
Lui in tutta risposta mise la sua mano sul mio ventre

"Non ancora realizzo che diventerò papà" disse Denver abbassandosi per baciare la mia pancia ancora sottile.
Si alzò e mi baciò, non eravamo mai stati così legati.
Il Professore interruppe il nostro bacio

"Devo ripassare più tardi?" Disse impaciatamente

"Nono" risposi io e corsi per andarlo ad abbracciare. Si avvicinò a Denver per fargli le condoglianze e se ne andò subito perché c'erano 984 milioni di euro da portare nell'hangar.

ALASKA || La Casa di CartaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora