Parte 18

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Arrivo a casa e inizio a preparare le poche cose che ho, Sana mi ha detto che per questi 3 mesi ha già pagato l'albergo dove sta a New York, quindi non ci serve molto, devo portarmi solo i vestiti, tutto il resto lo troverò comunque li. Praparo una valigia, non sono uno che ha bisogno di molte cose in effetti. Quindi dopo un'ora ho già finito, decido che un po' di esercizio non può sicuramente farmi male, esco a fare la mia solita corsa, forse l'unica cosa che mi mancherà di qui sarà la tranquillità del mattino, ma se posso svegliarmi accanto a lei ogni giorno tanto mi basta per rilassarmi.

Torno a casa che sono le 2 faccio un'oretta di esercizi e mi butto sotto la doccia.

Non ho più nulla da fare e mi siedo sul terrazzo per rilassarmi aspettando che torni Sana e così facendo rimango assopito.

Mi sveglia il citofono, vado a rispondere "Sono io!" la voce squillante di Sana mi fa capire che è andato tutto bene, mi sono preoccupato per niente.

Apro la porta d'ingresso e vado a chiudere la finestra che avevo lasciato aperta.

"Posso?" chiede Sana chiudendosi la porta alle spalle.

"Certo, allora che hai fatto di bello?" chiedo invitandola a entrare, ma lei non si muove da davanti alla porta.

"Aki tu mi ami?" chiede quasi timorosa.

"Certo che domande fai?" ok qui c'è sotto qualcosa, cosa mi sta nascondendo?

"Ok scusa, allora tu pensa solo a questo, che mi ami e non ti arrabbiaresti mai con me vero?"

"Sana cos'hai combinato?" è vero che con lei non potrei mai arrabbiarmi, ma adesso mi stà facendo venire un dubbio, dove vuole arrivare?

"Prometti!" dice lei guardandomi negli occhi.

"Cosa?" chiedo confuso.

"Che non ti arrabbierai!" ha la stessa faccia che avrebbe una bimba appena dopo aver combinato un guaio.

"Te lo prometto ma vuoi dirmi cos'è successo?" inisto.

Lei si gira e apre la porta, si affaccia nel corridoio "Entrate".

Mio padre e mia sorella appaiono sulla porta di casa, sembrano in imbarazzo e io più di loro.

"Sana!" la rimprovero, ma lei viene al mio fianco e mi prende la mano per farmi avvicinare a loro.

"Sono venuti a scusarsi con te! Aki scusa se mi sono intromessa, mi perdoni?" Dice lei stringendomi la mano.

La guardo cruciato "dovrai farti perdonare" dico mentre lei mi fa un sorriso e fa segno a mio padre di avvicinarsi.

Non sono sicuro di voler sapere cos'hanno da dirmi, ma ormai non posso tirarmi indietro, a prendere la parola è mio padre "Akito, mi dispiace, per tutto, potrai mai perdonarmi? So di essere stato un pessimo padre e che non ho il diritto di chiedertelo, ma oggi questa ragazza si è presentata alla nostra porta e ci ha fatto ragionare, non ho mai voluto allontanarti da noi, è stato il dolore a guidarmi e mi rendo perfettamente conto di aver sbagliato, ma tu sei mio figlio e io ti voglio bene e te ne ho sempre voluto. Ti prengo di perdonarmi e pian piano se tu vorrai ricominceremo insieme."

"Si devi scusare anche me" interviene mia sorella "sono stata la più orribile delle sorelle, ero piccola e non capivo, credevo fosse colpa tua se la mamma non c'era più, ma la verità è che avevo paura e ho sempre sfogato questa mia paura su di te! Come posso farmi perdonare?" ha il viso rigato dalle lacrime, io so che sono sinceri e dispiaciuti, ma ho passato tutta la vita cercando di evitarli e non sono sicuro di riuscire a cambiare adesso. Vero è che da tutta la vita credevo che nessuno mi avrebbe mai amato e poi è arrivata Sana, forse con lei al mio fianco posso finalmente, lasciarmi i rancori del passato alle spalle.

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