Capitolo 33

2.5K 66 8
                                    

Aprí gli occhi e mi ritrovai da sola nel letto, mi ero addormentata con i vestiti della sera prima ancora addosso, e l'odore che c'era nella macchina di Paulo si fece spazio nelle mie narice quando avvicinai la felpa al naso.
Sospirai e appoggiai i piedi a terra, andai in bagno e la mia faccia mi fece rabbrividire , sembrava che avessi passato la notte in bianco.
Lavai la faccia e raccolsi i capelli in un crocchia.
Le scale sembravano interminabili e l'odore della colazione non aiutava.
«Credi che Julia si riprenderà mai?»
«Cosa vuoi dire Soler»
«Non è la stessa, è quasi persa non la riconosco»
«Ha solo bisogno di ambientarsi di nuovo, non è facile tornare alla normalità dopo essere stati in coma, è già un miracolo che sia viva»
Origliai alla porta per un po' e poi decisi di mettere fino a quella pagliacciata.
«Io sto bene-dissi quasi urlando-solo perché voglio passare un po' di tempo con me stessa non vuol dire che stia male, avete delle aspettative troppo alte nei miei confronti, io sono sempre stata così, forse un po' più energica ma sono la stessa di sempre»
Almeno credo...
«Ma si, era tanto per parlare»disse mio padre posando la tazza.
Soler abbassò lo sguardo sulla ciotola e girò i cereali all'interno. Mi sedetti affianco a Daniel che aveva la testa appoggiata sul tavolo, probabilmente non era riuscito a dormire tanto.
Mia mamma mi posò avanti dei pancake e io li allontani prendendo solo il latte.
«Devi mangiare-disse riportandomi il piatto avanti-non ti riporterò in ospedale perché diventi anoressica!Quindi ora mangi e dopo ti vai a cambiare per fare riabilitazione»
Morsi l'interno della mia guancia e mangiai contro voglia quello che mi aveva posato dinanzi.
«Puoi prendermi un appuntamento con la parrucchiera?Voglio tagliare i capelli»chiesi a mia madre.
«Uh, anche io voglio andarci»disse Soler.
«Dopo io e tuo padre andiamo a fare un giro e vedo di prenotarvi l'appuntamento»
«Io voglio andarci da sola, lei può andare dalla parrucchiera quando torna a casa»
«Ma io li voglio fare con te»
«E non pensi che forse io no?»
Mio padre continuava a passare lo sguardo da me a lei, aspettando di separarci da un possibile litigio come i vecchi tempi.
Sbuffò e mangiò gli ultimi cereali rimasti «Julia, sei proprio una bambina delle volte. Solo perché ho detto che sembri persa, ora, vuoi tenermi il broncio? Fai pure, stai solo ammettendo che è così»
Mi alzai e presi la tazza per poi andare sopra.
Perché sarei dovuta essere persa? Alla fine volevo solo stare con me stessa per aggiustare il casino che avevo dentro. E più stavo in questa casa e più se ne creavano.

Forse era arrivata l'ora di trasferirmi.

Da quando Valentina non c'era più era sempre stata un po' troppo grande per me, anzi vuota. Avevo bisogno di un posto più piccolo dove vivere, forse un appartamento, piccolo ed economico, l'ideale per me.
Feci una doccia veloce e mi misi una tuta.
Inviai un messaggio a Federico «Sto cercando un appartamento nuovo, oggi ti va di andare all'ikea a vedere qualche arredo?»
Presi il computer e mi misi alla ricerca di esso.
Ne vidi tanti in un ora, ma mi ero innamorata per uno di quelli, era fuori il centro di Torino, aveva 5 stanze e una terrazza fuori dalla camera da letto, era semplice e l'affitto era basso, ma avrei continuato a cercarne dopo la riabilitazione.

Guardai il terapista dinanzi a me con sguardo di fuoco dopo gli esercizi, le gambe mi facevano male da morire e non le sentivo quasi.
«Mi fanno più male di prima, io dovevo uscire»quasi urlai
«Oh dai Julia, non essere esagerata e poi il problema era se non ti facevano male-disse mettendosi la giacca-vai a fare quello che devi fare, e ricordati più cammini e meglio è»
Prese la borsa in spalle e si rigirò «domani piscina, alle 10 non fare ritardo»
Annui e mi stesi sul prato.
Era un uomo sulla quarantina, era stato gentile ma mi aveva martirizzato le gambe.
L'area di fine aprile era più calda di sempre, e mi stavo beando quel momento. Il cielo era sereno e c'era solo qualche nuvola sparsa qua e là.
Sentì i passi di qualcuno sull'erba e alzai leggermente la testa.
«Com'è andata tesoro?»mi chiese mio padre stendendosi affianco a me.
«Bene, credo, mi fa male tutto»
«Il dolore fisico passa sempre, è quello mentale che resta»
Mi girai verso di lui e feci un cipiglio.
«Quando ti tagli con qualcosa, la ferita dopo un po' si cicatrizza, no? Ma si è mai cicatrizzata qualche cosa che ti ha ferito mentalmente, come una parola in un momento sbagliato o un semplice insulto?»
Ripensai alle parole infinite che mi erano state dette in tutti quegli anni che avevano sempre fatto male , e capì a cosa stava per giungere.
«Papà..no»
«Fammi finire Julia-disse sedendo-ti ho sempre lasciato prendere le decisioni che ritenevi giuste, ma stai sbagliando ora. È passato solo un giorno da quando sei uscita dall'ospedale e stai creando solo guai. Credi che io non sappia quello che sta succedendo? Baciare Federico avanti a Paulo, uscire tardi, essere quasi violentata, parlare male a tua sorella, cambiare casa..»
«Come fai a sapere tutto questo»
«Sono tuo padre, non ho bisogno che tu me lo dica. Ti prego Julia, pensaci bene, per tutto intendo.Io ti appoggerò sempre ma sarei più contento nel farlo per una cosa giusta»
Abbracciai mia padre, dopo non so quando e l'odore forte del suo dopobarba mi invase le narici.
«Andiamo, mamma sta cucinando il pranzo e hai tempo per farti una doccia veloce»
Annui ed entrai in casa, Soler era seduta sul divano affiancata da Chicago, a leggere un libro, uno dei miei, mi avvicinai a lei e mi sedetti.
«Mi spiace, per prima intendo, mi farebbe piacere se venissi a fare i capelli con me»
Mi sorrise e annui «va bene, vengo volentieri»
«Allora oggi quando esco, prendo io l'appuntamento»dissi per poi salire in camera mia.

Uscì di casa e vidi Federico intento a sistemare la giacca di jeans.
«Tranquillo va bene»dissi avvicinandomi.
Si girò e mi sorrise per poi aprirmi lo sportello della macchina.
«Oh, grazie»
«Perché vuoi cambiare casa?»disse salendo anche lui.
«Non so, è grande per una sola persona e poi ci sono troppi ricordi, e io voglio crearne di nuovi»
«Quindi lascerai il nostro bacio in quella casa?»
Stringo le labbra e mi giro verso di lui.
«Beh, si ma ne creeremo altri»
«Quando?»
«Lo stiamo già facendo»dissi per poi prendergli il viso e lasciargli un bacio a fior di labbra.
Sorrise su di esse e accarezzo i miei capelli mossi.«hai ragione»

Presi la borsa ai piedi del sedile e chiusi la portiera.
«Devi vedere qualcosa di specifico?»
«No, voglio dare un'occhiata in giro, e se qualcosa mi piace già da ora, la prendo»
Annuii e mise un braccio intorno la mia vita stringendomi a lui.
Era strano, non il gesto, ma avere dei contatti così intimi, per me, con lui. Ero abituata a dei semplici abbracci e baci sulle guance.
«Prendiamo il carrello quindi?»mi chiese una volta entrati.
«Si, ma lo porto io così mi appoggio»
Andavo sempre all'Ikea quando ero più piccola, la mia stanza, a Napoli, era totalmente dell'ikea. Con Valentina ci venivo quando sentivo la mancanza dei miei e genitori, era un posto che mi faceva sentire a casa per quanto insolito.
Cominciai a prendere un paio di piantine grasse finte, le avevo, ma poi Chicago le ha distrutte.
«Un giorno ci ritroveremo a fare anche noi questo, intendo per la nostra casa»
Appena disse quelle parole mi si creò un nodo allo stomaco e senti il bisogno di fermarmi per respirare.
Se c'era una cosa che mi faceva andare in panico, era quello di programmare il futuro.
La vita va vissuta giorno dopo giorno, e programmarla la rende solo monotona.
«Fede non credi di star correndo troppo?»
Mi guardò fisso e poi scosse la testa, si avvicinò a me e scostò i miei capelli sulle spalle.
«Mi piaci, mi sei sempre piaciuta e ora che ti ho farò di tutto per averti con me, sempre»
«Mi metti pressione così, non mi piace pensare al futuro»
«oh-disse guardandosi intorno- allora viviamo ora»
Mi attirò a se e mi baciò, mi appoggiai al carrello e rischiai di cadere, rise sulle mie labbra e poi si staccò.
Mi prese in braccio e mi posò nel carrello
«Ora possiamo andare»disse mentre ridevo.
-
Alloraaaaaa, lunedì ricomincio la scuola☹️ e non avrò tanto tempo per scrivere i capitoli, perciò ho deciso di scriverne uno bello succulento!
Spero vi piaccia!

Solo un pò del tuo cuore- Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora