ventisei

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Mentre i ragazzi erano impegnati ad assistere allo show e alla consegna dei premi, io e altri dello staff eravamo rinchiusi da diverso tempo nel camerino. Dopo essersi esibiti, erano stati scortati nuovamente nella stanza per dargli una rinfrescata e, dopo averli resi nuovamente presentabili, li avevano spediti di nuovo in mezzo alla mischia.

Noi, al contrario, eravamo stati letteralmente reclusi nel camerino: il manager ci aveva ordinato di non muoverci da lì, se non per seri motivi.

Io avevo provato a resistere, ma ero arrivata al punto in cui sarei potuta scoppiare da un momento all'altro. Inoltre, ero sicura che la necessità di svuotare la vescica fosse un motivo più che valido.

Mi avvicinai al manager con fare titubante: avevo comunque paura che mi negasse il permesso. Cosa avrei fatto, in quel caso? Speravo ci fosse almeno una bottiglietta di plastica vuota in giro... quella avrebbe sicuramente fatto a caso mio.

«Manager-nim!» richiamai la sua attenzione. «So che non dovremmo uscire, ma dovrei assolutamente andare in bagno a...»

Mi interruppe.

«Vai, vai! Non voglio sapere cosa hai intenzione di farci, là dentro!» alzò il tono, disgustato. Lo guardai ad occhi spalancati? Ma cosa aveva capito?

«No, non devo andare a fare la...»

«Chaeyoung-ssi!» tuonò per evitare di farmi concludere la frase, facendo sì che tutti i presenti nella stanza si voltassero verso di noi.

«D'accordo, vado, vado!» bofonchiai, tutta rossa in volto. Era sorprendente la mia bravura nel fare figure di merda!

Una volta in bagno, fatto ciò per cui ero venuta, impiegai più del tempo necessario per lavarmi le mani. Non ce la facevo più a stare chiusa in quel minuscolo stanzino con tutte quelle persone. Eravamo così tanti che alcuni erano costretti a stare seduti per terra. Tipo me e Seojun che, senza smentirsi, aveva passato tutto il suo tempo a raccontarmi storielle e barzellette esilaranti. Se non altro, grazie alla sua compagnia, non mi ero annoiata!

Quando uscii dal bagno, feci per ritornare scoraggiata verso la mia prigione, ma una mano mi afferrò saldamente per il polso e mi trascinò lungo un corridoio.

Cercai di allontanare il braccio dalla presa, ma fu completamente inutile. Ciò che mi spaventò di più, fu il fatto che non ero in grado di riconoscere l'uomo che mi aveva afferrata. Conoscevo poche persone in Corea e, bene o male, sapevo distinguerne la conformazione fisica e l'andamento. Quello che avevo davanti a me, mi era completamente sconosciuto.

Entrammo dentro quello che doveva essere il camerino di un qualcuno e, chiudendosi la porta alle spalle, finalmente rilasciò il mio polso, voltandosi per confrontarmi sorridente.

Io, dal mio canto, ero terrorizzata e incazzata. Perché cavolo mi aveva trascinata fin lì.

«Sin Chaeyoung-ssi, giusto?» fece lui, piegando la testa di lato. «Io sono Hong Seung-sung, il fondatore e l'attuale amministratore della Cube Entertainment, ne hai mai sentito parlare?»

Scossi la testa, turbata. Ancora dovevo capire cosa volesse da me quell'uomo che si stava spacciando per il CEO di chissà quale compagnia sforna-idol.

«Sicuramente ti starai chiedendo per quale motivo ti ho portata qui.» disse l'uomo ridacchiando tra sé. Osservandolo attentamente, notai una certa somiglianza con Bang Pd. Chissà, magari erano parenti: le sopracciglia erano folte per entrambi, senza contare che il naso a patata era lo stesso.

Pensandoci, però, il naso non era un buon metro di misura, dal momento in cui la stragrande maggioranza degli asiatici aveva il naso schiacciato.

✓ Seoul, Why Do You Sound Like Soul? {BTS - Jeon Jungkook} ✓Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora