ventitré

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Ero seduta su quella sedia da più di un quarto d'ora e di Bang Pd nemmeno l'ombra.

Mentirei, se dicessi che non stavo tremando da testa a piedi. Temevo quello che sarebbe potuto accadere.

Nella peggiore delle ipotesi, mi avrebbe licenziata. E, anche se ero conscia del fatto che ciò che era avvenuto non era così grave da condurre a ciò, l'ipotesi mi aveva sfiorata più di una volta.

Ero seduta nella stessa identica sedia quando mi aveva esposto le numerose regole che dovevo seguire.

Regola numero tre: limitare le interazioni con la band a un livello esclusivamente lavorativo.

La professionalità era uno dei requisiti base sul posto di lavoro, ma sono abbastanza sicura che io e Jungkook, nel bagno degli uomini, eravamo ben lontani dall'essere professionali.

Senza contare che la situazione poteva essere facilmente fraintendibile.

Prendendo in effettiva considerazione il peggiore dei casi, se mi avesse davvero licenziata, decisi che non sarei tornata a casa. Non potevo. Cosa avrebbero detto i miei? Mi avrebbero mangiata viva, dopo la fatica che avevo fatto per convincerli a farmi partire.

Non sapevo cosa avrei fatto, magari avrei vagato per un po'. Meglio essere nomade e senza soldi, piuttosto che dovermi scontrare con la furia di un "te lo avevo detto" di mia madre.

Improvvisamente, la porta si aprì, rivelando la figura esausta di Bang Pd. Senza dire nulla, attraversò la stanza e, giunto davanti alla sedia dall'altra parte della scrivania, di fronte a me, si lasciò sprofondare su di essa, sospirando gravemente.

Lo osservai attentamente, cercando di cogliere indizi da ogni suo più piccolo movimento in modo tale da capire cosa ne avrebbe fatto di me. Quell'attesa silenziosa era torturante e pareva gridarmi nelle orecchie: sei finita!

«Chaeyoung.» disse con tono grave, dopo essersi passato una mano sul volto.

«Sì, Pd-nim?» risposi prontamente, raddrizzando la schiena.

«Credo di essermi mostrato sempre ben disposto nei tuoi confronti, mi sbaglio? Ti ho lasciato tutte le libertà di cui potevi disporre, ho sempre apprezzato il tuo lavoro, ti ho anche elogiata con i tuoi colleghi.»

«Sì.» la voce mi tremò. Era davvero la fine?

«Forse è stata colpa mia.» continuò. «Magari ho sbagliato nel dirti che non tutte le regole vanno rispettate o, quantomeno, non vanno seguite alla lettera. Forse avrei dovuto precisare quali effettivamente vadano rispettate.»

Feci un profondo respiro. Sentivo gli occhi bruciare, temevo di scoppiare a piangere da un momento all'altro.

«È vero, ti ho dato io stesso il permesso, anzi, il consiglio di avvicinarti ai ragazzi della band per conoscerli meglio.» mi guardò con occhi truci. «Ma il fine doveva essere lavorativo.»

Sgranai gli occhi per l'orrore.

«Ma...» ero pronta a ribattere, ma mi bloccò con un movimento della mano.

«Hai visto qualcun altro sul posto di lavoro intraprendere relazioni di tipo personale?» domandò, inarcando un sopracciglio. «Te lo dico io: no. Tutti rispettano quella semplice regola. Perché tu no?»

«Credo ci sia un malinteso.» mi intromisi, agitando le mani davanti a me.

Avevo sperato profondamente che non avesse frainteso tutto.

«So quello che ho visto.» affermò, stendendo le labbra in una linea sottile.

Scossi la testa a scatti. No, no, no, no!

«Le assicuro che non è come sembra!» dissi con un tono che assomigliava più ad una supplica.

«E, sentiamo, cosa stava succedendo in bagno, con Jungkook?»

Aprii la bocca per rispondere ma la richiusi subito.

Già, cosa stava succedendo? La verità è che non lo sapevo nemmeno io. Era stato tutto così strano e improvviso!

«Non lo so.» ammisi e lui sbuffò sconsolato. «Non lo so, a Jungkook piace stuzzicarmi!»

«Quindi è colpa sua?» domandò, alzando un sopracciglio per nulla convinto. Brutta mossa dare la colpa a uno dei suoi artisti.

«No! Cioè, anche! Voglio dire...» mi bloccai e sospirai sconsolata.

«Cosa?»

«Dannazione!» gridai esasperata, facendolo sussultare. «Non lo so, Pd-nim! È Jungkook che si comporta in modo strano da quando ho iniziato ad aiutarlo per il suo brano da solista! Mi tratta sempre con arroganza e superficialità, nonostante io stia semplicemente cercando di lavorare in modo pacifico con tutti! Non si è mai rivolto a me in modo gentile, mi punzecchia dalla mattina alla sera! Non lo so perché ce l'abbia così tanto con me, ma le assicuro che in bagno non stava succedendo nulla di ché!»

«Non è il termine che utilizzerei per definire ciò che ho visto.» commentò lui, quasi come se non avesse sentito altro che quello.

«Glielo assicuro, Pd-nim, che l'ultima cosa che voglio è avere un rapporto di tipo personale con Jungkook. Siamo chiaramente incompatibili!»

«Mi sembra di capire che da parte tua ci sia particolare astio nei suoi confronti.» mormorò l'uomo, sorridendo. Sorridendo?

«Sì, lo ammetto.» sospirai, attorcigliando le mani tra loro. «Entrambi proviamo una profonda ostilità l'uno nei confronti dell'altra, ma giuro che non mi lascerò travolgere da questa cosa.»

«Be', è un peccato.» disse lui, alzando le spalle. «Credo che l'ostilità sia unilaterale, Chaeyoung.»

Gli rivolsi un'espressione interrogativa.

«Mi ha supplicato per venti minuti di non farti tornare a casa.»

✓ Seoul, Why Do You Sound Like Soul? {BTS - Jeon Jungkook} ✓Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora