quarantaquattro

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vi dirò, mi son quasi messa a piangere mentre finivo di scrivere questo capitolo.

vi dirò, mi son quasi messa a piangere mentre finivo di scrivere questo capitolo

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L'idea iniziale era quella di andare dritta a casa. Sapevo che fosse la scelta più giusta e razionale.

Peccato che i miei piedi non ne volessero sapere di andare d'accordo con la mia testa. Autonomamente, mi stavano trascinando proprio dove non mi sarei dovuta recare. Erano passati più di quaranta minuti, da quando mi aveva detto quelle poche parole. Conoscendolo, doveva essersene andato nel non vedermi arrivare immediatamente.

Offendendomi mentalmente nel peggiore dei modi, intravidi l'uscita che dava sul retro dell'edificio. Poggiai entrambi le mani sulla maniglia della porta antipanico e, con una bella spinta, si aprì, venendo investita dall'aria calda di fine maggio. Era sera tardi e lo spiazzo in cui ero sbucata era completamente vuoto e, soprattutto, buio. Mi voltai per chiudere la porta senza fare troppo rumore. Se il mio manager avesse visto ciò che stavo facendo, mi avrebbe licenziata su due piedi. Non solo ero letteralmente scappata dal controllo dello staff, ma lo avevo fatto per incontrarmi con un altro idol, ben più famoso di me.

Senza avere il tempo di voltarmi nuovamente, alla ricerca del suo volto, qualcuno mi afferrò per un polso e cominciò a trascinarmi verso un angolo ancora più buio. Fortunatamente, prima di prenderlo a calci, riconobbi la capigliatura scura e l'andamento deciso. La voglia di prenderlo a calci, comunque, non svanì completamente.

Senza preavviso, mi fece roteare su me stessa. Presa alla sprovvista dalla sua azione, non riuscii ad impedire che le sue braccia si allacciassero sopra le mie spalle, stringendomi forte a sé. L'impeto del suo abbraccio fu tale che fui costretta a fare qualche passo indietro, fino a che la mia schiena non entrò in collisione col muro dietro di me.

«Mi sei mancata davvero tanto, Chaeyoung.» sussurrò, accarezzandomi gentilmente i capelli. Sentii le mie braccia muoversi per andare a circondare il suo torace e, in quel momento, rilasciò un sospiro di sollievo.

Non mentirò. Anche a me era mancato. Erano stati rari i giorni in cui non avevo pensato minimamente a lui o, in generale, alla band. Anche se li avevo conosciuti solo per qualche mese, mi erano entrati sottopelle. In pochissimo, erano diventati parte della mia vita ed era stato veramente traumatico dovermene separare in modo così netto. Ogni giorno mi chiedevo come stessero; se fossero riusciti a completare le canzoni di cui mi avevano accennato; se mangiassero regolarmente; se si stessero prendendo momenti per loro, per riposare. Tutte le sere, mi addormentavo con tutte quelle domande che non avevano mai ricevuto risposte chiare e precise, solo supposizioni ambigue che io stessa avevo dovuto decifrare attraverso ogni loro nuova canzone. Era stato difficile.

Vederli, era stato come portare indietro il tempo. In un secondo, tutti i ricordi legati a quei sette ragazzi mi avevano investita, inondandomi la mente e scombussolando le mie emozioni.

«Raccontami qualcosa.» mormorò, allontanandosi da me giusto per potermi guardare in viso. La sua fronte era ad un centimetro dalla mia e le sue mani erano adagiate sulle mie guance. Mentre mi analizzava con gli occhi, i suoi pollici creavano dei piccoli cerchi sulle mie gote. «Cosa hai fatto per questi due anni?»

✓ Seoul, Why Do You Sound Like Soul? {BTS - Jeon Jungkook} ✓Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora