cinquantaquattro

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Mi alzai da letto con calma e, sorridendo, ripensai a ciò che mi aveva detto Bang Sihyuk, prima che lasciassi l'edificio della Big Hit.

"Qualsiasi cosa tu decida di fare, io – in quanto rappresentante della Big Hit Entertainment – sono disposto e, anzi, desideroso di sostenerti."

Quella semplice frase mi aveva dato la sicurezza di cui avevo bisogno: sapevo che, qualunque scelta facessi, avevo qualcuno pronto a sostenermi. La Big Hit era veramente diventata la mia ancora, la mia casa. Solo uno stupioa si sarebbe lasciata sfuggire quell'opportunità.

Dopo una doccia lunga e rilassante, tirai fuori il fon e asciugai i capelli rosa. Li osservai a lungo, cercando un qualche sentimento di nostalgia. Ciò che stavo per fare avrebbe segnato – metaforicamente parlando – la mia vita e volevo essere sicura che fosse la scelta giusta. Eppure, più li guardavo, e più non vedevo l'ora di uscire dall'appartamento per fare ciò che avevo programmato qualche giorno prima.

Tornai in camera mia e mi avvicinai all'armadio. Non ero mai stata il tipo di persona che si curasse troppo del proprio abbigliamento e, quando ero appena arrivata a Seoul, Jungkook non aveva mai perso l'occasione per farmelo notare. Una volta entrata alla Cube Entertainment, però, ciò era dovuto cambiare: ero stata costretta a rifarmi l'intero armadio, acquistando esclusivamente capi firmati e costosissimi. Fortunatamente, però, lo stile che avevano scelto per me, era quanto vi era di più simile a ciò che avrei indossato se soltanto avessi avuto voglia di impegnarmi nell'abbigliamento. Per questo, non la ritenevo una cosa prettamente negativa.

Quella mattina, però, decisi di mia spontanea volontà di osservare con meticolosa attenzione ogni mio vestito, in modo tale da poter scegliere la cosa giusta. Era una giornata importantissima per me, ogni minimo particolare doveva essere curato nel minimo dettaglio.

Quello sarebbe stato il giorno che avrebbe dato inizio alla mia nuova vita. Stava per iniziare la vera me, la vera Chaeyoung che solo pochi avevano avuto la possibilità di conoscere, prima che qualcuno decidesse di farla sparire. Ma io ero stanca. Era arrivato il momento di essere nuovamente me.

Dopo un lungo esame dei miei vestiti, tirai fuori un paio di jeans chiari e larghi, proprio come piacevano a me, pieni di strappi per tutta la lunghezza. Essendo ancora estate – e non volendo morire dal caldo – infilai una maglietta bianca che, tempo prima, avevo volutamente tagliato in modo tale che rivelasse il mio ombelico. Prima del mio debutto, non avrei mai osato indossare un capo del genere. Eppure, esibirmi su un palco mi aveva dato la sicurezza di cui necessitavo ed avevo imparato ad apprezzare il mio corpo come mai avevo fatto prima. La vera me era anche questo: un mix di vecchio e nuovo.

Non volendo lasciare le braccia completamente nude, indossai un giubbotto scuro e allacciai ai piedi un paio di scarponcini bianchi, in modo tale che richiamassero la maglietta.

Legai i capelli in un'alta coda di cavallo e infilai la mascherina. Raccolsi ciò di cui avevo bisogno e uscii dalla camera.

Controllando le notifiche del telefono, mi inoltrai nell'appartamento, dirigendomi verso il salotto, dove si trovava il portone.

«Chaeyoung-ah!» mi chiamò Yujin dalla cucina. Gonfiai le guance, trattenendomi dal sospirare pesantemente. Non è che avessi fretta, però volevo fare ciò che mi ero prefissata il prima possibile. Ciò nonostante, la raggiunsi in cucina.

«Unnie, buongiorno.» la salutai, abbozzando ad un sorriso.

«Come mai già in piedi? Solitamente, quando abbiamo la giornata libera dormi fino all'ora di pranzo!» mi scrutò con lo sguardo con fare curioso. «Non dirmi che ti hanno organizzato un finto appuntamento con Felix!»

✓ Seoul, Why Do You Sound Like Soul? {BTS - Jeon Jungkook} ✓Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora