quaranta

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Se qualcuno mi avesse detto che la mia vita avrebbe assunto una piega del genere, una volta arrivata a Seoul, non ci avrei mai creduto.

Aprii gli occhi immersa nella fresca aria del mattino. Ormai, sono abituata all'armonia di questa città. I giorni della mia infanzia mi appaiono così distanti. La mia vita, adesso, è fatta di palazzi altissimi e macchine. Ma questa è la mia casa: Seoul.

Perché la tua pronuncia è così simile a "soul"?

Che tipo di anima possiedi?

Cos'è che mi trattiene al tuo fianco in questo modo?

Non ho niente che mi ricordi di te e sono così stufa di te: la tua solita espressione grigio cenere è la stessa, ogni giorno.

Sono spaventata da me stessa, perché ormai sono diventata parte di te.

Se amore e odio sono la stessa parola, ti amo Seoul.

Se amore e odio sono la stessa parola, ti odio Seoul.

Bussai con poca enfasi alla porta dell'ufficio di Bang Pd. Non appena ero arrivata a lavoro, quel mattino, mi aveva fatta convocare nel suo ufficio, dichiarando che fosse una questione urgentissima. Una voce di corridoio voleva che stesse pensando di anticipare l'uscita dell'album a settembre per cui ipotizzai che quello fosse il motivo per cui mi aveva chiamata.

Spinsi la maniglia della porta una volta che mi fu dato il consenso di entrare e, tranquillamente, feci come richiesto, salvo poi bloccarmi nel notare che una delle due sedie di fronte alla sua scrivania era già occupata. Con esitazione, chiusi la porta alle mie spalle e Bang Pd mi fece segno di accomodarmi. Mantenendo il mio sguardo confuso sulle spalle della terza persona presente, mi avvicinai e, quando fui a meno di un metro di distanza, si voltò.

Mi paralizzai ad occhi spalancati.

Hong Seung-sung. Il proprietario della Cube Entertainment.

Che ci faceva lì?

«È un piacere rivederla, signorina Sin.» mi sorrise l'uomo, tornando poi a fissare Bang Pd su cui feci cadere il mio sguardo perplesso. Cosa stava succedendo.

«Siediti, per favore, Chaeyoung-ah.» mormorò Bang Pd. Perché il suo tono era così arrendevole? «Dobbiamo discutere di... alcune cose.»

Cominciavo ad avere un brutto presagio e un brivido mi accompagnò mentre mi sedevo.

«Dunque,» cominciò Bang Pd, sfogliando alcuni fascicoli stesi sulla scrivania, «ecco qua!»

Mi allungò una busta bianca, grande come un A4. Con un movimento della mano, mi incitò a controllarne il contenuto.

Tentennante, infilai la mano nella busca e pescai un plico di fogli. Li osservai, dubbiosa. Era un contratto, quello che avevo in mano? Che tipo di contratto.

«Credo ci sia altro!» mormorò sorridente l'uomo alla mia sinistra.

Aprii la busta nuovamente e vi diedi un'occhiata: aveva ragione. C'era dell'altro. Pescai l'ennesimo foglio solo per rendermi conto che non fosse ciò che credevo. Era una foto. Sgranai gli occhi. La rigirai tra le mani, incredula. Non era possibile! Alzai lo sguardo, spaventata, su Bang Pd, in cerca di una spiegazione.

Ma fu Hong Seung-song a parlare.

«Le dispiacerebbe descrivermi la foto, signorina Sin?» domandò cordialmente, girando il busto in modo tale da potermi osservare meglio.

Deglutii a fatica, tornando a fissare la foto. Non ci potevo credere. Perché ce l'avevano loro?

«Allora?» mi incitò senza smettere di sorridere.

✓ Seoul, Why Do You Sound Like Soul? {BTS - Jeon Jungkook} ✓Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora