cinquantuno

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doppio aggiornamento! andate a leggere il capitolo prima se non lo avete già fatto!

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Chaeyoung's pov.

Ancora scossa a causa di quell'incontro improvviso, velocizzai il mio passo verso l'ufficio che stavo cercando. Perché era qui? Era tardi, normalmente finivano di lavorare intorno alle sei di pomeriggio. Ma era quasi l'orario di cena.

Ero sicura che non mi avesse riconosciuta. Bardata com'ero, nemmeno mia sorella Maya sarebbe riuscita a capire che ci fossi io, sotto quegli innumerevoli stradi di tessuto.

Mi era apparso così stanco. Aveva il viso leggermente scavato e gli occhi spenti. Dovevano star provando assiduamente.

Una volta raggiunta la stanza tanto desiderata, mi fermai incerta davanti alla porta chiusa. Presi un bel respiro. Dovevo farlo. Per me, ma anche per lui. Per noi.

Bussai, trattenendo il fiato che rilasciai solo quando udii quella voce – in passato tanto familiare -bofonchiare un semplice "avanti".

Strinsi i pugni lungo i fianchi e dopo l'ennesimo momento di indecisione, mi convinsi ad aprire la porta.

In un primo momento, Bang Sihyuk rimase con lo sguardo rivolto verso il computer. Solo qualche attimo più tardi decise di degnarmi della sua attenzione, corrugando immediatamente le sopracciglia.

«Lei chi è?» domandò un po' preoccupato. «Chi l'ha fatta entrare?»

Ricordandomi che il mio viso fosse completamente coperto e, per questo, irriconoscibile, sospirai. Avvicinai una mano al viso e mi liberai della sciarpa intorno al collo. In seguito, tolsi gli occhiali scuri, rivelando i miei occhi a mandorla. Poi, togliendo il laccio che legava la mascherina dietro le orecchie, mi levai anche quel sottile strado di stoffa. Infine, abbassai il cappuccio della felpa e solo allora alzai nuovamente lo sguardo su Bang Sihyuk che aveva, nel mentre, spalancato gli occhi e socchiuso le labbra. Un flebile sorriso apparve sulle mie labbra, quando capii che mi avesse riconosciuta.

«Chaeyoung-ssi?» domandò in un sussurro incredulo. Quando annuii lentamente, l'uomo si lasciò sprofondare contro lo schienale della sua poltrona e tolse gli occhiali tondi dal viso.

Nel giro di pochi secondi, il suo viso assunse un'espressione confusa e, al tempo stesso, preoccupata.

«Cosa ci fai, qui?»

Sapeva benissimo quali erano stati gli accordi col signor Hong, quando avevo firmato il suo contratto. Lui era presente.

Mi era vietato anche solo avvicinarmi a quell'edificio, figuriamoci entrare al suo interno.

«Ci sono cose di cui volevo parlare con lei.» spiegai a bassa voce, mordicchiandomi nervosamente un labbro.

In un primo momento, esitò. Fece vagare lo sguardo per tutta la stanza, combattuto. Sapeva che non potevo stare lì, se il signor Hong lo avesse scoperto l'avrebbe fatta pagare prima di tutto a me e, successivamente, Jungkook. Di conseguenza, anche gli altri membri avrebbero subito la sua furia. E Bang Pd era particolarmente affezionato ai suoi ragazzi. Non avrebbe mai fatto nulla che potesse nuocer loro.

«Di cosa esattamente vorresti discutere?» indagò, rialzando finalmente lo sguardo su di me.

Quando i suoi occhi incontrarono i miei, rossi e inondati di lacrime, la sua espressione si addolcì drasticamente. Si morse l'interno del labbro e anche le sue pupille cominciarono a tremare. Aveva capito per quale motivo mi trovavo lì.

«Perché non ti accomodi?» domandò, deglutendo con un po' di fatica. «Abbiamo molto di cui parlare.»

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✓ Seoul, Why Do You Sound Like Soul? {BTS - Jeon Jungkook} ✓Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora